Gigi Riva. I miti non muoiono mai

“Nonna mi racconti chi era Gigi Riva” E’ la domanda che da ieri mio nipote Alessandro mi ripete più volte. Vorrei dirgli tante cose, ricordare le mie emozioni di oltre 50 anni fa, ripercorrere la felicità provata nel ’68 quando l’Italia vinse il suo primo titolo di campione d’Europa, l’irrefrenabile entusiasmo provato nel ’70 dopo la favolosa vittoria per 4 a 3 in Messico contro la Germania, insomma quella notte insonne che rimarrà per sempre nel cuore.

Ma oggi mi è proprio difficile farlo. Provo solo dolore, mi dico: “Non è vero” ed anche se le recenti notizie sulla sua salute non erano confortanti, sembrava impossibile che ‘rombo di tuono’ ci potesse lasciare.

I miti e gli eroi non muoiono mai, è una frase fatta, ma è e resterà l’unica vera verità.

Dunque chi era Gigi Riva. Un grande giocatore, un atleta dal fisico possente, strutturato come un dio greco, dai lineamenti decisi ma con un fondo di tristezza che spariva nell’attimo in cui il pallone entrava in rete ad una tale velocità che nessun portiere poteva fermare. Immaginatevi che nel momento di calciare la sfera le sue braccia si aprivano e riuscivano a regolarne l’equilibrio in perfetta sintonia con le sue gambe.

La vita gli aveva riservato colpi durissimi forse più forti di quelli che gli riservavano gli avversari, la morte del padre a soli 9 anni, la solitudine provata in quel collegio ove fu mandato, quella timidezza innata che scompariva solo in campo quando rincorreva un pallone. Certamente allora non avrebbe mai immaginato che alla soglia dei vent’anni anche la madre lo avrebbe lasciato e lui avrebbe abbandonato il continente per sbarcare in Sardegna ove fin da subito capì che quello sarebbe stato il suo approdo più dolce e come una canna al vento respirò quell’aria che non abbandonò più.

Con il suo apporto il Cagliari divenne una squadra fortissima, era un trascinatore e con i suoi compagni formò un gruppo di amici che oggi increduli ne ricordano le gesta e la composta fiducia in loro riposta. Il suo mentore  Scopigno diceva infatti che prima di essere il suo allenatore bisogna essere un amico e gli permetteva di fumare una sigaretta al termine dell’allenamento. Come poi non ricordare il grande Gianni Brera che lo adorava e lo elevò nell’olimpo con il titolo di “Re Brenno” e lo definì “Rombo di tuono” e  quando nel ’76 subì l’infortunio che poi chiuse la sua carriera scrisse di Gigi Riva: “ Ho udito i lamenti di Garcia Lorca per l’amico Ignacio” il che sta a dimostrare quanto stimasse quel grande calciatore.

Per i compagni era “Hud il selvaggio” e la reincarnazione di Amsicora proprio come è chiamato lo stadio di Cagliari. Lo scudetto vinto nel ’69-’70 ed il suo anno magico in Nazionale non fu sufficiente a farlo diventare campione del mondo ma i suoi colleghi ed avversari tale titolo glielo hanno sempre riservato. L’Inter e la Juventus  avrebbero fatto carte false per acquistarlo, ma lui non lasciò mai i colori rossoblù e questo vale quale insegnamento per i giovani d’oggi: il denaro non è tutto, la vita è bella se riesci a goderla a tuo modo e ne sei felice.

Era schivo, molto riservato, le sue interviste rilasciate non sono molto prolisse ma assai concrete nei giudizi e, poi, i molti anni trascorsi in seno alla Nazionale sottolineano come lui proteggesse i ragazzi azzurri da molti attacchi della stampa.

Pochi sanno che conservava tutti i dischi di De André  perché lo riteneva uno come lui, un esule nell’isola dei sogni.

Caro Alessandro  ti racconto quel che è successo proprio nell’anno dello scudetto del Cagliari. Io ero sui gradoni dello stadio Sivori a Sestri Levante, si giocava la gara Sestri-Gaviese, nel secondo tempo involontariamente un giocatore della squadra locale correndo a ritroso urtò l’arbitro che cadde a terra.

Il signor Cristofori si rialzò ma ritenne chiusa la gara e rientrò negli spogliatoi. Scoppiò il putiferio sugli spalti, si temeva l’invasione del campo, ma in quei muniti di grande tensione la radiolina trasmise la notizia che Gigi Riva aveva segnato ed il Cagliari stava vincendo.

La rabbia dei tifosi sbollì immediatamente, i sorrisi sostituirono le urla di rabbia e la calma ritornò.

Ecco chi era Gigi Riva, aveva il potere di ridare serenità tutto intorno a lui.

Puoi ricordarlo così Alessandro, un mito che deve restare per sempre e che ad imitarlo non ci vuole molto, basta sapere che il comportarsi bene paga sempre.

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Una risposta

  1. Maria Buttò ha detto:

    Bellissimo articolo
    La Sanguineti nei suoi articoli riesce, come al solito, a descrivere ogni cosa come fosse un quadro da guardare.
    In poche righe ha descritto Gigi Riva in tutta la sua umanità con pennellate che arrivano al cuore.

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