Radio. Onde corte, onde medie, onde libere

Niente contro la tecnologia digitale, ma l’impressione è che non ci venga lasciata la possibilità di scegliere come adoperarla, che ci sia imposta come sostituzione totale della forma analogica. Eppure sono significative alcune forme di naturale resistenza, come quelle che vengono dalla radio, di cui quest’anno ricorre in Italia il 100° anniversario della sua prima trasmissione, 6 ottobre 1924.

In molti Paesi del mondo, intrappolati in situazioni difficili se non di emergenza, le radio libere  ricorrono alle ‘antiche’ modulazioni di frequenza in onde corte e medie, che permettono di trasmettere in libertà e diventano, in alcuni casi, strumento di resistenza se non di sopravvivenza.

Interferenze

Ne parla il giornalista e conduttore, Andrea Borgnino, nel suo spazio Interferenze,  riservatogli spesso da Radio Rai 3 Mondo, e nel  podcast edito dalla medesima emittente, Onde clandestine (a disposizione su rayplaysound.it): due puntate dedicate appunto alle “radio clandestine e sull’uso strategico delle onde corte” che illustrano bene la loro funzione nel corso di un tempo indeterminato.

Il primo episodio racconta di Radio Atlantico del Sud e di Radio Liberty, emittenti “clandestine o ‘grigie’ apparse nell’Aprile del 1982, per lanciare segnali di propaganda nelle banda delle onde corte”. Mentre il secondo episodio dal titolo Superare i confini: Kurdistan e Etiopia ci descrive le “emittenti dei movimenti rivoluzionari in Etiopia e di Denge Welat la stazione radio che vuole tenere insieme culturalmente il popolo curdo e superare i confini delle quattro nazioni dove è diffusa”.

Anche in Israele – Paese di avanzatissima tecnologia –,  dal conflitto con i palestinesi sono riprese le trasmissioni radiofoniche in onde medie, e il sabato, quando la fede obbliga all’astensione di ogni azione e attività – ci informa ancora Andrea Borgnino –  viene inserito il silent broadcast, per comunicare le allerte durante lo shabbat.

Numbers Stations

Sapere di Israele ci rimanda  alle storiche Numbers Stations,  ossia le radiotrasmissioni di messaggi segreti  che occupano l’etere da più di un secolo.  Un libro per gli interessati alla questione è Spionaggio in onde corte a cura di  Simon Mason, Massimiliano Viel, Raffaello Bisso, Andrea Viacava e Andrea Lombardi, munito di CD Audio con 25 registrazioni di Numbers Stations.

I radioamatori di tutto il mondo conoscono queste trasmissioni in onde corte rintracciabili in molte frequenze. Trasmissioni di durata variabile in onda a orari divers0i con voci che leggono gruppi di numeri o di lettere in alfabeto fonetico o in morse o con segnali sonori, il cui inizio è avvertito da brani musicale o da una successione di scale di note o di lettere.

Le radiotrasmissioni in codice hanno avuto inizio durante la Prima guerra mondiale, impiegate dapprima dall’Austria Imperial Regia; famoso durante la Seconda guerra il ricorso che ne fece la britannica BBC, che usava frasi convenzionali per inviare in codice informazioni ai propri agenti del SOE ma anche alle forze della Resistenza, impegnate a combattere i nazifascisti: famose al riguardo le trasmissioni di Radio Londra rivolte alle popolazioni europee occupati dalla Wehrmacht. Spesso presente nei film sulla Resistenza, Radio Londra è regolarmente v riportata con la sua distinguibilissima sigla d’apertura, fatta dalle prime note della 5° Sinfonia di Beethoven, scelta, secondo alcuni storici, per la sua corrispondenza con l’alfabeto Morse.

Le Numbers stations furono ampiamente usate durante la Guerra Fredda dalle grandi agenzia di servizi segreti, come la statunitense CIA, la russa KGB, la tedesca orientale MfS e occidentale BND e l’israeliano MOSSAD, riconosciute dagli storici ma sempre negate dai Paesi.

Diminuite dopo la caduta del Muro di Berlino che sanciva la fine della Guerra Fredda,  negli ultimi anni ne sono emerse di nuove in corrispondenza con il nuovo assetto geo-politico.

Progresso o regresso?

La storia delle radiotrasmissioni a onde corte e medie, più utili di qualsiasi forma di tecnologia digitale, ci ricorda che l’avanzamento del  progresso è tale  se migliora e aumenta la conoscenza già in essere, mentre, spesso, l’acritica sostituzione in toto con il nuovo  potrebbe rivelarsi una diminutio e, quindi, in una regressione

Immagine: Andrea Borgnino, da Facebook 

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