Goldman Prize. Quando l’utopia è la migliore forma di realtà

Ecco i 6 vincitori 2020 del Goldman Environmental  Prize  (il premio internazionale più importante tra quelli assegnati agli ambientalisti), ciascuno dei quali portatore di un grande cambiamento che dimostra, come  i neo David possano contrastare i sempiterni Golia e, in alcuni casi, collaborare per un cambio di paradigma.

Lucie Pinson, Francia – Europa

Lucie Pinson, 35enne, Master in Scienze Politiche e Politica dello Sviluppo, ambientalista e dedita al sociale, dal 2013 al 2017  ha fatto esperienza presso l’ONG, Les Amis de la Terre, dove, da attivista di finanza privata, si è concentrata sul carbone, la principale fonte di emissioni di CO2.

Saputo che l’industria del carbone era patrocinata per il 75% del suo fabbisogno da 20 banche internazionali – delle quali 3 francesi (Bnp Paribas, Crédit Agricole e Société Générale, 32 miliardi di dollari tra il 2007 e il 2013) – Lucie Pinson ha concentrato il suo sapere, la sua esperienza e le sue energia su questo fronte.

Ha fondata la propria Ong, Reclaim Finance e, attraverso ricerche, conferenze pubbliche, interventi alle assemblee degli azionisti delle grandi banche, lettere ai loro dirigenti, senza disdegnare campagne mediatiche e relazioni con i giornalisti, è riuscita a convincere attori finanziari importanti sul necessario cambiamento culturale.

Nel 2017 le banche francesi hanno deciso di disinvestire dal carbone. Poco dopo hanno preso la stessa decisione, le grandi compagnie assicurative Axa e Scor.  Alla cerimonia del premio Lucie Pinson ha dichiarato che è pronta a proseguire la sua battaglia per “vincere la guerra climatica”.

Chibeze Ezekiel – Ghana – Africa

In Ghana il giovane Chibeze sta a capo dell’ONG 350.org, che è riuscita a fermare la costruzione di una centrale termoelettrica da 700 MW e di un porto per accogliere 2 milioni di tonnellate di carbone provenienti dal Sudafrica; un progetto già deciso dal Governo e finanziato con capitali cinesi.

L’azione dell’ONG, basandosi sui dati forniti dalla ricerca scientifica, è stata capillare: se i sostenitori della centrale promettevano posti di lavoro e, quindi,  benessere diffuso, gli attivisti ambientalisti di 350.org descrivevano alla popolazione, con prove alla mano, le conseguenze negative del progetto a forte impatto ambientale: piogge acide, emissioni di mercurio e anidride solforosa (in tempi di cambiamenti climatici) e la possibilità di perdere l’acqua potabile.

La comunità locale si è schierata contro la costruzione della centrale e il Ministero dell’Ambiente ha cambiato la politica energetica nazionale, scegliendo la strada delle fonti rinnovabili (il piano strategico 2030) per risolvere il problema della perenne penuria energetica ghanese.

Nemonte Nenquimo – Sud e Centro America

Nemonte Nenquimo ha il vinto il Goldman Prize per aver intrapreso e vinto un’azione legale contro le compagnie petrolifere che per anni hanno sversato sostanze tossiche nei fiumi, contaminando le terre della sua comunità Waorani in Ecuador.

La sentenza del tribunale ha decretato la protezione di 500mila acri di foresta pluviale amazzonica e il territorio della comunità dall’estrazione del petrolio che per anni ha costretto le popolazioni indigene ad allontanarsi dalle proprie terre. Secondo quanto riportato dal goldmanprize.org, l’80% dei Waorani vive oggi su un decimo della proprie terre ancestrali.

La vittoria della causa di Nemonte Nenquimo  segna un precedente legale per la regione. In nome dei diritti alla terra, tante altre tante tribù ecuadoregne stanno seguendo il suo esempio per salvaguardare altri tratti della foresta pluviale dall’estrazione del petrolio.

Leydy Pech – Nord America

Anche il premio a Leydy Pech, apicoltrice maya, nello specifico nata e cresciuta a Campeche (Messico), membro di una cooperativa agricola tutta al femminile, ha a che vedere con la rivincita contro un colosso multinazionale: la Monsanto.

Appartenente al gruppo farmaceutico Bayer, primo produttore al mondo di Organismi Geneticamente Modificati (Ogm), nel 2012 la Monsanto ottenne dall’autorità governativa i permessi per coltivare la soia geneticamente modificata (resistente all’erbicida Roundup, il cui principio attivo è il discusso glifosato) anche nelle terre di Campeche e Yucatán, mettendo a rischio l’apicoltura ma anche la salute dei residenti. È allora che Leydy Pech ha creato la coalizione Sin Transgenicos e con il supporto di una serie di studi scientifici universitari ha dimostrato i pericoli riconducibili agli Ogm e al glisofato, portando il Governo messicano davanti alla Corte Suprema che le ha dato ragione. Nel settembre del 2017 alla Monsanto sono state revocate le autorizzazioni per la coltivazione della soia.

Le vittorie delle leader ecuadoregna e messicana riportano alla memoria la storia dell’africana Phillis Omido – premio Goldam 2014 – che attraverso le sue battaglie legali nel 2020 ha ottenuto il risarcimento di 12 milioni di dollari a favore dei residenti di Owino Uhuru, baraccopoli di Mombasa, per i danni provocati alle persone e all’ambiente dalla fusione di piombo dell’azienda indiana Metal Refinery Pez.

Paul Sein Twa – Myanmar – Asia

Paul Sein Twa fa parte dell’etnia karen che conta circa 4 milioni di abitanti che vivono nello Stato omonimo che vorrebbe l’indipendenza dal Myanmar fin dalla fine della Seconda guerra mondiale. Gli scontri violenti con il Governo centrale sono sfumati soltanto nel 2015 e le tensioni e le schermaglie continuano.

Dall’amore per l’ambiente e dalle esperienze della sua etnia deriva l’idea di Paul Sein Twa di creare un parco della pace (o area protetta transfrontaliera). Sottoposta l’idea a referendum in 348 villaggi dell’etnia, l’esito positivo della convocazione popolare ha dato corpo al progetto di Paul Sein Twa e nel dicembre 2018 è stato creato il Salween Peace Park , estensione di 5mila chilometri quadrati popolati da tigri, pangolini, orsi e altre specie selvatiche; un regno della biodiversità gestito dalla comunità karen.

Kristal Ambrose – Bahams – Islands and Island Nations

Kristal Ambrose delle Bahamas, da sempre impegnata contro la presenza della plastica nelle acque marine nel 2013 ha fondato l’ONG Bahamas plastic movement con lo scopo di divulgare presso le nuove generazioni le conseguenze nefaste della microplastica, sia attraverso il monitoraggio dei rifiuti sulle spiagge e delle microplastiche sulla superficie del mare sia con progetti di riuso creativo della raccolta dei rifiuti.

Nel gennaio 2018 la grande vittoria: Kristal Ambrose con i suoi studenti volontari è stata ricevuta dal ministro dell’Ambiente. Dopo 4 mesi il Governo ha annunciato il divieto della plastica usa e getta nella regione, entrato in vigore da gennaio 2020.

La premiazione 

L’assegnazione del Goldman Environmental Prize è avvenuta con una cerimonia virtuale trasmessa via Facebook, Twitter e YouTube, il 30 novembre 2020 e condotta dall’attrice statunitense Sigourney Weaver.

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