Il primo inventario planetario delle specie arboree

Un’ indagine in 90 Paesi del mondo ha reso possibile compiere il primo censimento planetario degli alberi dal quale è risultato che le specie arboree sono il 14% in più delle 73.300 finora stimate: l’equivalente a 9.200 completamente sconosciute e tutte da studiare.

Compiuto  da centinaia di ricercatori sul campo di varie università ed enti di ricerca (per l’Italia il team del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali (D14A) dell’Università di Udine) formalmente noto come il Global Forest Biodiversity Initiative (GFBI) e promosso dalla statunitense Purdue University, l’inventario ha raccolto dati su più di 38 milioni di alberi in oltre un milione di punti inventariati, fornendo, secondo gli studiosi, la prima stima “scientificamente credibile” della diversità arborea.

Il progetto, iniziato nel 2015 guidato dai professori Jinging Liang e Pieter B. Reich delle università statunitensi di Purdue, del Minnesota e del Michigan, è ritenuto un passo fondamentale per monitorare la biodiversità ai fini della protezione ambientale.

“Una vasta conoscenza della ricchezza e della diversità degli alberi è la chiave per preservare la stabilità e la funzionalità degli ecosistemi” sostiene Roberto Cazzolla Gatti,  membro GFBI  e oggi professore associato presso l’Università di Bologna e co-autore del primo articolo sui risultati  pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Prooceedings of the National Academy of Sciences.

Studiare, prima che sia troppo tardi

Per il censimento circa il 43 per cento del totale delle specie arboree stimate si trova in Sud America, il 22 per cento il Eurasia, il 16 per cento in Africa, il 15 per cento in Nord America e l’11 per cento in Oceania.

Le specie più rare crescono nelle foreste tropicali e sono particolarmente a rischio per i cambiamenti climatici e per la deforestazione causata dall’essere umano soprattutto per la produzione alimentare (allevamenti di carne e piantagioni di olio di palma e soia) dagli incendi, dagli animali. E per Jingjing Liang, professore di ecologia, è molto probabile che a causa della deforestazione “potremmo perdere specie arboree prima ancora di trovarle”. Sconosciute per sempre.

Per questo incalza il collega Bryan Pijanowsky, è importante “che mentre gli scienziati valutano come sta cambiando la biodiversità globale, sapere quante specie esistono e quali sono i punti più critici del globo per iniziare a invertire le tendenze inquietanti a cui stiamo assistendo sul pianeta Terra”.

Rispettare. Più vantaggioso che sforzare di conservare

La perdita di biodiversità non è dannosa soltanto per la natura ma anche per l’economia. Riporta il sito della Purdue University, riprendendo l’ articolo di Science che il rispetto verso la biodiversità forestale, “avvantaggia l’economia di oltre 5 volte il costo degli sforzi di conservazione”.

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