Il piano di adattamento ai cambiamenti climatici per l’hot spot Italia

Il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase) ha approvato, con decreto n.434 del 21 dicembre, il tanto atteso Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), come annunciato nella sua nota dello scorso 2 gennaio.

Dopo 7 anni di attesa giunge, finalmente, l’approvazione di una nuova strategia elaborata per adattare l’Italia ai cambiamenti climatici.

In questi 7 anni trascorsi dal primo piano (Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici – SNAC), in Italia si è registrato un significativo incremento dei fenomeni generati dal riscaldamento del clima che ha raggiunto l’acme nell’anno appena trascorso con il 22% in più di eventi estremi.

Il 2023 in Italia: eventi estremi e inquinamento urbano record

L’Osservatorio città clima di Legambiente ne ha registrati 378 che hanno causato la morte di 31 persone e danni miliardari a conferma che l’Italia  è particolarmente sensibile al cambiamento climatico. Come area del Mediteranno è fra gli hot spot segnalati già da tempo dagli studi internazionali, come la ricerca condotta dal CNR e pubblicata nel 2015 su Geophysical Research Letters.

Nel 2023 le parti dell’Italia più colpite da episodi climatici estremi – quali alluvioni, inondazioni, frane, ondate di calore e siccità – sono state: il Nord con 210 eventi, il Centro con 98 e il Sud con 70. Rispetto all’anno precedente si è verificato un aumento del 170% di esondazioni fluviali, del 150% delle temperature elevate nelle città, 64% di frane per piogge intense, 44% di mareggiate, 34,5 di danni per grandine e, infine, 12,4% di allagamenti. Un insieme di avvenimenti spesso a incastro responsabili dei 6 miliardi di danni provocati all’agricoltura.

Tra le città più colpite dagli eventi estremi troviamo: Roma, Milano, Fiumicino, Palermo e Prato, ma sono ben 29 su 95 quelle in emergenza smog per aver superato i limiti giornalieri del PM10; più del doppio degli sforamenti consentiti ancora a Milano e poi a Torino, Modena, Asti, Padova e Venezia.

“Rispetto ai nuovi target europei previsti al 2030, la situazione è ancora più critica: fuorilegge il 76% delle città per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per l’NO2” commenta Lega Ambiente sui dati qui riportati ed estrapolati dal suo report Mal’Aria di città 2023.

Piano di adattamento

Il Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici è uno strumento per “l’implementazione di azioni finalizzate a ridurre al minimo possibile i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, a migliorare la capacità di adattamento dei sistemi socioeconomici e naturali”.

Nella nota del Ministero sono stati allegati oltre al Piano, il database delle azioni di adattamento che consiste in un elenco di 361 misure a carattere regionale e nazionale che si traducono in interventi da realizzare nei seguenti settori: acquacoltura; agricoltura; energia; turismo; foreste; dissesto idrogeologico; desertificazione; ecosistemi acquatici e terrestri; zone costiere; industrie; insediamenti urbani; patrimonio culturale; risorse idriche; pesca; salute; trasporti.

Per ciascuna delle 361 azioni, individuate ed elaborate dal gruppo multidisciplinare di esperti, è prevista una successiva classificazione che indica la necessità di intervento, nel modo seguente:

soft: se non sono necessarie interventi strutturali e materiali;

green: interventi materiali in conformità con la natura;

grey:  interventi strutturali su impianti, materiali e tecnologie, infrastrutture e/o reti.

Per approfondire nel sito seguente è riportata la nota del Dicastero e i relativi allegati: Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.

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