Italia e Germania. Interruzione dei “Dialoghi Spontanei”
“La letteratura che non piace all’Istituto di Cultura”, dichiara Giulio Bailetti, insegnanti di lingua italiana a Monaco di Baviera che da anni organizza incontri di “letteratura spontanea” presso l’Istituto di Cultura italiano della città tedesca. Una modalità originale di coltivare le patrie lettere in uno scambio fruttuoso e suggestivo tra italiani e tedeschi, in nome di un’autentica internazionalizzazione della cultura italiana, fuori dalle mura universitarie o dai banchi di scuola. Un appuntamento interrotto dopo 16 anni di attività. Bailetti spiega il perché.
“Sono un italiano che ha deciso da molto tempo di vivere all’estero, a Monaco di Baviera. Qui insegno agli stranieri o meglio li aiuto ad imparare la nostra bella lingua. Qui sono in molti quelli che la amano, anche più di noi. È lei il nostro ed il mio vero tesoro, che purtroppo spesso sprechiamo. La lingua è diventata la mia casa.
Per 15 anni ho portato alle Cinque Terre in vacanze linguistiche un paio di migliaia di tedeschi. Lì abbiamo insieme imparato, abitato, mangiato, fraternizzato e fatto gite in barca stupende. Glielo leggevo negli occhi la sera. Da 16 anni invece modero ( gratis, per passione ) gli “incontri di letteratura spontanea” presso l’Istituto Italiano di Cultura. Tedeschi ed italiani una volta al mese si incontrano e si raccontano, normalmente in italiano. È una bella esperienza per conoscersi ed apprezzarsi.
Purtroppo dal 10 febbraio 2017 abbiamo dovuto cambiare sede. Perché l’Istituto italiano di Cultura dice che la nostra attività non è più una sua attività. Gli ”incontri di letteratura spontanea” sono invece cominciati nel 2000 proprio all’Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera e sono proseguiti fino a tutto il 2016, una volta al mese.
Come in una tavola rotonda ognuno all’inizio si presentava e raccontava agli altri qualcosa di sé. Gli italiani spesso parlavano di quando sono arrivati, del perché e poi dell’attuale situazione; i tedeschi invece di come è nato e si è sviluppato il loro interesse per la lingua e la cultura italiana. La lingua più usata era quella italiana, ma andava bene anche quella tedesca. Mai si giudicavano negativamente gli sbagli linguistici reciproci, fanno infatti parte dei nostri incontri. I partecipanti erano complici in questo.
Uno dei sensi di questa iniziativa era quello di arricchirsi anche sentendo solo le esperienze degli altri. I tedeschi e gli italiani imparavano a conoscersi e Dio sa quanto ce ne sia oggi bisogno. Finito il primo giro, si passava alla seconda parte. Ognuno poteva presentare agli altri qualcosa che aveva personalmente scritto o che comunque aveva attirato la sua attenzione e che voleva raccontare. La contropartita del presentare la propria testimonianza era quella di riceverne in cambio molte altre. Quindi ci si guadagnava sempre.
Come si può immaginare le testimonianze non erano tutte sempre altamente letterarie, ma ugualmente erano molto sentite e vive. Tutte avevano comunque un loro valore, da rispettare. E secondo me le testimonianze o storie, come si vogliano mai chiamare, fanno parte della letteratura o almeno ne costituiscono la base necessaria, su cui poi chi vuole potrà più o meno bene lavorare.
Solo il vissuto non è forse ancora letteratura, ma sicuramente con poco vissuto c’è anche poca bella letteratura. E le cose solo immaginate fanno naturalmente parte del vissuto. Il premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan vuol dire qualcosa.
Il nuovo Addetto reggente (così si chiama) dell’Istituto italiano di Cultura di Monaco di Baviera non ritiene più che i nostri incontri siano manifestazioni dirette dell’Istituto, non capisco bene il perché. Dovremmo quindi fondare addirittura un’Associazione apposita, per noi abbastanza costosa, con la quale l’Istituto stipulerebbe un contratto d’affitto per la stanza del valore di 50 euro a volta.
Infine se volessimo essere assicurati per eventuali infortuni o disgrazie dovremmo pagare un’assicurazione a parte. E questo sancisce in pratica la fine degli “incontri di letteratura spontanea” all’Istituto di Cultura di Monaco di Baviera.