Luci e ombre dell’alternanza scuola lavoro

Educare partendo dagli interessi specifici dell’individuo è il principio guida di tutte le metodologie educative fondate sulla valorizzazione del sé (Gloria Steinem)

Una macchina si rimette in moto se messa in mano a buoni meccanici! Questa l’impressione generale che è emersa durante la tavola rotonda Mentorskills. Luci e ombre di una crescita educativa, svoltasi il 19 giugno 2018 presso il Business center iWorkinRome all’interno del Palazzo Albertoni Spinola. La prima di un ciclo di sessioni che si ripeteranno nell’arco del prossimo anno scolastico.

Si tratta di simposi volti a raccogliere testimonianze sull’alternanza al fine di diffondere le buone prassi e individuare le “cattive” pratiche, analizzandone le criticità in un’ottica propositiva ed evolutiva. Gli incontri sono strutturati per dar voce direttamente ai docenti, ai tutor e a tutti i professionisti della filiera educativa per uno scambio sia teorico e pratico.

Il filo conduttore di questo primo incontro, la nuova metodologia proposta dal saggio Mentorskills, una teor-etica del lavoro di Amanda Coccetti e Maria Diaco, prefazione di Paolo Serreri, docente del Laboratorio di Bilancio di Competenze (Scienze della Formazione, Università Roma Tre).

Un programma che ha l’ambizione di dotare i giovani studenti e studentesse di strumenti di analisi e autoanalisi, utili per una valutazione delle proprie competenze, di quelle in essere e di quelle in fieri.

Relatori della prima parte: il Prof. Paolo Serreri, le due autrici del saggio; Giancarlo Cevoli dell’Associazione Adifor, e Daniela Cotzia della società di formazione Know K.S.r.l.

Relatori della seconda parte: Danilo Bughetti e Antonio Madaffari, docenti dell’Istituto Von Neumann e del  Benedetto da Norcia, che hanno presentato progetti e proposte legislative. Due testimoni attivi dell’alternanza e delle sue molteplici possibilità.

Hanno partecipato all’evento, docenti della scuola secondaria di II grado (tecnici, licei e professionali) formatori per adulti, educatori.

Fin dalle prime battute si è cercato di alimentare il confronto tra i relatori “ufficiali” e non ufficiali e alla fine il dibattito si è svolto in modo molto naturale, dando voce ad una platea più che attiva e partecipe. Segmenti vivi, appassionati; tutti animati da un inguaribile senso etico che in questa occasione hanno provato a fare comunità, mettendo a confronto buone pratiche ed inevitabili criticità dell’alternanza, una sfida. Una community del sapere, del saper fare, del sapere essere e del voler essere.

In generale, è emersa quella operosità che spesso resta silente, inevitabilmente isolata. Durante il pomeriggio  si parlato di progetti di alternanza molto interessanti che hanno dimostrato lo sforzo da parte degli insegnanti di accogliere l’alternanza come una ri-motivazione formativo-professionale sia per i docenti che per i giovani. In certo qual modo si è palesata un irrefrenabile voglia di riformulare il sistema scuola, al di là delle innumerevoli polemiche correlate alla tanto discussa riforma.

Andare oltre la critica fine a sé stessa per superare realmente le problematiche che emergono quando l’istruzione si incontra in modo teorico e pratico con il mondo del lavoro. Eppure e agli occhi di molti, l’alternanza può inquinare la conoscenza, togliendole la primordiale purezza. Le novità possono spaventare o almeno destabilizzare, ma la tensione dialettica ha alimentato un dibattito vivo e propositivo.

Molti dei docenti presenti hanno ribadito che se l’alternanza viene ben gestita può rappresentare una risorsa, un’opportunità tanto per gli studenti quanto per i docenti. L’alternanza, figlia legittima dell’orientamento, al di là dell’esperienza di lavoro vera e propria offre un’occasione di conoscenza; aiuta a comprendere il mondo del lavoro (e non solo) e a capire se stessi.

L’adolescente ha sempre più bisogno di essere ascoltato e di ascoltarsi affinché possa fin dai banchi di scuola iniziare a scegliere, progettando il proprio futuro. Perché la flessibilità richiede continui esercizi decisionali: essere in grado di mettersi e rimettersi in gioco.

Si dà voce inoltre un altro tassello sostanziale del “sistema scuola”, la formazione degli insegnanti. Daniela Cotzia, senior manager afferma: “Sono passata dalla ricerca alla formazione nella quale credo fermamente. Le persone fermano il loro lavoro e carriere per inezie così che i risultati poi non corrispondono alle competenze e al talento della persona”. La formazione continua non permette solo un aggiornamento ma crea una agorà di confronto tra i docenti, rompendo così il muro di solitudine che spesso accompagna l’azione e il sentire del discente.

All’interno della suggestiva sala di Palazzo Albertoni Spinola, protetti dalla frescura rinascimentale si ha l’impressione di essere stati catapultati in un ristretto gruppo di accoliti; ma in realtà non è così. Un’apparente minoranza di persone con un vigoroso senso educativo e formativo, costituisce forse una maggioranza silenziosa: in ogni campo, da quello lavorativo a quello sociale e civico.

Questa “apparente” minoranza ha un manifesto bisogno: conoscersi, incontrarsi, confrontarsi e magari progettare, di fare, anche in formato ridotto, massa critica capace di esercitare una benefica influenza sul sistema. Mentre rimanendo da soli, per quanto bravi, non riusciranno (non riescono) ad andare oltre alle pur bellissime realtà che progettano nell’ambito del proprio segmento di azione. E le realtà svaniscono quando gli ‘autori’ cambiano strada.

La solitudine, tema che sembra essere stato particolarmente accolto dai maturandi e maturande del 2018 per la prima prova, li accomuna a molti loro docenti. Le solitudini si dissolvono nell’incontro e il confronto. Ci rivediamo a settembre!

 

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