L’Accademia dei Pugni e Il Caffè. Istruzioni per l’uso della libertà
Nel 1764, mentre Cesare Beccaria dava alle stampe il suo saggio Dei Delitti e delle Pene, l’illuminista Accademia dei Pugni editava il periodico, Il Caffè.
Cambiamento radicale
Giornale innovatore, che recide nettamente la tradizione italiana sia per contenuti sia per stile espressivo.
Se fino ad allora la stampa era stata prerogativa di accademici ed era caratterizzata da una scrittura alta e, quindi, riservata a pochi, Il Caffè si rivolgeva a un pubblico trasversale, come si direbbe oggi, di qualunque età, cultura e censo e trattando gli argomenti più svariati, per favorire – con l’accessibilità universale all’istruzione – la formazione e la diffusione del pensiero critico.
Fu fondato a Milano dai fratelli Pietro e Alessandro Verri, scrittori e intellettuali, con il supporto di Cesare Beccaria e del gruppo dell’Accademia (o Società) dei Pugni, a sua volta nata per volontà degli stessi a Milano nel 1761; sulla spinta del dirompente movimento illuminista che, nel XVIII, secolo investì e cambiò la cultura, la filosofia e la politica europea, partendo dall’Inghilterra ma sviluppandosi in Francia.
Luce, contro l’ignoranza e la superstizione. Da sudditi a cittadini
Illuminismo dal francese lumière, che vuol dire luce, luce per la mente umana perché oltrepassasse il buio dell’ignoranza e della superstizione a favore del pensiero razionale.
Fin allora suddita, sottoposta alle decisioni della sovranità dello stato, ogni persona poteva diventare, attraverso la conoscenza e la consapevolezza dei fatti – e alla sua capacità di elaborarli – cittadina con diritti e doveri; cittadina attenta alla propria libertà e rispettosa di quella altrui.
Momento storico favorevole
I Verri, Beccaria e i loro consociati a Milano, così come gli intellettuali a Napoli poterono approfittare del momento storico favorevole alle loro iniziative riformiste grazie ai sovrani, rispettivamente, Maria Teresa d’Austria e Carlo III di Borbone, prima, e il successore, il fratellastro Ferdinando poi, despoti illuminati.
L’Accademia aveva sete nella casa di Pietro Verri, Il Caffè, voce dell’illuminismo italiano, per eludere la censura della Lombardia austriaca, veniva pubblicato a Brescia, al tempo territorio veneziano, ancora (ma per poco) Repubblica indipendente.
Perché i Pugni, perché Il Caffè
Sia il titolo assegnato all’Accademia sia quello al giornale dichiarano lo spirito delle iniziative: dei Pugni la prima per metaforizzare la vivacità dello scambio e del confronto di idee e opinioni, così come avveniva nei Caffè, diventati – con la diffusione della recente importazione del caffè – luoghi d’incontro aperti a tutti e, quindi, siti di raccolta ideale di pensieri e delle diverse culture, colonna portante del progresso come immaginato ed evocato dagli illuministi.
Il giornale visse fino al 1766, la cessazione della sua pubblicazione pose fine anche all’Accademia dei Pugni. Lasciò epigoni. Il più famoso Il Caffè del Molo, edito a Napoli dal 1829 al 1832, anche se di matrice meramente letteraria.
Cose non parole. Il nostro piccole omaggio
“Cose non parole” annunciava Pietro Verri la linea editoriale nell’articolo del primo numero del periodico, e “cose varie, cose disparatisime”.
Ci sembrerebbe, allora, di tradire Il Caffè – la cui storia ci piace molto – se concludessimo questa nostra paginetta storica, senza citare che Alessandro Manzoni, il cui nonno materno era per certo Cesare Beccaria, fu, probabilmente, nipote degli stessi Pietro e di Alessandro (i nomi s’inseguono), per parte paterna, essendo il terzo fratello Verri – l’avventuroso – avventuriero Giovanni – da molti indicato come il padre biologico del grande scrittore. C’est la vie!
Immagine: raffigurazione di una riunione dell’Accademia dei Pugni. Da sinistra a destra: Alfonso Longo (di spalle), Alessandro Verri, Giambattista Biffi, Cesare Beccaria, Luigi Stefano Lambertenghi, Pietro Verri, Giuseppe Visconti di Saliceto – by wikipedia.org – pubblico dominio