Bangkok. Con la sua prima Biennale d’Arte va oltre la felicità

Bangkok, la città dei templi e capitale della Thailandia, ha inaugurato la sua prima Biennale d’Arte che fino al 3 febbraio 2019 vedrà 75 artisti, provenienti da 33 paesi, occupare, con le proprie opere, 22 siti della città. Tra questi ultimi aprono le porte alla Biennale anche il Wat Pho, il tempio più antico che custodisce il Buddha sdraiato, grandissima statua alta 15 metri e lunga 46 completamente ricoperta d’oro, e il Wat Arun, conosciuto anche come il Tempio dell’Alba per l’effetto cromatico che irradia con le prime luci del mattino.

Un incontro tra il passato dei monumenti e il presente dell’arte contemporanea che per la Thailandia rappresenta “qualcosa mai fatto prima” come ha rilevato il diretto artistico della manifestazione, Apinan Poshyananda, aggiungendo: “Questi templi significano molto per l’identità e la fede di questo Paese: celebrarli, accostandoli all’arte contemporanea, è un onore”.

Tema della manifestazione: Beyond Bliss (Oltre la felicità).

Gli artisti

Tra gli artisti presenti ricordiamo Marina Abramovic, Francesco Clemente, Paolo Canevari, Yayoi Kusama, Yoshitomo Nara e Yan Pei Ming, Huang Yoing Ping e Choi Jeong Hwa.

Francesco Clemente, l’artista napoletano che vive a New York e lavora tra gli Usa, l’india e l’Italia, tra i pittori più apprezzati al mondo, figura tra gli artefici del risorgere della pittura negli anni Ottanta: unitosi alla Transavanguardia italiana, successivamente sempre in quegli anni, ha lavorato a New York con Jean-Michel Basquiat, Andy Warhol e Allen Ginsberg. Con le sue opere, pittoriche e scultoree, in parte figurative in parte astratte, esplora i misteri della vita umana, traendo l’ispirazione dai miti, dalla religione, dalla cultura popolare. Ha esposto nelle più importanti gallerie e musei del globo, dal Tate Gallery di Londra al Museum of Modern Arts di New York fino al Kunstmuseum di Basilea (Svizzera). Dal 2013 gira il mondo con il suo progetto di arte visiva Francesco Clemente: Encampment. la riproduzione di un villaggio di tende dipinte, realizzato con una comunità di artisti di Rajasthan (India). L’installazione oltre a essere stata esposta in India e in Australia è approdata nel 2017 in Italia, al Ravello Festival.

Marina Abramovic, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia per la perfomance Balkan Baroguq, ha portato a Bangkok il suo famoso Metodo, basato sull’interattività tra l’artista e il pubblico, con il laboratorio di performance aperto a tutti dal 19 ottobre all’11 novembre 2018, condotto dal Marina Abramovic Institute (MAI), fondato dalla stessa artista serba per creare collaborazioni tra i pensatori di tutti i campi.

Anche l’artista giapponese, Yayoi Kusama è conosciuta in Italia grazie alla Biennale di Venezia, dove nel 1991 ha rappresentato il suo Paese. “Artista ossessiva” come si definisce lei stessa, Kusama è famosa per le sue zucche e i suoi pois disegnati all’infinito, denominati, appunto, Infinity net. Pittrice, scultrice e performer, ha sperimentato gli stili più vari, dalla Pop art al Minimalismo. Dopo aver vissuto per molti anni a New York è tornata in Giappone, dove a Tokyo – vicino al suo studio e all’ospedale psichiatrico dove vive – ha inaugurato un museo dove espone le sue opere.

L’artista coreano Choi Jeong Hwa, infine, espone a Bangkok una delle installazioni del suo progetto Happy Happy Project: Breathing Flower, presentato in Italia nella mostra del 2016 al Maxxi Museum di Roma.  Visual artist, designer, grafico, architetto, in realtà Choi Hwa non ama che si categorizzi il suo lavoro, preferisce che sia il pubblico a definirlo. Non a caso il suo motto è “la mia arte è il tuo cuore”.

Per saperne di più: Bangkok Art Biennale 

 

Fotografie, dall’alto verso il basso: 1) manifesto della Biennale; 2) Francesco Clemente all’interno in una delle sue Tende; 3 e 4) Yayoi Kusama

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