Progettare: una conversazione interiore
Ciclo: Progettare il futuro
Angelo Lista, laureato in progettazione architettonica del Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale, Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, è dotato di un’autentica visione progettuale, scaturita dalla conoscenza e competenza interdisciplinare che caratterizza chi, non solo studia architettura, ma nasce architetto.
Di seguito l’intervista con il giovane architetto-filosofo che ci spiega la concezione della personalissima e funzionale parrocchia del terzo millennio; uno spazio per la meditazione che rispetti sia le direttive Cei che l’aspetto spirituale. Un edificio che coniuga l’arte romana a quella romano- cristiana con sensibilità moderna. Un esempio di sincretismo architettonico, espressione simbolica di una visione religiosa che accoglie e raccoglie.
Quale è il concept che sottende al tuo progetto?
L’idea di base del progetto è quella di realizzare un luogo di culto, preghiera e meditazione che sia in linea con le direttive CEI, ma al contempo capace di generare percezioni significative per la vita spirituale dei fedeli.
Il modello proposto è una soluzione di chiesa atipica, (chiesa intesa come spazio liturgico), perché è una reinterpretazione del tempio romano combinato con il modello delle Basiliche Romaniche; in particolare con la Basilica di San Paride.
La soluzione da me proposta viaggia a cavallo fra il sistema romano e quello romanico cristiano. Infatti all’esterno presenta un muro frammentato in maniera ritmica con una sorta di colonnato moderno che lascia passare la luce all’interno dell’aula liturgia, creando suggestioni simboliche.
L’approccio morfologico al progetto consente un’interazione organica tra l’edificato e la struttura del suolo con l’intento di sottolineare l’appartenenza della chiesa alla terra e la sua estensione al divino, alla salvezza eterna. L’esterno è stato parzialmente trattato con l’edificazione di alcuni tratti murari che si ergono armonicamente tra loro segnando il territorio intorno.
Lungo i muri si sviluppa un percorso all’aperto per la meditazione, costituito in parte da attrezzature architettoniche (sedute, scale, rampe) e dal lieve declino del terreno lasciato alla sua naturale conformazione. Il valore simbolico del muro è nella somma ordinata di singole e diverse pietre, così come la chiesa si edifica e si fortifica dall’unione di tanti fedeli.
L’orografia del terreno lasciata per lo più naturale consente di creare diversi punti prospettici inspirati al giardino dell’Eden, con erbe, fiori e acqua. L’intento generale proposto in partenza è lavorare in uno spazio confinato, cercando tuttavia di abbattere qualsiasi percezione di limite. Gli spazi interni, infatti, sono in continuo dialogo con l’esterno tramite tagli di luce e fughe prospettiche. Il senso di apertura è tale che il fedele sente dall’interno il contatto con l’esterno, come in una stanza a cielo aperto.
Nella costruzione della chiesa niente è lasciato al caso e niente si fa per caso, perché tutto riconducibile alle Sacre scritture. Infatti, la Parola di Dio può essere letta, ma anche trasmessa e percepita attraverso l’immagine, il simbolo e l’emozione.
Che significato assumono i materiali da utilizzare nell’edificazione di questo luogo sacro, seppur terreno?
La pietra, primo fra tutti. I muri della chiesa sono resi solidi dagli uomini (figli di Abramo) che in nome della comune fede in Cristo continuano a costruire sulla prima pietra d’angolo della Chiesa: “… Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d’angolo …” (At 4, 11), così come fece Pietro quando gli fu affidata dal Salvatore la responsabilità di diffonderne la Parola.
Dopo Pietro, ognuno di noi è l’umile mattone con cui si costruisce la Chiesa anche dove non esiste, perché nasce dall’unità di chi si riconosce in Cristo, creando il luogo dove manifestare la propria Fede. Se non c’è unità nei cristiani (se i “mattoni” non sono uniti ma separati) non si costruisce la Chiesa, come si legge nella 1 lettera di Pietro (1 Pt 2, 4-8): ”Stringendovi a Lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale”.
Il vetro è nella Chiesa un altro elemento carico di simbolismo, il suo contrario è l’opacità. Ogni uomo è libero di accettare la verità della fede ed essere attraversato da essa per essere come il vetro: trasparente e senza angoli bui.
Passiamo ai luoghi, come li hai concepiti?
In primis, la porta che rappresenta un luogo di passaggio dove si muore e si nasce a nuova vita. Nel Vangelo di Giovanni (Gv 10, 1-10), Gesù dice: “Io sono la porta”, espressione letta in chiave metaforica, perché chi sceglie di varcarne la soglia sceglie di lasciare una vita senza Dio e abbracciare una vita con Dio, accogliendone la Parola e l’insegnamento.
Poi l’aula liturgica che è posizionata dopo uno spazio coperto in una reinterpretazione del tradizionale pronao e il suo significato simbolico è quello strettamente connesso alla porta.
In tutte le religioni l’altare è il punto (spazio) in cui durante il rito religioso i gesti dei sacerdoti o i sacrifici offerti alla divinità, diventano “sacri”. Il luogo in cui è collocato l’altare diviene il collegamento simbolico tra chi assiste al rito e Dio, con l’officiante del rito che rappresenta il tramite.
Il cristianesimo ha conservato la tradizione di valorizzare e sacralizzare il ruolo del celebrante sopraelevando il presbiterio (area dove celebra l’officiante e in cui si trova l’altare maggiore) rispetto al piano di sosta dell’assemblea.
Il presbiterio è il luogo dove il senso del “sacro” è più intenso e la ‘‘sopraelevazione’’ lo collega al monte Calvario dove si compì il sacrificio di Gesù – solennemente ricordato dal celebrante nel momento dell’Eucaristia – mentre l’altare è la mensa eucaristica dove il Corpo di Cristo diventa alimento per la fede di chi lo riceve. (Mt 21,26-28; Mc 14, 22-24; Lc 22, 19-20; 1 Cor 11,23-25).
Ultima domanda, che significato ha per te la progettazione?
Nel corso degli anni spesso mi fermo a pensare sul valore e sul significato della progettazione e via via prendo sempre più consapevolezza che per me oggi progettare non è un lavoro, non è sequenza più o meno ordinata di azioni da compiere prima di costruire, non sono rotoli di carte e disegni, ma un’ esigenza. La progettazione è un momento di conoscenza, di conversazione interiore molto profonda.
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