Santa Maria Maggiore. Da Arnolfo di Cambio a Papa Francesco

È bello il primo dell’anno passeggiare per Roma, con la temperatura solitamente mite, l’atmosfera caotica sorprendentemente placata e, con sempre qualcosa da scoprire.

Entrando nella conosciuta Basilica di Santa Maria Maggiore, infatti, ci ha sorpreso vedere, nella navata sinistra, un nuovo allestimento del duecentesco presepe di Arnolfo di Cambio,  visibile fino al 2 febbraio 2024 ,per poi tornare alla sua collocazione tradizionale, nella cappella di Sisto V sul lato destro della basilica.

L’opera di Arnolfo di Cambio del 1291 è da molti considerata la prima rappresentazione plastica del presepe, realizzata appena 70 anni dopo quello vivente, ideato a Greccio da San Francesco d’Assisi nel 1223.

Nel secolo XIII erano già innumerevoli le raffigurazioni della Natività con l’omaggio dei Magi, ma le circostanze per le quali nacque il gruppo scultoreo in questione, con i rimandi a San Francesco, ne fanno, potremmo dire un primus inter pares, uno dei simboli della storia del francescanesimo e della stessa cristianità.

Lo scultore e urbanista toscano Arnolfo di Cambio, realizzò quest’opera – elogiata dal Vasari nel secolo XVI – durante il pontificato di Niccolò IV (1288 – 1292), primo francescano eletto pontefice.

Il presepe fu subito collocato presso il preesistente Oratorio della Natività, cappella edificata nel VII secolo nella navata destra della Basilica di Santa Maria Maggiore, per volontà di papa Teodoro I (642 – 649) che accolse le reliquie (le assi di lego della mangiatoia dove era stato deposto il Bambinello alla nascita) provenienti da Betlemme.

In quell’occasione la Basilica, fu detta Santa Maria in Praesepium, diventando, citando l’acistampa.com, la “seconda Betlemme”, come la chiamavano i pellegrini cristiani che giungevano a Roma, da ogni parte d’Europa, per visitare le Basiliche, soprattutto dopo l’istituzione del Giubileo per parte di papa Bonifacio VIII nel 1300.

Le reliquie della mangiatoia furono costudite nel Oratorio fino al 1586, quando il terzo papa francescano, Sisto V (1585 – 1590), commissionò all’architetto Domenico Fontana  l’edificazione della grande cappella nella navata destra della Basilica, al cui centro venne trasferito l’Oratorio della Natività.

La Basilica di Santa Maria Maggiore ha assunto il suo aspetto attuale soltanto nel XVII secolo, dopo essere stata fondata tra il 432 e il 440 da papa Sisto III, a seguito del Concilio di Efeso che nel 431 stabilì il dogma della maternità divina di Maria.

Sorge sulla sommità del colle Esquilino, sui resti di costruzioni di epoche precedenti, tra le quali, racconta la tradizione, quelli della chiesa voluta da papa Liberio, dopo la straordinaria nevicata sul sito del 5 agosto 356, dal quale deriva l’ulteriore denominazione di Basilica Liberiana di Santa Maria.

La più importante chiesa romana dedicata a Maria, la Basilica di Santa Maria Maggiore è molto amata dall’attuale pontefice Bergoglio, il primo papa ad assumere il nome di  Francesco. Chi non lo ricorda andarci il 15 marzo 2020, in pieno lockdown, per rivolgere una preghiera alla VergineSalus populi romani, perché finisse la pandemia.

Ed è lì vicino alla stessa immagine bizantina,  e non a San Pietro come tanti dei predecessori, che Francesco vorrà essere sepolto, come ha recentemente dichiarato alla giornalista messicana Valentina Alakraki; a Santa Maria Maggiore che frequentava già da arcivescovo di Buenos Aires, ogni volta che veniva a Roma.

 

 

Immagini: Roma, Basilica Santa Maria Maggiore: 1) presepe di duecentesco di Arnolfo di Cambio; 2) navata centrale; icona bizantina ‘Salus populi romani’- Photos by Osvaldo Lazzeri

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