Catalogna e Scozia chiedono giustizia storica per le loro streghe
La Catalogna rivendica il riconoscimento istituzionale della memoria delle donne condannate per stregoneria nel XVII secolo e si aspetta l’approvazione della riparazione storica da parte del proprio Parlamento.
Il testo presentato all’istituzione chiede di riconoscere alle donne accusate di stregoneria di essere state vittime di una “persecuzione misogina” e di conferirle dignità, promuovendo “studi accademici con una prospettiva di genere sulla caccia alle streghe e le sue cause” e, ancora, invita i comuni catalani a inserire i nomi di queste vittime dell’Inquisizione e della giustizia secolare, nel loro dizionario geografico.
Secondo gli storici è proprio in Catalogna, più che nel resto della Spagna, dove dal XV al XVII secolo si consumò la più grande e violenta persecuzione, che portò oltre 400 persone, la stragrande maggioranza delle quali erano donne, a essere accusate di stregoneria e messe a morte per impiccagione, più che portate al rogo, perché condannate con processi sommari soprattutto dai tribunali secolari. E le esecuzioni, riporta Giacinto Anton su El País, avvenivano nella piazza pubblica affinché fossero ben visibili e servissero da monito.
La proposta parlamentare fa parte dalla campagna No eran brujas, eran mujeres (Non erano streghe, erano donne), lanciata dalla rivista storica Sapiens coproduttrice con TV3 del documentario Bruixes la gran mentida (Streghe, la grande menzogna) trasmesso in questi giorni dalla televisione spagnola. Così come il ciclo di conferenze in corso – aggiunge Pau Castell, storico dell’Università di Barcellona – oltre a una mappa interattiva che oltre a introdurre alla caccia alle streghe in Catalogna di quei tempi bui, riporta “i risultati delle indagini che abbiamo svolto negli ultimi 10 anni”.
In Scozia
La Catalogna segue l’esempio della Scozia che dal 2020 per iniziativa dell’avvocata Claire Mitchell, la campagna Witches of Scotland (Streghe di Scozia) chiede Parlamento il riconoscimento della giustizia storica, le scuse formali per le accusate e giustiziate per stregoneria dal 1567 al 1736 e un monumento nazionale per ricordarle.
Il discorso al femminile è d’obbligo posto che per l’avvocata l’84% delle persone accusate di stregoneria, torturate e uccise, erano donne. La campagna si basa sui dati storici del Survey of Scottish Witchcraft, sulla base dei quali si stima che furono 3837 le persone accusate di stregoneria, soprattutto durante il regno di Giacomo VI (1566- 1625), che si considerava un esperto, come dimostra il suo Daemonologie, dissertazione filosofica sulla negromanzia.
Dalla bolla pontificia al Nuovo Mondo
La stregoneria e ogni atto che si riferisse alla magia vennero condannati da Papa Innocenzo VIII con la bolla Summis desiderantes affectibus, promulgata il 5 dicembre 1484.
Il documento, scritto su sollecitazioni dei religiosi H. Kramer e J. Sprengerscritto, riconosceva l’esistenza delle streghe e autorizzava i tribunali dell’Inquisizione a prendere le misure necessarie per contrastare il fenomeno nella regione della Valle del Reno (Germania).
Ma la bolla fu estesa e adottata anche dai luterani, puritani e anglicani e le pratiche di contrasto trasferite anche ai giudici laici e come tali esportate anche nel Nuovo Mondo. Famoso il processo alle streghe di Salem che si svolse dal 1692 nel villaggio omonimo nel Massachusetts, l’ultimo del genere celebrato nelle colonie britanniche del Nordamerica, che condannò all’impiccagione 19 persone, tra 200 accusate di stregoneria.