A scuola di storia, di vita e di buona politica dalle sorelle Bucci e da Liliana Segre

La storia delle sorelle Tatiana e Alessandra Bucci, deportate ad Auschwitz – Birkenau è diventata il primo film d’animazione europeo sulla Shoah. La stella di Andra e Tati, come s’intitola il cartoon tv da 30’ diretto da Rosalba Vitellaro e Alessandro Bello, coprodotto da Rai Ragazzi e dal Centro Larcadarte in collaborazione con il MIUR, è stato realizzato in occasione dell’80° anniversario della proclamazione delle leggi razziali in Italia,  per raccontare la Shoa ai bambini.

Tatiana e Alessandra (dette Tania e Andra, nella foto a lato da piccole) sono state deportate la sera del 28 marzo 1944, prelevate a Fiume insieme alla mamma Mia, la zia Gisella, il cuginetto Sergio e la nonna.  Per ironia della sorte la zia Gisella era appena arrivata da Napoli, dove non si sentiva più sicura.

Avevano 6 e 4 anni Tania e Andra, quando il 4 aprile del 44 arrivarono al campo di concentramento. Furono scambiate per gemelle e, quindi, soggetti interessanti per gli esperimenti del dottor Mengele.  Probabilmente questo le salvò la vita, perché come emerge dalle parole delle 2 sorelle, la maggior parte dei bambini e i vecchi che giungevano ad Auschwitz – Birkenau “non venivano neanche immatricolati, ma mandati immediatamente alle camere a gas”, come accaduto alla loro nonna.   Il cuginetto Sergio, invece,  allontanato dal campo con un inganno,  fu trasferito ad Amburgo,  vittima degli esperimenti scientifici tedeschi .
Innumerevoli furono i bambini deportati ad Auschwitz, pochissimi ne  fecero ritorno:  fra queste Tati e Andra che furono liberate dall’ingresso al campo dei sovietici, il 27 gennaio 1945.

Quand’è che l’Italia farà i conti con la sua storia?

Dei membri della famiglia deportati,  dunque, soltanto loro e la mamma si erano salvate, ma non insieme.  Si erano disperse. Tati e Andra, una volta libere, finirono in un orfanatrofio a Praga, poi in Polonia e, quindi,  in Inghilterra, dove i loro genitori avevano riparato e dove, nel dicembre del 1946, la mamma le riconobbe dai numeri tatuati sulle loro braccia. Le bambine stesse non ricordavano nulla. Come raccontano, appena liberate non rammentavano l’italiano né da dove provenissero “non riconoscevamo nessun volto”.

La stella di Andra e Tati è stato presentato nell’ambito del Festival Cartoons on the Bay nell’aprile 2018  e d’allora è proiettato nelle scuole italiane e le sorelle Bucci (nella foto a lato), spesso, sono presenti. Il valore della testimonianza dell’orrore del passato  ha dato a entrambe il coraggio di tornare ad Auschwitz. Dal 2005 accompagnano i giovani al campo, anche più volte l’anno e promettono che continueranno ad accompagnarli “finchè avremo le forze”.

“Raccontare oggi, soprattutto ai ragazzi, quello che è stato il nazifascismo, la Shoah, è importantissimo, anche per i tempi brutti che stanno tornando, per i rigurgiti nazifascisti che ci sono in tutta Europa e purtroppo anche in Italia. Tutto questo ci spaventa. Chissà perché ogni volta che ci sono momenti di crisi si torna all’estrema destra” dice Tati.  “Tutti hanno dimenticato – le fa eco Andra – è per questo che ricordare e raccontare è fondamentale”.  All’unisono le 2 sorelle Bucci rimproverano all’Italia di “non aver fatto i conti con il proprio passato. Il fascismo non è stato diverso dal nazismo”.

Dalle Bucci a Liliana Segre, nell’interesse del popolo italiano

L’Italia, per paradosso o ventura della storia,  proprio nell’ambito del governo del leghista Matteo Salvini, ministro dell’Interno, forse,  ha l’opportunità di fare i conti con la propria storia.

