Michael Moore invade l’Europa. Yes we can
L’Unione Europa è con il fiato sospeso in attesa dei risultati del referendum in cui la Gran Bretagna deciderà se rimanere o meno all’interno dell’unione. Si teme un effetto “palla di neve” per i paesi membri euroscettici, ai margini di un’uscita latente. Ed è proprio in questo periodo di precarietà comunitaria che ci piace evidenziare il riconoscimento oltreoceano delle “qualità europee”: Where to invade next.
“2 gennaio 2015, un messaggio segreto del Pentagono viene intercettato: ” Tutte le invasioni future saranno condotte da un solo uomo” . Un solo uomo? Un superman dotato di poteri ancora sconosciuti, si potrebbe supporre, se non fosse che stiamo davanti ad uno schermo cinematografico, per assistere all’ultima fatica del premio Oscar statunitense Michael Moore, il famoso documentarista di Bowling a Columbine – che le valse la prestigiosa statuetta nel 2003 -, e di Fahrenheit 9/11, premiato al Festival di Cannes con la Palma d’Oro nel 2004.
E, infatti, Michael Moore ci rassicura subito. “Non ci saranno vittime Nessun trauma. Nessun prigioniero” , continuiamo a leggere in sovraimpressione, mentre scorre l’immagine bonaria e intelligentemente ironica e autoironica di Moore con la bandiera a stelle e strisce sulle spalle, che si accinge, solitario, alla grande avventura: invadere l’Europa, scoprire il meglio che offre ogni paese a livello sociale ed economico, “conquistarlo” e portarlo negli Usa.
Con il documentario “Where to invade next, Michael Moore si prefigge di parlare dell’America del Nord, di esprimere la sua denuncia e critica severa, al di là dell’apparente leggerezza della narrazione iniziale, al sistema nord americano “senza girare un solo fotogramma” nel e del suo paese, ma visitando e cercando di conoscere a fondo i paesi del mondo, che sono stati invasi in passato dagli stessi Usa e, “rubare in ognuno la loro grande idea, senza prendere neppure un goccio di petrolio” ma le loro conquiste di civiltà, che a detta di Moore, gli States hanno perso perché sopraffatti dell’idea egemone del profitto e del capitalismo portato all’eccesso.
Alla conquista delle grandi idee
Michael Moore l’invasore, si reca in Francia, Finlandia, Germania, Islanda, Italia, Norvegia, Portogallo, Slovenia e Tunisia. Fedele al suo ruolo di conquistatore, ovunque arriva pianta la bandiera Usa e si dedica alla ricerca, all’analisi e alla comparazione tra ciò che apprende, intervistando sia la gente comune che le autorità politiche locali, e il suo paese.
In Francia è colpito dalla qualità del cibo servito nelle mense scolastiche e, sconsolatamente, non può fare a meno di confrontarla con l’abituale piatto nordamericano formato da patatine fritte, ketchup e hamburger, cibi di cui i bambini – non solo nord americani e non solo bambini – vanno ghiotti, ma che non favoriscono una crescita sana.
In Finlandia, per approfondire il sistema scolastico del luogo, famoso per riuscire a rendere i suoi allievi tra i più istruiti al mondo, Moore intervista il Ministro dell’Istruzione e della Scienza (mandato terminato nel maggio 2015), Krista Kiuru, che gli illustra un ordinamento ugualitario che comprende gli alunni dai 7 ai 15 di età, privo di selezioni, per poi accedere alle secondarie superiori di tre anni.
Rimanendo in ambito formativo, apprezza molto la gratuità anche per i residenti stranieri delle università slovene. L’opposto di quel che accade negli Usa, luogo dove la buona istruzione costa e molto.
Non ha dubbi di cosa portare negli Usa dall’Islanda, l’ampio spazio riservato alle donne, anche in ambito professionale, visto che “non è un caso, che durante la crisi economica l’unica banca che non è fallita sia stata quella gestita dalle donne”. E per questo fa un salto extra europeo in Tunisia, per la conquista dei diritti da parte delle donne tunisine.
Saccheggiare e assembrare per rendere le cose possibili
Michael Moore “saccheggia” alla Norvegia il sistema rieducativo e non punitivo carcerario e al Portogallo il sistema di decriminalizzazione del possesso e del consumo di qualsiasi tipo di droga.
E all’Italia? Non ha dubbi, il welfare lavorativo: ferie di 28 giorni più festivi e maternità retribuiti, si esalta nell’apprendere che esiste la tredicesima mensilità. Il nostro visita un’azienda di abbigliamento, l’eccellenza nostrana Ducati, dove i vertici gli esprimono la convinzione che il benessere dei lavoratori aumenta la produttività. Concetto che gli viene confermato in Germania alla Faber Castell, presso la quale gli operai lavorano 36 ore settimanali per un compenso corrispettivo a 40 ore.
Ed è in Germania che termina la “campagna di conquiste” di Michael Moore, lungo i resti del Muro di Berlino. Il suo ricordo va al 9 novembre 1989, quando quel muro che si credeva eterno, cadde e ed egli pensò: ”Ma allora tutto è possibile”.
Michael Moore espone gli aspetti e le leggi che maggiormente l’hanno colpito e che ammira, senza contraddittorio. Come dimostra il caso dell’Italia, della quale parla di una realtà, quella del lavoro, che esiste ma che sappiamo essere non è più per tutti, come è stato fino a pochi anni fa. Diritti, quindi tutt’altro che acquisiti e con un futuro incerto. Ma non ci sembrerebbe giusto tacciarlo di superficialità o faziosità. Michael Moore illustra situazioni reali e vere. Quello che ritiene giusto che sia e che dovrebbe essere, se non altro nella parte del mondo ancora benestante, con
sistemi di democrazie avanzate e interconnesso.
L’idea di “saccheggiare” le idee e le pratiche migliori di ogni paese, oltre a mettere al riparo in tempo utile il patrimonio che ci resta delle nostre conquiste civili, dovrebbe essere la strada da seguire non solo dagli Stati Uniti ma anche da noi europei, per ri-metterci nella rotta di un presente e futuro migliore.
Una strategia socio-politica che, pur con le diversità locali, potrebbe apportare benefici e vantaggi a livello individuale e collettivo.
“Where to invade next”, distribuito da Nexo Digital e Good Films è stato proiettato nelle sale cinematografiche italiane dal 9 al 11 maggio 2016. Attualmente è visibile in streaming su Internet.