Il vulcano Okmok ha influito sulla caduta della Repubblica romana? Agli storici l’ardua sentenza
Competenze scientifiche in senso lato, coadiuvate dalla tecnologia avanzata, rivelano scoperte di datazione antica che potrebbero fornire nuove chiavi di lettura anche dal punto di vista storico, sempre con il filtro dell’interdisciplinarità che permette un’analisi poliedrica dei fenomeni con la cautela necessaria.
L’esplosione del vulcano Okmok (Alaska) del 43 a.C. è stata classificata tra le più violente della storia, con effetti durevoli in tutto l’emisfero settentrionale, tanto da destabilizzare il clima negli anni successivi.
La prova risiede in alcune carote di ghiaccio prelevate nella Groenlandia e studiate da un team interdisciplinare coordinato dal glaciologo Joseph McConnell del Desert Research Institute (DRI). I risultati dello studio sono stati pubblicati nel giugno scorso sulla rivista Proceendings of The National Academy of Sciences (PNAS).
“Per ricostruire le eruzioni del passato – afferma Dr McConnell, – abbiamo realizzato un dispositivo che permette di individuare nel ghiaccio sino a 35 specie chimiche e isotopi”. Tra gli strati di ghiaccio risalenti all’eruzione di Okmok del 43 a. C. sono state rintracciate importanti tracce di zolfo (uno degli elementi prodotti dall’esplosione) e ceneri vulcaniche della stessa composizione delle rocce dell’Okmok.
Gli aerosol di zolfo emessi da un’eruzione, prima di cadere al suolo, possono rimanere sospesi nella stratosfera per molti anni: in questo modo quelli del vulcano dell’Alaska si sarebbero diffusi dal punto di partenza per tutta l’Europa toccando il Nord Africa e, schermando i raggi del sole, procurarono un calo delle temperature fino a una media di 7 gradi.
Le analisi climatiche asseriscono che il 43 e il 42 a.C. furono gli anni fra i più freddi degli ultimi millenni e inaugurano un lungo periodo contraddistinto da temperature eccezionalmente basse. Il cambiamento climatico causò carestie, epidemie e disordini sociali. Il team di ricerca – costituito oltre che da glaciologi, da geologi, storici e archeologi – considera la possibilità che l’eruzione abbia influito sul corso della storia. Un anno prima dell’esplosione dell’Okmok moriva per un attentato Giulio Cesare (44 a. C.), e a quell’anno, seguì un periodo d’instabilità e turbolenza politica che portò alla transizione dalla Repubblica Romana all’Impero Romano.
Joseph Manning, storico dell’Yale University (USA) che ha preso parte alla ricerca, da tempo impegnato nello studio della relazione tra le eruzioni vulcaniche e la storia, già nel 2017 con il paleo climatologo Francis Ludlow, del Trinity College di Dublino, Manning aveva condotto uno studio (pubblicato su Nature), su come le emissioni violente dei vulcani avvenute tra il III e il I secolo a. C. siano state rilevanti concause del declino della dinastia egiziana dei Tolomei (305 a.C. al 30 a. C.).
La schermatura dei raggi solari per gli aerosol, oltre ad abbassare considerevolmente la temperatura media, infatti, modifica i flussi delle precipitazioni. In Egitto tale fenomeno si interpose con le famose piene del Nilo (che esondando lasciavano sul terreno il fertile limo favorendo la produzione agricola: uno dei settori economici più importanti dell’Antico Egitto ma fortemente legato ai fattori ambientali). Le piene del fiume subirono una decisa diminuzione causando carestie, fonti di rivolte popolari.
Il declino della dinastia tolemaica iniziò, secondo lo studio, esattamente in concordanza con le grandi eruzioni, dal 200 a.C. circa in poi, fino alla fase finale che avvenne dopo poco tempo dell’eruzione dell’Okmok. Regnava allora Cleopatra (69 – 30 a.C.), ultima sovrana della dinastia tolemaica, protagonista della storia e delle letteratura universale, celebre per le relazioni che intrecciò con i romani Giulio Cesare (al quale diete il figlio Tolomeo Cesare detto Cesarione) e con Marco Antonio (che sposò e con il quale ebbe altri 3 figli) ma che non bastarono a salvare né il suo regno né lei stessa. Alla sua morte l’Egitto cadde definitivamente sotto l’egemonia dei romani, forse invincibile per l’Egitto, ma di certo, affermano Manning e Ludlow, a tale decadenza non furono estranee le conseguenze socio-economiche procurate dall’urto del cambiamento climatico.
La scoperta glaciologica apre nuovi possibili scenari storico-sociali e la discussione scientifica è già in atto con spirito critico ed incrocio attento di documenti storici e dati scientifici.
Immagini: Alaska, vulcano Okmok