Anche Liliana Segre, insieme a Tati e Andra è  una dei pochi bambini italiani sopravvissuti all’orrore di Auschwitz. Nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel gennaio 2018,  il 5 giugno 2018, Liliana Segre, per la prima volta, ha preso la parola alla Camera. Nel suo  breve ma intenso discorso ha ripercorso, sinteticamente,  la sua vita straordinaria, compresa l’indimenticabile esperienza del campo. Dopo aver ringraziato Sergio Mattarella per “la scelta sorprendente di nominare senatrice a vita una vecchia signora, tra le poche che porta ancora sul braccio il numero di Auschwitz” ha rilevato la necessità di dare la parola a quelle migliaia di italiani appartenenti alla piccola minoranza ebraica “che vennero espulsi e umiliati dalle scuole, dalla pubblica amministrazione e dalla società”. Soprattutto ha continuato Liliana Segre “la parola”, idealmente, si dovrebbe dare “a quei tanti uccisi per la sola colpa di essere nati, che sono cenere nel vento”. Perché “salvarli dall’oblio” non significa solo “onorare il debito storico che l’Italia ha con loro” ma anche portare gli italiani di oggi “a respingere la tentazione dell’indifferenza a non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili”.

Il parallelismo tra il passato e il presente

Stabilisce subito un parallelismo tra i discriminati di ieri e quelli di oggi e, ci sembra esplicito il riferimento alla battaglia che Silvani vorrebbe intentare contro i campi nomadi;  Liliana Segre ricorda, infatti, le altre minoranze “annientate” nei campi di sterminio, i rom e i sinti “gente che suscitavano la nostra invidia di prigioniere,  perché nelle loro baracche le famiglie erano lasciate unite. Ma presto all’invidia seguì l’orrore – continua il ricordo di Liliana Segre – perché una notte furono portati tutti al gas e il giorno dopo in quelle baracche vuote regnava un silenzio spettrale”.

“Per questo mi rifiuto di pensare che oggi la nostra società democratica – ha proseguito la senatrice – possa essere sporcata da leggi speciali nei confronti delle popolazioni nomadi. Se così sarà, mi opporrò con tutte le energie che mi restano”.

Priva di esperienza politica Liliana Segre, per il suo incarico di senatrice  trarrà ispirazione della sua vita: “Ho conosciuto la condizione di clandestina e di richiedente asilo; ho conosciuto il carcere e il lavoro operario, essendo stata manodopera schiava minorile in una fabbrica satellite del campo di sterminio. Non avendo mai avuto appartenenze di partito svolgerò la mia attività di senatrice rispondendo solo alla mia coscienza. Guidata solo dalla fedeltà ai principi della Costituzione ” e all’interesse del popolo italiano,  ha concluso Liliana Segre, non votando la fiducia al Governo italiano Lega-Movimento5Stelle, che si è appena formato.

Prima i fatti poi la parole 

Parole precedute dai fatti:  nel maggio 2018, prima ancora che si formasse il Governo,  la neo-senatrice ha proposto l’istituzione di una commissione bicamerale contro le discriminazioni “per contrastare il vento del nazionalismo e della xenofobia”.

“Per raccogliere un invito del Consiglio d’Europa a tutti i Paesi membri – ha spiegato in quei giorni Liliana Segre –  il nostro Paese sarebbe il primo a produrre soluzioni e azioni efficaci per contrastare l’hate speech”.
Si tratta del  suo primo atto parlamentare: la deposizione di un disegno di legge per istituire una commissione parlamentare d’indirizzo e controllo sui fenomeni dell’intolleranza, razzismo e istigazione all’odio sociale. Fedele, dunque, all’esperienza personale di valenza universale, alla Costituzione e all’interesse del Popolo italiano,  giusto come ha detto nel suo primo discorso al Senato.

E forse come auspicano le sorelle Bucci, l’Italia, finalmente, riuscirà a fare i conti con il proprio passato, mentre Matteo Salvini (ci auguriamo) resterà a guardare come si fa.

 

 

Copertina: frame da ‘La stella di Andra e Tati’

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