Da Maria Stuarda a Carlo III, un’improvvisa spy story. Le 57 lettere ritrovate e decifrate

Gli archivi storici riservano sempre grandi sorprese, come le 57 lettere scritte tra il 1578 e il 1584 da Maria Stuarda, cattolica regina di Scozia, che scrisse quando era prigioniera della cugina, la protestante Elisabetta I regina d’Inghilterra. Soltanto recentemente sono state rinvenute nella Bibliothèque nationale de France (Biblioteca nazionale di Francia) e decifrate da un team internazionale di crittografi.

La scoperta si deve al progetto DECRYPT che ha permesso a ricercatori di setacciare documenti storici crittografati. Tra questi il francese George Lasry, il fisico giapponese Satoshi Tomokiyo e l’insegnate di musica Norbert Biermann, autori della scoperta e dello svelamento dei testi stuardiani, come illustrano nell’articolo pubblicato dalla piattaforma della casa editrice internazionale Taylor & Francis Group.

La scoperta e la decifrazione

Gli archivi conservano numerose raccolte di lettere in codice, molte attribuite a personaggi e periodi storici ben specifici, pratica resa possibile, scrivono gli autori, dalla completezza del catalogo e, spesso, dalla versione in chiaro che accompagna il testo cifrato.

Ma esistono ancora raccolte di testi cifrati e per renderli accessibili alla ricerca storica devono essere individuati, decifrati, analizzati, digitalizzati e trascritti,  come ha reso possibile il progetto DECRYPT e il sito web Cryptiana.

La cinquantina e più di documenti completamente cifrati in cui si sono imbattuti i nostri nella Biblioteca francese, sono state individuati e decifrati combinando tecniche di decodifica computerizzata e manuale, analisi testuale e contestuale manuale. Procedimenti che hanno fatto recuperare la chiave di cifratura di tutti i testi. I quali “con nostra grande sorpresa – scrivono gli autori – sono risultati essere lettere di Mary Stuart (Maria Stuarda)” scritte dal 1578 al 1584 e indirizzate principalmente a Michel de Castelnau, seigneur de La Mauvissière, l’ambasciatore francese a Londra tra il 1575 e il 1585”.

Successivamente i ricercatori hanno trovato negli archivi britannici copie in chiaro di 7 delle lettere decifrate, datate 1583 al 1584, apparentemente “trapelate a Francis Walsingham segretario e spymaster (a capo dei servizi segreti, potremmo tradurre grossolanamente) della regina Elisabetta I, da una talpa nell’Ambasciata di Castelnau”.

Altro elemento di sorpresa e che potrebbe aver contribuito a mantenere le lettere nascoste finora è stata la loro classificazione come originarie dell’Italia e risalenti alla prima metà del XVI secolo. E qui ci sembra interessante aprire una parentesi contestuale che chiama in scena (o meglio: colpo di scena!) un grande nome della filosofia italiana.

L’ambasciatore e Maria Stuarda

Michel de Castelnau (1517 – 1592), come diplomatico francese al servizio di 6 re di Francia fu presente negli avvenimenti che coinvolsero in quel tempo Francia, Inghilterra e Scozia e che egli stesso riportò nel libro Mémoires, pubblicato postumo nel 1621 è considerato un resoconto attendibile degli inizia delle guerre di religione.

Ambasciatore a Londra del re Enrico III, Michele de Casstelnau, ospitò Giordano Bruno (1548 – 1600) -filosofo domenicano in fuga dalla Chiesa che lo considerava eretico per la sua speculazione filosofica – eleggendolo a sua confessore ed elemosiniere.

Nel 1583 Giordano Bruno, proveniente da Parigi, potrebbe aver partecipato a una missione segreta, che vedeva al centro la contesa al trono d’Inghilterra tra Maria Stuarda ed Elisabetta I (la prima cattolica, la seconda protestante, figlia di quell’ Enrico VIII fondatore della Chiesa anglicana, e per questo considerata dai fedeli alla Chiesa romana regina illegittima), rivalità esacerbata dai conflitti religiosi.

Fu proprio in Scozia che Maria, elettavi regina per diritto successorio nel 1543 (ma giuntavi dopo la morte del marito, Francesco I di Francia nel 1561, accompagnata dal nostro ambasciatore), il primo cruento scontro con i protestanti che la costrinse alla fuga verso l’Inghilterra.

Pensava di essere accolta e protetta dalla cugina, regina Elisabetta I, che invece la tenne prigioniera* per quasi 20 anni, essendo diventata per le case regnanti europee cattoliche il simbolo contro il protestantesimo.  Ci si servì del suo nome per i molti complotti orditi contro Elisabetta che fu costretta a condannarla a morte. L’esecuzione avvenne l’8 febbraio 1587. Ma sarà il figlio Giacomo ad ereditare sia il trono di Scozia sia quello di Inghilterra unendo i 2 domini, diventando il primo re britannico, avo per linea di successione di Carlo III, attuale re del Regno Unito.

Il filosofo, simbolo del libero pensiero

Nel mezzo di queste macchinazioni e intrighi si trovò Giordano Bruno, presso l’ambasciata di Francia a Londra, con il nome in codice di Henry Fagot. L’attività di spionaggio del pensatore italiano è descritta nella biografia del 2009 Giordano Bruno. Filosofo eretico della storica nordamericana Ingrid D. Roland, sapientemente riassunta in un articolo de La Stampa dello stesso anno.

Certo è che tempo dopo, tornato in Italia, dopo aver a lungo viaggiato per le corti europee, Bruno esprimerà con schiettezza proprio agli inquisitori di Venezia il suo apprezzamento per la regina Elisabetta, che aveva conosciuto nel periodo londinese al seguito dell’ambasciatore.

Era il 1592. Verrà accusato di eresia per il suo ampio pensiero, eretico per la Chiesa. Durante gli anni della prigionia prima a Venezia poi a Roma si difese ma, nonostante le torture alle quali fu sottoposto non rinnegò mai i principi fondamentali della sua speculazione.

Respinse l’invito ad abiurare del 1599. L’ultima accusa nei suoi confronti venne da una denuncia anonima che lo accusava di fama di ateo in Inghilterra e che il suo componimento Spaccio della bestia trionfante era contro lo stesso papa Clemente VIII.

L’8 febbraio 1600 in quanto eretico fu condannato al rogo, che si consumò il successivo 17 febbraio, nella piazza romana di Campo dei Fiori. Oggi nello stesso punto una statua dedicata al filosofo è l’  imperituro simbolo della libertà di pensiero.

 

 

*Nota – La maggior parte della prigionia Maria Stuarda la trascorse sotto la custodia del conte di Shrewsbury, vivendo nelle proprietà del nobile a Tutbury Castle, Sheffield Castle, Sheffield Manor, Wingfield Manor e Chatsworth House. La situazione le permise di mantenne una fitta corrispondenza con Castelnau, con James Beaton, arcivescovo di Glasgow. suo ambasciatore a Parigi.

 

Immagine: ‘Maria Stuarda al patibolo’, opera dell’artista italiano Francesco Hayez (1791- 1882)

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