Incontro ravvicinato con Luca Peis. A 100 anni dalla scoperta del sarcofago di Tutankhamon
Che cosa rimane nei ricordi di una giovane che per la prima volta, nel lontano 1973, da sola, compie un viaggio oltre Manica e si trova catapultata a Londra, ricca di entusiasmo ma povera di vocaboli inglesi, con quella infarinatura di suoni gutturali, molto simili tra loro ma dai significati diversissimi tra loro?
Certamente è stata un’avventura al buio, ma dato che il coraggio non le è mai mancato, eccola là davanti a palazzi reali, ad abbazie classiche, a strade macchiate dai bus rossi, ed pure invogliata ad entrare negli enormi magazzini “Harrods”. Con in mano un blocchetto di biglietti, entra ed esce da metro e bus, viaggia sul Tamigi e memorizza ogni cosa.
Aveva letto Dickens e così trovarsi a visitare la casa di questo scrittore era stata una tappa obbligata, così come andare a Greenwich, oppure a visitare Westminster e gioco forza porsi la domanda: “Perché non andare al British Museum?” e rispondersi: “Perché no?” Così, eccola in fila, in silenzio, e passo dopo passo gestire quell’attesa sperando che il buio scenda il più tardi possibile.
All’improvviso, un vociare dialettale che lei ben conosce, rompe il silenzio, sono tre ragazzi napoletani che offrono panini, bibite e aranci alle persone in fila. Gli italiani sono ovunque e ritrovarli a Londra non è una sorpresa. Finalmente dopo 2 ore di attesa, la giovane entra nel Museo. Nell’aria vi è un odore di incenso e di cera bruciata, la luce è fioca e l’invito a non parlare è perentorio. Si apre una seconda porta, non si vede nulla, poi come in un lampo appare il sarcofago di Tutankhamon. Lei non riesce a trattenere un urlo per la sensazione di paura che prova come se il fantasma del re egizio si sollevasse improvvisamente. Non ci si può fermare, la gente la spinge in avanti, e così, stanza dopo stanza l’Egitto le viene incontro e l’ansia di uscire si spegne piano piano.
Oggi a distanza di 50 anni le si è presentata una seconda occasione per conoscere meglio la storia di Tutankhamon e non vuole perderla.
Luca Peis racconta Carter. Vite all’ombra di Tutankhamon
Chi meglio di un egittologo quale lo scrittore Luca Peis può introdurla pertanto in questa storia tragica e misteriosa accompagnarla nella lettura del suo libro Una vita all’ombra di Tutankhamon, pubblicato dai tipi di grafot? Un faraone bambino, salito al trono a 8 anni, appartenente alla XVIII dinastia, nel periodo detto Nuovo Regno e che grazie alla sua morte ha fatto sì che molti si aprissero alla scoperta della storia dell’antico Egitto e ne fossero contagiati, e che pur in un differente contesto questa figura interrogativa ha facilitato l’approccio con la storia e, nel sottolinearne la personalità ci ha portato ad avere verso essa una certa empatia mettendo anche a nudo la nostra ignoranza.
Si è trattato di un percorso narrativo, per conoscere e mettere in comunicazione un periodo lontanissimo grazie al quale l’immagine del giovane faraone è emersa in tutta la sua forza.
Le pagine di questo libro raccontano con moltissimi particolari, la storia di Howard Carter lo scopritore della tomba di Tutankhamon e che proprio in questo anno cade l’anniversario: 100 anni.
Da sempre, ottenere finanziamenti per progetti di tale portata non è facile, ma l’archeologo inglese rivolgendosi ad amici facoltosi ottenne il denaro sufficiente per continuare, per anni, nella sua ricerca.
Il conte Carnavon, sollecitato da Gaston Maspero, lo autorizzò a proseguire nelle ricerche anche se poi i rapporti tra loro si raffreddarono, fino a quando nel 1922 arrivò la notizia della scoperta di una tomba con un corredo funerario completo del quale fu fatto una catalogazione generale.
Alla presenza dell’amico e finanziatore Carnovon il 16 febbraio del 1923 venne aperto il sarcofago in oro massiccio di 110 kg. che rivelò la mummia intatta del faraone, il cui viso era coperto da una maschera riproducente le sembianze del defunto.
La sorpresa per Howard Carter fu immensa e, al vedere il volto d’oro del fanciullo, urlò di meraviglia. Gli oggetti rinvenuti furono più di 2000, ma questa scoperta non gli procurò grandi privilegi, e morì, quale collezionista, nel 1939 a soli 64 anni.
Se il mio urlo si nascondeva dietro un’apparente paura, quello di Carter era l’eco di una gioia senza paragoni, e Tutankhamon continua a portare con sé tutte le emozioni che ogni visitatore prova nel vedere il suo sarcofago.
Immagini: in copertina l’archeologo Howard Carter, accanto alla sua scoperta: la tomba di Tutankhamon, mentre nella pagina la copertina del libro ‘ Una vita all’ombra di Tutankhamon’ dove l’autore, l’egittologo Luca Peis, ne ripercorre le gesta