Clima. Ma il prossimo inverno si potrà sciare (forse)

Fino al 1989 nelle Alpi si contavano più di 5mila ghiacciai. Nel presente, dopo poco più di 30 anni secondo gli studi del servizio climatico dell’Unione europea se ne contano la metà, mentre dal 1960 lo spessore del ghiaccio si è ridotto di 35 metri.

È noto che dalla seconda metà dell’Ottocento i ghiacciai vanno sciogliendosi. Quello che sorprende è la recente accelerazione del fenomeno che porta lo stesso servizio, in accordo con altri istituti di ricerca, a prevedere che entro il 2100 saranno quasi del tutto scomparsi; compreso il maestoso Aletsch, il più esteso delle Alpi e patrimonio dell’Unesco.

Si ridisegnano i confini degli Stati

Per gli esperti il destino della Alpi è segnato.  Un destino che comporterà grandi cambiamenti non solo i più ovvi di natura economica (che fine farà tutto il comparto del turismo sciistico?) o idrogeologico dell’Europa,  non soltanto delle Alpi (già ne risentono i grandi fiumi europei, il Rodano, il Reno, il Danubio e il Po le cui acque già diminuiscono sensibilmente d’estate e l’esistenza delle montagne stesse le cui rocce e pietre sono tenute insieme dal ghiaccio che agisce come collante)  ma ridisegnano i confini tra gli Stati.

A quota 3500metri e oltre la linea di demarcazione tracciata dai campi perennemente innevati e ghiacciai, negli ultimi decenni ha subito uno spostamento.

Per esempio tra l’Italia e la Svizzera. Riferisce swisstopo che “presso il Furggsattel sopra Zermatt: il confine è stato allineato con la ritirata del ghiacciaio dei Theoduli nel 2000. Da allora la stazione della seggiovia si trova sul territorio svizzero e non in Italia”.

Cosa accadrà tra Italia e Francia che ancora si disputano la cima del Monte Bianco.

Innevamento artificiali e teli termici

Per cercare di fermare il processo di scioglimento si cerca di proteggere il ghiaccio con la neve artificiale (un progetto in fase di realizzazione sul Morteratsch, nei Grigioni e che se utile potrebbe essere replicato sull’Himalaya e sulle Ande) e ancora sulle Alpi il ghiaccio si ricopre con teli termici bianchi che riflettono la luce solare e preservano la neve e il ghiaccio sottostanti. Quest’ultima però sembrerebbe essere una soluzione a livello locale ma non realizzabile su larga scala.

Guardare le Alpi, immaginando l’Antartide e la Groenlandia

Gli scienziati sono comunque scettici sull’utilità di questi soluzione di fronte ai profondi cambiamenti che avvengono all’interno dei ghiacciai; guardano alle Alpi immaginando quello che accadrà in Antartide e Groenlandia: niente si può fare se non si contengono le emissioni di gas serra, non si stancano di dichiarare mentre continuano a indagare per trovare soluzioni adeguate proprio studiando le carote estratte dai ghiacci, un tempo considerati e detti, forse ingenuamente, eterni.

Ma il prossimo inverno si potrà sciare. E tutti quanti stanno già aspettando

E sarà per quanto scritto fin qui, in aggiunta alle brutte notizie provocate dai fenomeni atmosferici estremi che si accavallano in quest’ ’estate troppo precoce,  troppo calda, troppo secca e troppo lunga, che la domanda ansiosa sorge spontanea:” Come sarà il prossimo inverno?”.

Siamo ancora in agosto ma troviamo la risposta.  Non ciarlatanerie ma le proiezioni stagionali del Centro Meteo Europeo e di quello statunitense (il NCEP per National Centers for Environmental Prediction ) che ci riferiscono “di una stagione invernale con copiose nevicate nella regione alpina e prealpina sino alle basse quote”. Proiezioni ottimistiche anche se ancora si tratta di stime climatiche della quali si attende conferma e già sappiamo che la questione rimarrà ma almeno avremo risolto il problema della siccità. E si potrà sciare.

Spes contra spem, diceva Paolo Di Tarso, la speranza contro la speranza. E l’ansia si placa. Domani è un altro giorno. Pardon, un’altra stagione.

 

Immagini: 1) Alpi svizzere, ghiacciaio Aletsch, il più esteso delle Alpi e patrimonio dell’Unesco – fotografia pubblicata da m.laregione.ch; 2) cambiamento dei confini per il ritiro dei ghiacciai tra l’Italia e la Svizzera – fotografia da swisstopo; 3) Monte Bianco 

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