Australia. Primo Paese a vietare i social media ai minori di 16 anni

L’Australia è il primo Pese a vietare l’accesso ai social media ai minori di 16 anni (anche con genitori consenzienti), con legge specifica approvata dal Parlamento il 28 novembre 2024 e che costringerà le società proprietarie ad adottare “misure ragionevoli” per impedire ai minori di avere un proprio account.

La legge – che ha ricevuto la maggioranza dei voti sia al Senato sia alla Camera – prevede che piattaforme come TikTok, Facebook, Snapchat, Reddit, X e Instagram siano multate fino a 50 milioni di dollari australiani (33 milioni di dollari statunitensi), se non preverranno l’accesso ai minori di 16 anni.

Ma non potranno obbligare gli utenti a fornire i dati dei documenti di identità come passaporti o patenti di guida e ne potranno richiedere l’identificazione digitale attraverso un sistema governativo.

Secondo NBC News, il commissario australiano per la sicurezza elettronica, Julie Inman Grant, si occuperà di implementare il sistema di verifica dell’età  attraverso la biometria o l’identificazione governativa per verificare l’età degli utenti. Ma secondo i critici sono metodi che solleverebbero, comunque, problemi di privacy. E, riporta Reuters, per Google e Meta (società proprietaria di Facebook, Instagram e Threads) senza maggiori informazioni su come far rispettare il limite di età, la legge è “incoerente e inefficace”.

Le piattaforme, comunque, avranno un anno di tempo per comprendere come attuare il divieto.  Inoltre alcune di loro – come YouTube – beneficeranno di deroghe in quanto ritenute utili per l’istruzione anche a scolastica. Anche i servizi di messaggistica – come WhatsApp – potrebbero essere esenti dal divieto.

La dipendenza digitale che mette a rischio la salute mentale dei minori

Secondo studiosi le piattaforme metterebbero a repentaglio la salute mentale dei minori e l’abuso complicherebbe un sano sviluppo emotivo.

La causa sarebbe la dipendenza digitale, come dimostrerebbero varie indagini scientifiche, come l’ ampio studio pubblicato sulla rivista Archives of Disease in Childhood condotto in Finlandia, che ha preso in esame 1164 studentesse di 15-16 anni di 49 scuole secondarie di II grado di 3 grandi città del Paese, Helsinki, Espoo, e Vantaa.

Dibattito internazionale. Le misure in Europa e negli USA

In merito a questo controverso rapporto social media – minori, tutti i Paesi del mondo cercano soluzioni.

Nel 2023 l’Unione Europa ha adottato il Digital Services Act, una serie di misure tese a proteggere i minori online e a impedire ai social di rivolgergli annunci personalizzati.

Negli USA la situazione varia di Stato in Stato, oltre ad iniziative più circonstanziate come le scuole pubbliche di Seattle le quali, alle aziende proprietarie di Facebook, Instagram, YouTube, Snapchat e Tik Tok e al motore di ricerca Google e alle sue app, hanno mosso un’azione legale.

O come il sindaco di New York, Eric Adams, che a inizio 2024 ha dichiarato che il commissario del Dipartimento di Salute e Igiene Mentale di New York, il dottor Ashwin Vasan, era in procinto ad emettere un avviso di salute pubblica per la città, posto che la salute mentale dei giovani newyorkesi è “in declino da oltre un decennio” per i social media che creano dipendenza, con le conseguenze di cui dicevamo. Con questa motivazione a febbraio Adams ha depositato presso la Corte Superiore della California la denuncia contro TikTok, Facebook, Instagram, Snapchat e YouTube.

In Florida, il governatore Ron De Santis ha firmato una legge che vieta ai minori di 14 anni di avere un account sui social network, ma l’iter del provvedimento è ostacolato da controffensive legali; così come sta accadendo nell’Ohio, Arkansas, California e altri Paesi degli States che hanno approvato leggi simili.

Non meno difficoltoso il tentativo del governatore dello Utah, Spencer Cox, che ha firmato la legge che impone alle aziende di verificare l’età degli utenti e disabilitare le funzioni, tra cui l’autoplay, qualora risultasse inferiore a quella stabilita.

 

Immagine by Brett Jordan – pexels.com

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