L’Ecuador e la valigia itinerante
Dalle cineprese ai compagni, si può tradurre così il progetto cinematografico De cámaras a camaradas (sacrificando, ahinoi, l’efficace gioco di parole del titolo originale), promosso dall’Unione Europea (UE), dall’Agenzia per i rifugiati (UNHCR) e dalla Fondazione Aldhea, per supportare i diritti di circa 70mila migranti in Ecuador.
De cámaras a camaradas si svolge a Cotocollao, quartiere a nord di Quito, capitale dell’Ecuador, e vede impegnati insieme giovani ecuadoriani, giovani migranti e le famiglie affidatarie. Iniziato nel dicembre 2019 con una serie di seminari cinematografici comunitari, i partecipanti hanno realizzato – con la tecnica stop-motion* – il cortometraggio La valigia itinerante: una riflessione sia sulle condizioni di vita e sui sentimenti che si provano ad essere “un forzato della migrazione”, sia sulla ricchezza della diversità – e quindi sullo scambio fruttuoso – interculturale. A seguito dell’emergenza sanitaria per il coronavirus, il progetto è stato ampliato con l’iniziativa Reporterxs Comunitarixs, che vede i partecipanti pubblicare ogni 15 giorni cortometraggi incentrati sulle loro condizioni di vita alle prese con la pandemia.
Sono 20 anni che l’Ecuador – piccolo Paese di 17 milioni di abitanti – deve affrontare un flusso quasi ininterrotto di rifugiati e migranti. Nel 2018 arrivò a dichiarare lo stato di emergenza nazionale per l’afflusso di migranti provenienti dal Venezuela afflitta da una gravissima crisi economica: nell’agosto si arrivò a contare un afflusso di oltre 4 mila persone al giorno. I venezuelani (oggi si stima siano circa 400mila) si sono aggiunti ai tanti colombiani che dal 2000 e fino al 2013 (oggi il flusso è diminuito) arrivano in fuga dalla guerra civile nel loro Paese.
Secondo l’UNHCR dal 1980 ad aprile 2020, l’Ecuador ha concesso lo stato di rifugiato a 69.524 stranieri bisognosi di protezione il 95% dei quali è di nazionalità colombiana e ha registrato 41.652 domande d’asilo.
Ecco la necessità di sostenere progetti di protezione per i rifugiati e migranti, ma l’Unione Europea era già attiva ancor prima di De cámaras a camaradas, con il sostegno all’iniziativa delle Nazioni Unite Città inclusive, comunità di solidarietà, che mira a promuovere la coesistenza pacifica tra rifugiati e popolazioni ospitanti e con il progetto Defensoría del Pueblo de Ecuador per sviluppare un sistema di allarme e risposta rapidi (sigla SART) al confine settentrionale con la Colombia. Questo ultimo programma – ha precisato Josep Borrell, alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea – oltre a “prevenire le violazioni dei diritti umani, proteggendo rifugiati, migranti e comunità frontaliere locali” consente la veloce registrazione e l’elaborazione delle informazioni sulle conseguenze dell’emergenza sanitaria in generale riguardo le persone in mobilità e che si sta rivelando per l’UE un efficace strumento per contrastare la pandemia e comprendere meglio il fenomeno migratorio in Ecuador e nel resto del mondo.
Immagini: Ecuador, progetto di cinema comunitario De cámaras a camaradas
*stop-motion: tecnica di animazione che usa, in alternativa al disegno eseguito a mano, oggetti inanimati mossi progressivamente, spostati e fotografati a ogni cambio di posizione. La proiezione in sequenza delle immagini dà l’illusione di movimento: esattamente come accade nel cinema con gli esseri umani (fonte: Focus)