Superbarocco. Arte a Genova da Rubens a Magnasco

In un mondo sempre più tecnologico, dove si realizzano le cose più disparate, resta sempre viva quella espressione significativa che si coniuga con la parola arte.

Diffonderla, corrisponde, quasi, a una comunicazione verbale; un linguaggio non muto con la pittura che parla attraverso le figure, i volti e i colori. È una specie di suono che sollecita le aree celebrali del visitatore e che avviene individualmente perché ciascuno è diverso dall’altro ed ha la capacità di articolare le emozioni in modo più personale.

Baudelaire, nella sua poesia dedicata ai capolavori dell’arte, definiti ‘i fari’ diceva che anche il più grande capolavoro di bellezza è come un ardente singhiozzo che va di era in era. Quindi ciò che è bello sarà e vivrà sempre nel tempo. Cosa dunque possiamo vedere alle scuderie del Quirinale dal 26 marzo al 7 luglio prossimo?  Una mostra-evento definita Superbarocco che in collaborazione con la National Gallery of Art di Washington ed i musei di Genova presentano le pitture del Secolo d’Oro di van Dick, Paul Rubens, Luca Cambiaso, Alessandro Magnasco,  Giovanni Castiglione,  Domenico Piola e a Gregorio De Ferrari. Il tutto curato da Boccardo, Bober e Boggero che mostreranno ai romani il meglio dell’arte che ha contribuito a definire Genova la Superba.

Saranno visibili ritratti, volti e vesti, lussureggianti e ricche composizioni floreali, e capricciosi e immaginifici paesaggi, di quell’arte nata nella più favolosa stagione artistica di tutti i tempi.

Con gli occhi vedremo la luce negli sguardi, nel colore verde vedremo il mare, e nel giallo il morire del sole. Forse sarà un’esperienza che potrebbe avvicinarci a capire che cosa è l’eterno o, forse, ritornare ad avere nostalgia delle cose del passato.

Certo è che queste opere bellissime sono un segno di come sia giusto ancor oggi rendere onore ad artisti senza tempo. Quello che ci hanno lasciato ci ha resi fortunati perché aver ricevuto in dono la loro creatività e come spingerci a credere di avere ancora oggi la segreta  speranza che il nostro mondo è il posto più bello in cui vivere.

Anche Hans von Balthasar ci ha lasciato, nel libro La percezione della forma,  questo suo originale  giudizio : “La bellezza è l’ultima parola che l’intelletto può pronunciare, perché essa l’incorona quale aureola di splendore inafferrabile”.

Se il bello che oggi vediamo non è quello che abbiamo sognato, cerchiamo di andare alle scuderie del Quirinale e là troveremo quella pace che intorno a noi inizia a vacillare.

 

Immagine:  ritratto di Ansaldo Pallavicino realizzato dall’artista fiammingo Anton Van Dick (1599 – 1641)

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