Alessandro Manzoni. Senatore balbuziente ma determinato
Di fronte alla nomina a senatore a vita Alessandro Manzoni restò perplesso se accattarla o meno perché era balbuziente. I suoi interventi in Aula sarebbero stati all’altezza? Anche se al netto dell’impegno istituzionale lo scrittore milanese non se preoccupava troppo o forse per strategia “aveva preso buona abitudine di riderne per primo, per togliere la volontà e d il pretesto agli altri” racconta lo scientifico presbitero Antonio Stoppani nel suo testo Il Manzoni e la critica.
Già aveva rifiutato la carica di deputato nel Parlamento cisalpino nel 1849 e tra le motivazioni al giornalista Giorgio Briano alluse alla sua balbuzie; mentre a un amico raccontò il rifiuto con una battuta: “Poniamo il caso che io volessi parlare e mi volgessi al presidente per domandargli la parola, il presidente dovrebbe rispondermi: — Scusi, onorevole Manzoni, ma a lei la parola io non la posso dare” (ancora Stoppani).
Dodici anni dopo al ministro della Pubblica Istruzione, Emilio Broglio, che lo spingeva verso la carica di senatore Manzoni ritornò alla sua riluttanza verso i luoghi aperti e ai suoi atteggiamenti nevrotici che gli causavano la balbuzie. Ma capitolò e il 29 febbraio 1960 veniva nominato senatore del Regno, annoverato tra “coloro che con servizi o meriti eminenti illustrano la Patria”, secondo l’artico 33 dello Statuto Albertino e il successivo 8 giugno giurò.
Manzoni aveva già 75 anni ed era riconosciuto come uno dei maggiori scrittori europei, primo creatore del romanzo italiano con I promessi sposi, che tanto stava contribuendo all’unificazione linguistica del Paese. Nonostante l’età e le sue fobie non esitò a viaggiare per essere presente alla votazione del ’64 a favore dello spostamento della capitale da Torino a Firenze e poi da Firenze a Roma, città che nel 1872 gli conferirà la cittadinanza onoraria.
Il nostro aveva sempre creduto nella creazione di uno Stato unito (dalle Alpi alla Sicilia) e laico. Le sue posizioni politiche erano strettamente connesse ai suoi profondi ideali etico-religiosi, ma non aveva dubbi sull’inesistenza del contrasto tra l’essere cattolico e l’essere cittadino italiano, nessuna opposizione tra fede e patria. La questione romana doveva risolversi con Roma capitale e nel pieno rispetto del suo essere l’indiscusso centro del cattolicesimo ma contrario al potere temporale. Manzoni auspicava la soluzione della questione romana con la conciliazione tra Stato e Chiesa.
Lo scrittore milanese si mantenne defilato dal dibattito politico e ideologico, espresse nei suoi scritti negli scambi epistolari che manteneva con numerose personalità europee e con i fatti
Nel 1848 durante i moti risorgimentali, che videro a favore dell’Italia unitaria eventi straordinari, sostenne il figlio Filippo mentre partecipava alla rivolta milanese contro gli austriaci nel corso delle famose “cinque giornate” (18-22 marzo). Mentre inviava sostentamenti e firmò l’appello rivolto al re Carlo Alberto affinché intervenisse a favore degli insorti.
Filippo fu fatto prigioniero e portato via come ostaggio al seguito delle truppe austriache; riconquisterà la libertà grazie a uno scambio di prigionieri. Al quinto giorno della rivolta, numerosi cittadini si radunarono sotto la casa dello scrittore per esprimergli solidarietà e per chiedergli di comporre dei versi che immortalassero i fatti. Fu allora che Manzoni decise di pubblicare due suoi inediti che ben si adattavano alla situazione, il Proclama di Rimini e Marzo 1821.
Tornando a Manzoni senatore, fu presidente della commissione parlamentare sulla lingua e nel 1868 scrisse la relazione Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla in cui si cercava il modo pratico per diffondere il fiorentino in tutta la penisola. Va ricordato poi il saggio storico La Rivoluzione francese del 1789 e la Rivoluzione italiana del 1859: saggio comparativo, pubblicata postuma nel 1889 nel quale dimostrava come la Francia in nome della libertà aveva introdotto l’oppressione nel Paese.
Il 6 gennaio 1873, all’uscita della chiesa di San Fedele di Milano cadde e batté la testa su uno scalino. Riportò un trauma cranico; il dolore per il decesso del figlio Pietro Luigi sopraggiunta in aprile acuì le sue sofferenze e il 22 maggio spirò. Aveva 88 anni.
Immagine: particolare del ritratto di Alessandro Manzoni, realizzato dal pittore Francesco Hayez nel 1841 e conservato alla Galleria d’Arte Moderna (GAM) – Milano
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