Educazione vs. violenza. Allarme in Africa
In Italia, migliaia di studenti di accingono agli esami di secondaria di primo e terzo grado, mentre parallelamente, in altri continenti, l’istruzione per la seconda metà del cielo è ancora un diritto da conquistare.
In occasione della Giornata del bambino africano (16 giugno 2017) HRW (Human Right Watch), Associazione internazionale sui diritti umani, ha lanciato un appello per la fine dell’esclusione dalle scuole per le ragazze sposate e incinta in tutto il continente. Nel comunicato stampa Africa: Fai che l’accesso all’Istruzione per le ragazze sia una realtà” HRW ha evidenziato che più di 49 milioni di bambine restano fuori dal circuito educativo (primaria e secondaria) solo nell’Africa subsahariana.
Doppia condizione socio-culturale di allarme dunque: donne giovanissime sposate, già madri ed emarginate rispetto all’accesso scolastico e pertanto escluse dal mondo formativo-professionale.
In Sudafrica, una recente inchiesta parlamentare ha evidenziato che il numero di bambine (tra gli 11 e i 12 anni) rimaste incinta è salito a 1449. L’inchiesta sta accertando se sono stati presi provvedimenti legali contro i responsabili di aver minato l’infanzia e l’adolescenza delle vittime e di seguire queste ultime affinché possano tornare a scuola dopo la nascita dei loro bambini, provvedendo anche ad un supporto psicologico ed emotivo.
Dall’inchiesta parlamentare risulta che 18.357 ragazze/bambine hanno partorito nel 2014, 15.504 nel 2015, 8.732 nel 2016. Priscilla Reddy dell Human Research Council, afferma che l’11% di queste donne in piena fase della pubertà soffrono serie complicazioni durante la gravidanza dovuto al loro corpo non ancora sviluppato e non pronto per affrontare il parto.
Molte adolescenti muoiono per questioni che potrebbero essere individuate facilmente e gestite in ospedale. Il 20% delle donne che muoiono di parto sono adolescenti; un quarto di esse muore per problematiche relative alla pressione alta, un problema comune durante la gravidanza che gli operatori sanitari dovrebbero trattare in modo rapido e naturale. Il 25%, muore per mancanza di assistenza in ospedali attrezzati con le risorse necessarie ad affrontare eventuali complicazioni, anche come abbiamo visto, non particolarmente rischiose.
Le ragazze vivono il loro stato con un profondo senso di vergogna e pertanto nascondono la loro situazione e guaendo si interviene, purtroppo, a volte, è troppo tardi.
A fine maggio, proprio a Pretoria è stata organizzata una marcia di protesta, per la maggior parte, composta da uomini per contrastare la violenza maschile contro le donne e i bambini. Kholofelo Mash, uno degli organizzatori ha dichiarato come sia fondamentale che gli uomini, si prendano una responsabilità collettiva e che si attivino per lottare contro l’abuso sessuale. Solo l’anno scorso la polizia ha registrato 64.000 attacchi a sfondo sessuale. Sia il partito al governo(African National Congress) che il partito all’opposizione sostengono che si tratta di una situazione urgente da discutere a livello nazionale.
La violenza maschile, inoltre secondo la ricercatrice di genere Lisa Vetten, nasconde un’altra dimensione spesso poco enfatizzata dai media: la violenza degli uomini contro altri uomini che in casi di omicidio, la proporzione rispetto alle donne, è di 5 a 1. Secondo la ricercatrice la società deve accogliere e mettere sotto i riflettore anche la vulnerabilità di molti uomini, infrangendo l’equazione “stereotipizzata” vulnerabilità-femminilità.