Il vaccino contro il coronavirus cinese
Secondo Rino Rappuoli, microbiologo e uno dei maggiori esperti internazionali di vaccini, posto che la sequenza genetica è già nota, è possibile “teoricamente” che il vaccino contro il nuovo virus 2019-nCoV – che tanto allarme sta suscitando in Cina e nel resto del mondo – possa essere pronto entro pochi giorni.
Il fatto che la sequenza genetica del virus “sia stata pubblicata sul sito della GeneBank e che sia liberamente accessibile a tutti i gruppi di ricerca del mondo – spiega Rappuoli all’Ansa – significa che abbiamo l’informazione genetica alla base di questo virus” il che equivale per tutti i ricercatori ad averlo “già laboratorio”.
L’importanza della sequenza genetica per la diagnosi e il possibile vaccino
Avere la sequenza genetica del virus ha fatto comprendere che il nuovo virus fa parte della famiglia dei coronavirus, gli stessi che hanno causato la SEARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) e la MERS (Middle East Respiratory Syndrome) manifestatesi rispettivamente nel 2002 e nel 2015, causando complessivamente oltre 1600 decessi e oltre 10mila contagi: la prima partì dalla Cina e si diffuse in circa 30 Paesi, la MERS invece venne identificata per la prima volta in Arabia Saudita.
Grazie a queste precedenti esperienze oggi si ha il vantaggio, di conoscere già degli strumenti specifici per la diagnosi e che “aiutano a tenere il virus sotto controllo: a sorvegliare, spiega Rappuoli se il virus “si espande nel mondo” e, al tempo stesso, di verificare “se contro il virus siano efficaci i farmaci già esistenti” o se è necessario “lavorare su farmaci antivirali specifici”.
Tornando all’elaborazione del vaccino, fra le tecniche a disposizione per ottenerlo rapidamente, l’esperto cita quella utilizzata per combattere il virus responsabile dell’Ebola che consiste “nel prendere un vettore virale e inserire al suo interno un gene sintetico del virus che si vuole combattere”.
Ma anche se la tecnica “è rapidissima”, la tecnologia non basta, avverte Rappuoli concludendo, perché “bisogna considerare le autorizzazioni nazionali e internazionali e la lunghezza dei tempi è imprevedibile.
Il nuovo virus
Il nuovo agente infettivo fa parte della famiglia dei coronavirus (così definiti per la forma a corona che presentano al microscopio) e provoca una sindrome respiratoria che può degenerare in polmonite e insufficienza renale. Considerato meno letale rispetto ai precedenti SEARS e MEARS i sintomi iniziali sono, febbre e difficoltà respiratoria.
I coronavirus causano infezioni alle vie aeree superiori di diverso livello di gravità: dal raffreddore, alla comune influenza fino ad arrivare alle malattie respiratorie esiziali. Frequenti fra gli animali (molti mammiferi – alcuni domestici come polli e tacchini – ma anche pipistrelli e rettili) può succedere che siano veicolati all’uomo.
A oggi ancora non si conosce animale serbatoio, ossia l’animale vettore del passaggio del virus all’uomo. Per i ricercatori delle Università di Pechino e Guangxi, il virus 2019-nCoV sarebbe stato trasferito agli uomini dai rettili. Nel loro studio pubblicato sull’Journal of Medical Virology (prime firme Wei Ji, Wei Wang, Xiaofang Zhao, Junjie Zai, e Xingguang Li), il virus partendo dai pipistrelli si sarebbe ricombinato con quello dei rettili e da questi ultimi trasferito all’uomo. Lo studio è stato condotto sui campioni di virus di diverse specie e provenienti da diversi siti cinesi. Prima ipotesi della traiettoria del virus, la ricerca cinese non è stata accettata dall’intera comunità scientifica.
Il virus 2019-nCoV è apparso nella Cina centrale alla fine del 2019, quando sono stati segnalati i primi casi di malattia sull’uomo. In un primo momento si è pensato che il focolaio fosse stato individuato nel mercato ittico (così definito ma vende ogni genere di animali, anche vivi) della popolosa città di Wuhan, circa 11 milioni di abitanti e oggi ha oltrepassato il confine cinese e ci sono casi sospetti anche fuori dall’Asia. Ma la reazione della Cina è stata rapida e rigorosa. Dopo aver chiuso il mercato (1° gennaio), ha messo in isolamento Wuhan e la sua provincia. Ma con il passare del tempo è venuta meno la sicurezza che il primo focolaio sia stato nel mercato ittico.
Epidemia o pandemia?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dopo aver riunito il comitato, il 23 gennaio 2020 ha dichiarato che, per il momento l’epidemia cinese è un’emergenza locale e non globale. Ma il 27 gennaio l’OMS ha elevato il livello di rischio da medio a elevato e il 3o ha dichiarato lo stato di emergenza globale. L’11 marzo è stata dichiarata la pandemia.
Il contagio globale può avvenire attraverso i viaggiatori e gli occhi sono puntati sui grandi spostamenti a livello globale in corso per il Capodanno lunare cinese (25 gennaio). Le persone affette dal virus delle zone non interessate, a oggi, sono tutte tornate dalla Cina. Ma il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) sostiene che le probabilità che il virus arrivi in Europa sono scarse.
Le precauzioni da adottare per ridurre i rischi sono semplici: lavare spesso le mani (con saponi o soluzioni con alcol), cuocere bene sia la carne sia le verdure, queste ultime se mangiate crude vanno lavate con molta attenzione e, inoltre, suggeriscono gli esperti, per ridurre il rischio del contagio, starnutire proteggendosi sia la bocca e il naso con gomito, gettare subito i fazzoletti dopo l’uso e usare le mascherine. Il Ministero della Salute raccomanda di rimandare, quanto possibile, il viaggio nelle regioni interessate dal virus.
Fotografia in alto: Rino Rappuoli, microbiologo e uno dei maggiori esperti internazionali di vaccini