Il carro di Tutankhamon verso il museo che ospiterà l’intera collezione funeraria
L’ultimo dei 6 carri funerari del famoso faraone Tutankhamon è un carro da battaglia, come usava la cavalleria dell’antico Egitto, ricoperto d’oro, trovato nella tomba del faraone bambino (salì al trono presumibilmente tra gli 8 e i 10 anni e mori a 19) della XVIII Dinastia (1550-1295 aC).
Il 5 maggio 2018 il carro è stato trasportato presso il nuovo Grande Museo Egiziano (Grand Egyptian Museum) che sorge vicino la piana di Giza, in via di allestimento. Già nel Museo militare, il prezioso reperto è stato spostato in scatole di legno dopo essere stato smontato.
Il Grande Museo di Egitto, la cui apertura è prevista entro il 2018, raccoglierà, per la prima volta nella storia, l’intera collezione degli oggetti rinvenuti nella tomba di Tutankhamon: in totale 5.398 pezzi fino ad oggi ospitati in 3 musei.
La tomba di Tutankhamon, situata nella Valle dei Re – celebre sito archeologico egiziano per la concentrazione delle tombe dei faraoni del Nuovo Regno – fu scoperta nel 1922 dall’egittologo inglese Howard Carter e trovata inviolata: salvata dalla depredazione dei ladri, che spogliarono nel corso del tempo tutte le tombe che racchiudevano grandi ricchezze.
Colpo di scena sulle probabili grandi sorprese archeologiche
Una tomba inviolata, dunque, e che, fino al 6 maggio 2018 si è sperato potesse riservare strabilianti sorprese. Nel 2015 l’egittologo britannico Nicholas Reeves ha ipotizzato che nella stanza del sarcofago del faraone ci siano passaggi che porterebbero ad altre stanze ancora inesplorate, una delle quali potrebbe essere la tomba della regina Nefertiti. Dopo sopralluoghi ed esami preliminari con l’uso di un georadar giapponese, Mahmoud el Damati, ministro dell’Antichità, confermò che “dietro i muri nord e ovest si celano delle camere ancora sigillate e nuove scoperte archeologiche”.
“In precedenza avevamo affermato che c’era una probabilità del 60% – spiegò il ministro – ma ora, dopo la lettura iniziale delle scansioni, siamo convinti al 90% che qualcosa si nasconda dietro le mura”. All’indagine giapponese, seguì la ricerca geofisica di un gruppo di studiosi statunitensi.
Il 6 maggio 2018 nel corso della IV Conferenza Internazionale su Tutankhamon in corso a Giza sono stati resi noti i risultati della terza indagine, compiuta dalla missione italiana guidata da Franco Porcelli del Politecnico di Torino, con il supporto, fra gli altri della National Geographic Society. Mostafa Waziry, segretario generale del Supreme Council of Antiquities, ha dichiarato che la nuova ricerca esclude che ci siano corridoi o camere segrete dietro le mura della camera funeraria di Tutankhamon.
Il rapporto consegnato a Khaled el-Enany, nuovo ministro delle Antichità, secondo l’articolo pubblicato sul Nationalgeographic.it, termina con la seguente frase: “Concludiamo, con un altissimo grado di sicurezza, che l’ipotesi relativa all’esistenza di camere nascoste adiacenti alla tomba di Tutankhamon non sia supportata dai dati del GPR”.
Per il professore Porcelli (nella foto a lato) le convinzioni di Nicholas Reeves sono imputabili ai “falsi riflessi che il radar ha creato davanti le pareti e non dietro di esse”. Sembra, dunque, che in alcuni punti della tomba le onde del georadar “non siano penetrati, ma scivolate lungo la superficie” creando una sorta di falsi positivi.
La millenaria damnatio memoriae
La regina Nefertiti è stata la grande sposa reale (come gli antichi egizi definivano la moglie principale) del faraone Akhenaton (padre di Tutankhamon) protagonista della grande quanto breve rivoluzione religiosa.
Akhenaton introdusse il culto enoteista per il dio Aton (dio del sole) contro il millenario culto politeista. Il nome originario di Tutankhamon era, infatti, Tutankhaton, che significa immagine vivente di Aton. Per affermare il suo credo, Akhenaton portò la capitale da Tebe ad Akhetaton, città che fondò e dedicò al culto di Aton e diede vita ad una nuova corrente artistica: un esempio della quale si può ammirare nel bassorilievo a lato che ritrae la famiglia reale (Nefertiti a destra, con il caratteristico copricapo a cono) sotto i raggi del sole.
Ma morto Akhenaton le antiche tradizioni ripresero il sopravvento; le successive dinastie poi condannarono Akhenaton e la sua genia alla damnatio memoriae e la sua fama e quella dei suoi congiunti riemerse soltanto nel XIX secolo, con la scoperta dei resti della città di Akhetaton.