Pentecoste. Una narrazione figurativa nei secoli

Tardi, t’amai, bellezza. Tanto antica e tanto nuova!” sia una spinta che ci accompagni nel nostro percorso verso l’altra vita
S. Agostino –  X libro delle Confessioni

Perché dal 1300 in poi tutti i più grandi pittori hanno messo la loro arte a disposizione di un fatto religioso quale la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli? Non c’è una risposta che ci porta ad una conclusione plausibile. Gli artisti di quei quadri non possono più rispondere,  li hanno lasciati a noi in eredità e noi nel guardarli altro non possiamo fare che scoprirci colpiti da un’emozione che definiamo semplicemente inspiegabile.

L’impatto che i nostri occhi hanno avuto nel vedere il grande quadro di Domenico Fiasella (1589-1669), esposto nella basilica di S. Maria di Nazareth sita in Sestri Levante ha aperto la nostra conoscenza a tutta una serie di altri dipinti sulla Pentecoste dislocati in tutto il mondo, anche se il primo nostro ricordo ci fa ritornare a Meteora ove un affresco riproduce proprio la discesa dello Spirito Santo durante il concilio di Nicea, e quel raggio di luce  traccia una linea luminosa che arriva al cuore.  Torniamo al dipinto di Fiasella terminato nel 1618, i cui colori pur tenui danno la sensazione di scendere dal muro e venirti incontro. Nel quadro gli apostoli sono  12 ma l’originalità sta nel movimento degli abiti come scossi dal vento, la presenza di 3 donne e una corona di angeli  sfiorati da lucenti fiamme provenienti dall’alto. In primo piano un libro e a terra una grande chiave C’è nei colori ed in alcune immagini molto dei dipinti di Artemisia Gentileschi, perché i visi hanno lineamenti delicati e non appaiono tanto spaventati da quanto sta succedendo  ma semplicemente sorpresi ed increduli. L’opera di grandi dimensioni merita indubbiamente un posto importante nella quadreria mondiale della Pentecoste anche perché lo stile caravaggesco è certamente un’impronta visibile.

 

Già nel 1300 Giotto aveva dipinto 3 immagini della Pentecoste, uno  ad Assisi, l’altro è un affresco situato nella Cappella degli Scrovegni a Padova quale ultima parte della passione di Cristo ove gli apostoli sono 11 perché manca Giuda, morto suicida, infine le terza,  esposta alla National Gallery di Londra.
Nella cappella degli Spagnoli in San Maria Novella a Firenze c’è un affresco della Pentecoste in stile gotico attribuito ad Andrea di Bonaiuto eseguito nel 1366.

Nel 1451 il Beato Angelico, nella sua opera esposta a S. Marco a Venezia,  aveva raffigurato  26 apostoli e la medesima scena è stata rappresentata dal Pinturicchio nell’affresco situato nell’appartamento Borgia.

Sulla discesa dello Spirito Santo hanno lavorato Tiziano Vecellio, Jacopo da Ponte e per ultimo El Greco il cui quadro,  esposto al museo del Prado di Madrid,  ha come originalità la presenza di 14 apostoli e due donne con mani e visi rivolti al cielo. E come non rimanere affascinati dal dipinto di Van Dick  esposto al museo Staatliche di Berlino e quello di Rubens ove il blu di lapislazzulo proveniente da Kabul, venne utilizzato per dipingere il manto della  Madonna.

Venendo ai giorni nostri in Sicilia, nella Basilica di S. Nicolò a Noto dopo i restauri del 2006, oltre alle opere nuove: dipinti, sculture, vetrate, affreschi dei pennacchi e della navata centrale, si sono le figure del Cristo, degli Evangelisti e degli Apostoli,  ed anche se proposti in arte contemporanea sono fonte di vera bellezza.

A pochi chilometri di distanza da Roma  l’Abazia di San  Nilo a Grottaferrata ci presenta un mosaico definito un ponte tra Venezia Bisanzio e Monreale ove ogni apostolo indossa una toga di diverso colore e le figure risultano ferme ed impassibili con scritte in greco.

 

 

Fotografie dall’alto:  1-2) Giotto; 3-4) Beato Angelico; 5) Abazia San Nilo

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