Un ritorno dalle vacanze diverso dagli altri

Un ritorno dalle vacanze diverso da tutti gli altri, un riprendere i contatti e le abitudini di sempre gravati da un peso sconosciuto, quasi un carico di responsabilità del quale non siamo in grado di dare un nome ed un perché che non ti sembri insostenibile. Non sono stati giorni lieti e carichi di entusiasmo perché il ricordo di questa pandemia che sembra non passare mai ha debilitato il fisico e la mente di ciascuno di noi.

Il sole, il caldo, le bellezze delle località che abbiamo frequentato solo parzialmente hanno liberato i nostri pensieri da ciò che è stato. Su tutto è prevalsa un immagine: quella mascherina bianca o colorata che ha coperto il nostro volto, ha soffocato il nostro respiro, ci ha fatto assomigliare a tanti agenti mascherati che non potevano sorridere.

Camminare a distanza l’uno dall’altra, non potersi abbracciare e quel gesto di toccarsi il gomito diventato ad un certo punto quasi insopportabile. Un’ immagine, quella dei bambini in spiaggia che non potevano giocare al pallone o fare i ciclo-tappa sulla sabbia con le biglie, né costruire i castelli in riva al mare.

Ma nonostante ciò il rientro in città non è stato gradito per molti. Il rituffarsi nel traffico, ricominciare le file agli sportelli degli uffici, perché nella posta si trova sempre qualche comunicazione o notizia che appesantisce i primi giorni che metti piedi nelle tue quattro mura. Forse il ritorno a scuola dei bambini potrebbe essere quel momento di gaiezza ritrovato dopo oltre otto mesi di immobilismo.

Se ci pensiamo i più forti di tutti sono stati proprio i nostri ragazzi che in quel silenzio claustrale hanno retto meglio, si sono saputi adattare e hanno rialacciato quei contatti parentali che prima erano solo saltuari.  Proprio in quei giorni la loro fragilità ci ha fatto scoprire che i più deboli eravamo noi perché ci siamo sentiti esseri non più capaci di riuscire a risolvere ogni problema perché impreparati proprio ad affrontarli.

Come sempre l’arte e la pittura in primis ci fanno vedere un mondo a colori e a questo proposito la pittrice Maria Cristina Rumi ha dedicato ai bambini un quadro ove essi gettano al vento le mascherine e che sottolinea la loro voglia di ricominciare.  Volgere le spalle al passato, passeggiare tra i fiori, guadare lontano, tutto vuol dire gioia e credere nel domani.

Ridere come sanno fare i fanciulli, giocare assieme, tutto porta ed essere felici. L’opera è un inno alla speranza ed alla riconquista di quel senso di libertà loro negata per troppo tempo.

Non c’è bimbo che non sogni di possedere un aquilone, ed oggi il raffigurare il volo verso il cielo di tante mascherine bianche sta a testimoniare che i sogni non si debbono spegnere mai ed a crederci sono proprio i più piccini perché saranno loro ad insegnarci a costruire un mondo migliore.

 

Immagini: 1) quadro donato dalla pittrice Maria Cristina Rumi al Comune di Sestri Levante nell’ambito del Festival Andersen; 2) l’artista con l’assessore alla Cultura, Elisa Bixio

 

 

 

 

 

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