Giulio Regeni. Aspettando il 5 aprile in nome di tutte le sparizioni
La “profezia dei genitori” di Giulio, dice Luigi Manconi, Presidente della Commissione dei diritti umani che ha convocato la conferenza stampa per Claudio e Paola Regeni, genitori di Giulio, il ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso nel febbraio 2016.
La profezia cui si riferisce il senatore Manconi risale al 16 marzo 2016, quando i signori Regeni, partecipando a un incontro con la Commissione, espressero il loro timore che l’Egitto potesse attribuire la morte del figlio a colpevoli qualunque, al massimo poliziotti o ex poliziotti.
Ed è quello che è accaduto, dopo dieci giorni tra il 24 e il 25 marzo 2016, quando il Ministro degli Interni egiziano, Magdi Abdel-Ghaffar, ha diramato un comunicato nel quale affermava che gli autori della morte di Giulio Regeni erano una banda formata da cinque criminali comuni, ormai deceduti, specializzati in rapine e sequestri di stranieri, vestiti da poliziotti.
Il grottesco della notizia risiedeva nel fatto che i congiunti della stessa banda, secondo le autorità egiziane, erano in possesso dei documenti e delle carte di credito di Giulio Regeni. Tra gli effetti di Regeni, secondo gli investigatori egiziani, anche il portafoglio, un paio di occhiali da sole, del hashish e uno zaino rosso, che gli amici hanno smentito fossero di proprietà del ricercatore italiano. Autentici invece il passaporto, il bancomat (dal sequestro di Regeni, dal suo conto corrente, non risultano prelievi) e i tesserini universitari. Incertezze sul portafoglio.
A dir poco improbabile che dei rapinatori conservino i documenti di riconoscimento delle loro vittime, un controsenso con la loro “attività” che non usino il suo bancomat. Una ricostruzione beffarda per tutti, soprattutto per i Regeni, i quali di fronte ad una palese menzogna data come ufficiale e, dopo l’ennesimo tentativo di depistaggio da parte dell’Egitto, superano la loro riservatezza, decidono di parlare, come dice il senatore Manconi: “ Di far sentire la loro voce. Una voce che finora è stata discreta e riservata, chiusa su un dolore, come disse Paola quel giorno in Commissione, che è necessario rinnovare. Rendendolo pubblico, per impegnarsi alla verità“.
La conferenza stampa si è svolta a Roma, presso la Sala di Nassyria del Senato. Oltre al già citato Lugi Manconi, i signori Regeni, che sono accompagnati dagli propro avvocati, Alessandra Ballerini e Gianluca Vitale e il portavoce di Amnesti y International Italia, Riccardo Noury.
Paola Regeni
”Sono la mamma di Giulio,
non è facile essere qui. È il dolore necessario, ce lo diciamo ogni giorno a casa, ma ora dobbiamo dircelo tutti insieme. Perché non è un caso isolato, come dicono gli egiziani. Questo caso ‘isolato’ lo analizzerei da due prospettive. Se pensiamo a quello che è successo a un cittadino italiano, forse è un caso isolato. Ripenso a un amico e a una professoressa con cui ho discusso: è dal nazifascismo che non viviamo una morte sotto tortura. Ma noi non siamo in guerra, Giulio faceva ricerca, era un ragazzo di oggi. E’ morto sotto tortura…. In obitorio ho riconosciuto Giulio solo dalla punta del naso, non vi dico quel che gli hanno fatto. Sul volto di Giulio ho visto il male del mondo… Poi mi riferisco a quanto hanno detto gli egiziani, la parte amica degli egiziani: lo hanno ucciso come un egiziano. Noi abbiamo educato i nostri figli ad aprirsi al mondo. E adesso siamo qui. Ma volevo dirvi delle cose di Giulio. Non era un giornalista, non era una spia, era un ragazzo del futuro, perché se il suo essere non è stato capito, è del futuro e non di oggi”.
Luigi Manconi
Alla domanda su quale atteggiamento dove assumere il governo italiano di fronte ad eventuali e nuovi depistaggi delle autorità egiziane, Luigi Manconi avanza delle proposte che hanno l’appoggio della famiglia di Giulio. Secondo Manconi è necessario richiamare l’ambasciatore italiano al Cairo per consultazioni, rivedere le relazioni consolari tra i due paesi, inserire l’Egitto nell’elenco dei paesi non sicuri dell’unità di crisi della Farnesina.
Claudio Regeni
Fa eco alla parole del senatore, il papà di Giulio, Claudio, il quale afferma: ”Abbiamo fiducia nelle nostre istituzioni e andremo avanti con loro, ma crediamo che un richiamo forte sia necessario se non arriveranno risposte concrete. Credo che le proposte avanzate dal senatore Manconi siano la risposta giusta in mancanza di collaborazione” ricorda che “non abbiamo mai avuto la sensazione che il governo egiziano voglia collaborare seriamente alla ricerca della verità”. Claudio Regeni ha poi ribadito che Giulio non era una spia : “avevano contatti frequenti e profondi, ci raccontava tutto dei suoi rapporti al Cairo e niente lasciava minimamente pensare che lavorasse con i servizi… Quando è partito dall’Italia per tornare al Cairo era sereno, contento e tranquillo”.
Che il 5 aprile non sia una giornata vuota
I signori Regeni si sono, fino ad ora, rifiutati di mostrare alla stampa le fotografie che ritraggono il corpo del figlio martoriato. E sperano di non mostrarle mai, perché questo significherebbe aver raggiunto la verità sulla morte di Giulio. Aspettano il prossimo 5 aprile, quando verranno a Roma gli investigatori egiziani per incontrarsi con gli inquirenti italiani, come concordato dal procuratore Giuseppe Pignatone e dal sostituto Sergio Colaiocco, durante la loro trasferta al Cairo, lo scorso 14 marzo.
“Se il 5 aprile sarà una giornata vuota confidiamo in una risposta forte del nostro Governo. Forte ma molto forte” prosegue la signora Paola É dal 25 gennaio che attendiamo una risposta su Giulio”. Speriamo di non dovere arrivare a mostrare quell’immagine”.
I dati di Amnesty International Italia
Riccardo Noury, presidente di Amnesty International Italia, durante la conferenza stampa, ha rilevato che il caso Regeni, in Egitto non è un caso isolato ma al contrario, perché: “dall’inizio dell’anno (2016 ndr) ci sono state 88 sparizioni. E contemporaneamente a Giulio, altri 2 egiziani sono stati presi e fatti trovare morti, ufficialmente a causa delle criminalità. Mentre nel 2015, sempre in Egitto, sono stati registrati 676 casi di tortura e 464 di sparizione”.
Che la tragedia di Giulio Regeni possa essere un viatico per svelare tutte le sparizioni.