Family Day del terzo millennio
Alle 14.00 di sabato 30 gennaio 2016 in un pomeriggio uggioso e melanconico, una parte di Italia (le cifre ufficiose parlano di un milione di persone) si è riunita nella capitale per ribadire il loro no ad un disegno di legge “contro natura”. Ci stiamo riferendo alla proposta di legge Cirinnà in discussione al Senato in questi giorni.
Dalla mattina le vie centrali di Roma hanno ospitato i partecipanti del Family day con i loro passeggini, carrozzine e sedie pieghevoli, così da organizzarsi in posti di ristoro “fai da te”.
Molte le sigle di ispirazione cattolica presenti: Italia Cristiana, Pro Vita, Movimento per la Vita, Forum delle Famiglie, il Forum delle Famiglie, Foro 553 della Fondazione Roma, Le Manif pour tous (associazione nata in Francia nel 2012 contraria ai matrimoni e alle adozioni delle persone dello stesso sesso).
In democrazia la libertà di espressione è alla base di ogni manifestazione, ma in uno stato di diritto, le leggi ne rappresentano l’ossatura e contestarle in nome di un principio morale (non etico) potrebbe rivelarsi un percorso insidioso.
Salviamo la famiglia
Come leggiamo dal quotidiano “La Stampa” , l’unico membro del Partito Democratico che ha aderito alla manifestazione è stato il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti in quanto contrario alla stepchild adoption asserendo che svilisce il concetto di famiglia come organismo costituito da uomo e donna che nasce per la procreazione”. Ed è proprio sul concetto inamovibile di famiglia che i promotori del Family Day che si alternano sul palco, impostano le loro argomentazioni.
“La famiglia è composta da un padre e una madre. Non si può mercificare il corpo della donna per il desiderio di due uomini” dichiara Giancarlo Amato che richiama il “popolo italano” a destarsi, ad alzarsi in piedi, per una società in cui la libertà risiede nell’abbandonarsi nelle braccia di Dio e accogliere la Sua parola.
Forte è il richiamo nei vari interventi al ricorso alla maternità surrogata come forma di sfruttamento della donna. Questa legge vuole oscurare il diritto di un bambino/a ad avere un padre ed una madre ed è anticostituzionale. La famiglia non si tocca.
Migliaia di bambini abbandonati vogliono un papà e una mamma. La bellezza della famiglia “naturale” va protetta e promossa come il verbo, come verità incrollabile, solida, che si erge sovrana tra la deviazione sostenuta giuridicamente. Il diritto dei bambini deve essere salvaguardato da ogni ideologia ed in particolare, l'”ideologia gender”.
Un’esperta americana di maternità surrogata invoca il diritto delle donne a non essere sfruttate e il diritto dei bambini a non essere scelti da manipolazioni artificiali e artificiose.
Alla luce di tali dichiarazioni, ci permettiamo delle brevi considerazioni non in nome di partigianeria politica o sociale, ma alla luce della convincimento che il diritto non sia un’opinione.
Società naturale per costituzione
Gli oppositori del ddl Cirinnà, si richiamano in particolare all’art Art. 29 Costituzione.
Nel parlare di “società naturale” non si fa riferimento esplicito ad una società eterosessuale, così come nella descrizione del matrimonio. Il riconoscimento dei diritti civili alle coppie dello stesso sesso non rappresenta la distruzione della famiglia, ma anzi ne rafforza l’istituzione. Non c’è volontà di oscurarne il valore sociale ed affettivo, bensì regolarizzare un’unione di fatto tra le persone che decidono di creare un nucleo familiare basato sull’amore, il rispetto e la solidarietà materiale e spirituale.
Non ce lo chiede l’Europa, ce lo chiede lo stato di diritto e l’art 2 della Costituzione italiana: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Il legame che i detrattori del ddl Cirinnà intravedono tra il la proposta di legge e il cammino aperto verso la maternità surrogata è leggermente pretestuoso.
Il diritto dei bambini evocato ed invocato è quello di crescere in un ambiente sano e amorevole. Un recente reportage sul mondo delle adozioni in Italia, “Umiliati e offesi” di Lidia Baretta sul giornale online “Linkiesta” rivela uno scenario dantesco sul quale forse dovremmo alzarci in piedi ed insorgere in nome dei bambini.
Queste contraddizioni e ambiguità intellettuali svelano l’urgenza e una sorta di obbligatorietà civile di affrontare un serio dibattito politico-sociale sull’etica e il benessere degli individui, in particolari dei tanto invocati, ma spesso ignorati, bambini senza diritti.
Qualche giorno fa parlavo con una giovane donna che mi ha chiesto “Che male faccio alla società se deciso di unirmi legalmente alla mia compagna”?
Ecco, il ddl Cirinnà sta provando a darle una risposta, come è stato fatto nella gran parte dei paesi europei.
Una postilla per amore della verità: l’ideologia gender non esiste.