Navi e vestiti di carta. Tracce di composizione italiana

Navi di carta, la mostra presso il Palazzo Ducale di Lucca, racconta 100 anni di emigrazione italiana oltre l’Oceano, come recita il sottotitolo.

Navi di carta che ricordano drammatiche fughe dalla povertà, paure, così come speranze, sogni realizzati, e sogni infranti.? Per la prima volta è stata allestita una mostra di antichi documenti “inneggianti” al viaggio verso paesi dove sarebbe stato possibile trovare fortuna, e pertanto, lavoro. Manifesti, dépliant, opuscoli, fotografie, lettere, filmati e cimeli.

Una preziosa collezione originale, come l’ha definita Ave Marchi, docente di lettere e presidente della Fondazione Paolo Cresci per la storia dell’emigrazione italiana. Una pagina della storia italiana che ha riguardato circa 26 milioni di persone, nel periodo che va dagli anni Settanta dell’Ottocento alla fine degli anni Sessanta del Novecento.

Sempre di pubblicità, ma in una dimensione radicalmente diversa, seppure relativa a un periodo storico affine, “ci parla la mostra allestita presso la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano (Parma): Moda e Pubblicità 1850-1950.

Ispirandoci al titolo dell’esposizione di Lucca, possiamo dire che a Parma, invece, sono gli abiti “su carta” che primeggiano nelle immagini pubblicitarie, evidenziando come il settore della moda si stava preparando a creare uno stile italiano fin dagli albori dello Stato unitario, affidandosi alle strategie comunicative.

150 le opere in mostra fra cataloghi e riviste, ma anche poster e inserzioni e, da fine Ottocento, compare il cinema, con celebri firme cartellonistiche come Marcello Dudovich o Giulio Boccasile.  E poiché la moda quando si fa storia diventa costume, nei modelli in mostra si coglie il mutare dei tempi e l’evoluzione della posizione femminile nella società, con abiti sempre più comodi che le permettono maggiore libertà e agilità. Capi suggestivi e artistici, accanto ai capolavori pittorici e scultorei, antichi e moderni della mostra permanente della Fondazione.

Navi di Carta e Moda e pubblicità mostrano le pieghe spesso contraddittorie e articolate di uno stato in via di definizione (come ogni processo identitario). Il 17 marzo 1871 quando venne proclamato il Regno d’Italia (mancavano ancora Venezia e Roma), su 23 milioni di abitanti meno del 2% parlava l’italiano e il 78% era analfabeta e fino a poco prima, in lotta tra loro, sotto dominazioni straniere.

La nazionalizzazione italiana ossia uno Stato in grado di unire intorno a sé tutte le classi sociali da nord a sud è stata poi definita ‘rivoluzione passiva’, perché non avvenne attraverso una graduale assimilazione ma come un’imposizione.

L’estrema differenza tra le due “dimensioni pubblicitarie” che emerge dalla nostra comparazione delle due mostre – che condividono il periodo di riferimento – visualizza la frammentazione territoriale, sociale e culturale del processo di unità nazionale piuttosto che creare una condivisione di interessi e, quindi, di progresso materiale e spirituale.

Spesso si invoca la “giovinezza” dello stato italiano come causa/conseguenza dei contrasti regionali e locali, tutt’ora esistenti, probabilmente in parte è così. Tuttavia giunti al terzo millennio in un’ottica di sostenibilità e accoglienza, il principio superiore che governa uno stato potrebbe essere quello della promozione storico-culturale, dell’unità socio-economica e sanitaria, rivolti sia al benessere interno che alla  convivenza e condivisione con l’esterno.

Un uomo non è un’isola, come non lo è neanche uno Stato. Buona mostra a tutti e a tutte.

 

 

Navi di Carta. 100 anni di emigrazione italiana, presso il Palazzo Ducale di Lucca fino al 13 ottobre 2022, ingresso libero. A cura di Massimo Cutò e di Pietro Luigi Biagioni.

Moda e pubblicità. 1850-1950, presso Fondazione Magnani Rocca di Mamiano (Parma), fino al 11 dicembre 2022.  A cura di Dario Cimorelli, Eugenia Paulicelli, Stefano Roffi.

 

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