Salviamo le torbiere, naturali equilibratrici del clima

Le torbiere (se incontaminate, paludi) sono ecosistemi fragili che occupano soltanto il 3% della superficie terrestre, ma contengono tanto carbonio quanto l’intera vegetazione del globo e quindi sono assai preziose per la regolazione del clima globale.  Frutto di un millenario processo di fossilizzazione, si sono formate nelle depressioni del suolo nelle quali si è costituita, appunto la torba, un miscuglio di resti vegetali ricolmi d’acqua che non si decompongono interamente per mancanza di ossigeno; al loro interno si decompongono invece altri organismi, come piccoli insetti che si sedimentano e rendono la torba, un composto ricco di elementi organici, altamente acido e che rappresenta uno dei primissimi stadi della formazione del carbone.

Nel mondo ce ne sono di vari tipi conformemente al clima della loro area geografica: in acque per lo più stagnanti troviamo quelle composte da una vegetazione in superficie di muschio o da canneti e ancora da mangrovie, fino ad arrivare alle foreste torbiere ai tropici.  E secondo la produttività delle piante varia anche la loro profondità: dai 5 metri delle torbiere nei climi vicini ai poli si giunge ai 15 metri in alcune aree tropicali.

Ancora poco conosciute e con ancora meno consapevolezza del loro valore climatico, questo indispensabile patrimonio naturale è degradato dall’azione umana: il 15% delle torbiere del mondo è stato ed è, infatti, prosciugato per coltivazioni, pascoli, silvicoltura ed estrazioni.  Accade in Eurasia, nell’America settentrionale, nell’Africa orientale, nel bacino amazzonico.

Occorre, dunque, salvaguardarle dagli eccessi dei drenaggi e dagli incendi che possono trasformare queste naturali risorse in pericoli per l’ambiente, perché se in condizioni naturali fungono da lento serbatoio di carbonio, il degrado può spingerle a un getto subitaneo e veloce in grado di sprigionare in pochi decenni tutto il carbonio immagazzinato per millenni.

Vanno dunque mappate e monitorate.  A tal proposito la FAO oggi fornisce 2 strumenti: una nuova e approfondita pubblicazione e un dispositivo geospaziale on line.

La pubblicazione – che raccoglie il lavoro congiunto di 35 ricercatori di 14 Paesi e le significative esperienze dell’Indonesia, la Repubblica Democratica del Congo, il Perù e di regioni a clima temperato – riporta la mappatura delle torbiere oltre e fornisce importanti informazioni tecniche su come salvaguardare questi particolari ecosistemi.
Una guida, dunque, che aiuta i Paesi “a pianificare e gestire al meglio la loro terra, l’acqua e la biodiversità – spiega Maria Nuutinen, esperta di torbiere del Dipartimento Forestale della Fao e coautrice della pubblicazione – mentre la mappatura consente di conoscere la loro posizione, l’estensione e il potenziale di emissioni di gas serra”.

Monitorare le loro condizioni e soprattutto il livello dell’acqua è fondamentale – rimarca la FAO – per ridurre il rischio d’incedi e l’emissione di gas serra.   Le giuste operazioni terrestri a salvaguardia delle torbiere si compiono con il giusto monitoraggio satellitare.  A tal scopo la FAO mette a disposizione immagini di alta qualità in grado di fornire ai Paesi informazioni veloci sulla condizione dell’umidità del suolo, a rilevare il drenaggio per decidere gli opportuni interventi di bonifica.   Questo modulo di monitoraggio è accessibile a tutti in Sepal, con le immagini del satellite Sentinel-1 dell’Agenzia Spaziale Europea, aggiornate ogni 15 giorni.

L’estesa conoscenza delle esperienze acquisite può sviluppare sistemi ancora più innovativi per salvaguardare questa risorsa naturale e, di conseguenza ad azioni dirette sull’equilibrio del clima.

Fonte: FAO

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Una risposta

  1. Marco Michelotti ha detto:

    Non ci resta che salvare gli ultimi territori che rimangono!!! Basta distruzione dell’ambiente.

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