Brexit significa Brexit
Brexit significa Brexit. Questa è la risposta – mantra che la premier britannica Theresa May, va ripetendo da quando è stata eletta, il 13 luglio 2016, a guida della Gran Bretagna.
Oggi, 2 ottobre 2016, alla rete televisiva BBC, May ha annunciato che entro marzo 2017 applicherà l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, vale a dire metterà in moto il meccanismo che aprirà ufficialmente il processo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. La Brexit appunto, ossia l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, decisa dopo il risultato del referendum popolare avvenuto il 23 giugno 2016.
L’articolo 50 prevede che uno stato che voglia uscire dall’Europa dispone di un lasso di tempo di 2 anni per completare tutte le procedure atte all’abbandono dell’UE. Quindi, salvo eventuali proroghe decise da ambo le parti, l’uscita definitiva del Regno Unito dall’Europa avverrà nella primavera del 2019.
Il lavoro di preparazione per l’applicazione dell’articolo 50, permetterà, afferma May una “transizione soave”, e una volta che l’articolo “sarà attivo, renderà il processo di negoziazione più fluido.
Una negoziazione afferma Teresa May, che vedrà tra gli argomenti prioritari il limite da porre ai flussi migratori perché attraverso il risultato del referendum “il popolo britannico ha lanciato un messaggio chiaro” in proposito. Ma ha tenuto ad aggiungere che tali limiti non avranno niente a che fare con gli stranieri che lavorano in Gran Bretagna, i cui diritti sono inviolabili.