Giovanni Descalzo. Parlatemi di lui
La poesia è un respiro. Lettere a Giovanni Descalzo
“Un uomo resterà immortale fino a quando il suo nome verrà ricordato su questa terra”. Niente è più vero di questa epigrafe da me letta sulla tomba di John Keats e riscritta ogni volta che descrivo persone importanti che non ci sono più.
Così in concomitanza con la presentazione del libro di Camillo Sbarbaro, La poesia è un respiro. Lettere a Giovanni Descalzo – avvenuta a Sestri Levante il 4 novembre 2023, promossa dall’Associazione culturale O Leudo” – sono tornata indietro nella memoria che mi ha indotto ea cercare una lettera ricevuta dal carissimo amico e grande giornalista Giuseppe Castelnovi, che aveva a sua volta letto un articolo di Beppe Tanelli sul giornale Lo Scoglio, e me lo ha inviato.
In quelle righe c’era proprio descritta la figura del poeta Giovanni Descalzo (1902 -1951) che navigando su di un leudo, dopo aver visto il Monte Capanna era sceso all’attracco del porto e si era messo a gironzolare tra i vigneti e le case, spilluzzicando qualche acino d’uva.
Sembra vederlo il “nostro” Giovannino che a vent’anni, orfano di padre, spendeva la sua vita, in aiuto alle tre sorelle e la madre, lavorando duramente, non solo con i carichi di vino da trasportare sui leudi, ma anche a zappare la terra e molto altro.
Tanelli – professore all’università di Firenze, ordinario di geo – risorse minerarie, già presidente del parco nazionale dell’arcipelago toscano e collaboratore nella salvaguardia dell’Elba da frane e alluvioni specie nella zona di Pomonte e Cavo con applicazioni petrografiche per l’ambiente – descrive quel camminare del Descalzo nei sentieri dell’isola e ne fa un ritratto bellissimo che ancor oggi i sestresi e non dovrebbero conoscere.
Tanti lavori e lo studio come evasione
La pubblicazione, fatta nell’aprile 2017, racconta di quel giovane marinaio e della sua vita, quando a 16 anni prese il diploma di ‘sesta’e divenne, alla morte della madre, capofamiglia.
Lavorò nell’ufficio postale, nella tipografia, nel cinematografo come operatore, in una cartoleria, entrò nella Tubifera e, poi, nei servizi comunali.
Forse al lume di candela prese a scrivere e ciò lo conferma nel suo diario: “Lo studio era l’unico svago e l’unica cosa che mi salvava dall’abbrutimento”.
Le prime pubblicazioni
Nel 1927 riesce a stampare Uligine il libro che lo ritrae contadino qual era da ragazzo.
Nasce poi il suo diario Sottocoperta, dove i viaggi per mare altro non sono che “quella dura vita, consolata dall’incanto taciturno dei compagni e della gente di mare” come scrive Adriano Grande nella prefazione del libro.
Lo scrittore operaio e il giornalista famoso
Tanto scrisse Descalzo, da poeta, da scrittore di storie e da giornalista, arrivando a contendere, fino all’ultimo ballottaggio, il premio Bagutta al grande Indro Montanelli con il suo libro Tutti i giorni nel 1951-
Nel 2002, nel centenario della sua nascita, illustri storici e letterati, ritrovatisi nel suo paese natale, dissero: “L’incredibile sfida tra il giornalista famoso e lo scrittore operaio ha messo in risalto quella forza di volontà e del suo lavoro, perché ha saputo capovolgere, facendola diventare una grande storia edificante per un vero uomo”.
I vinacceri liguri a Pomonte
Nel leggere poi il racconto di Descalzo, I vinacceri liguri a Pomonte, rivedi i remi di bordo, la prua, senti la brezza del mare, il buio della notte che solo grazie a qualche lume ti fa evitare la scogliera prossima all’attracco.
Ti sembra di vedere i somarelli che carichi di otri di vino si avventurano sulla spiaggia, senti il vociare in dialetto toscano, alternato da urli e bestemmie, mentre le tinozze si svuotano e le botti si riempiono. Sembra quasi un gioco; e poi c’era una specie di scambio di “gallette”, che per molti erano una delizia, e forse il tutto era paragonabile ad un furto perché quei giovani mariuoli erano davvero imprevedibili.
Parlatemi di lui
Leggere fino alla fine questa storia è un po’ come vedersi seduti sulla sabbia davanti all’hotel Grande Albergo ed immaginare che quel diario “Sottocoperta” sia stato scritto da Descalzo guardando le onde che si infrangono ancor oggi sugli scogli di Pietracalante.
È tutto, ma poco allo stesso tempo, quindi dico a coloro che sono in grado ancora di farlo e che lo hanno conosciuto: “ Parlatemi di Lui:”
Immagine: Sestri Levante, l’hotel Grande Albergo, fine Ottocento – primi anni del Novecento