Crip Camp. E niente fu più come prima
Negli anni Settanta, sull’esempio del Festival di Woodstock, un gruppo di operatori hippies organizzò fino al 1977 un campo estivo per i disabili, i quali, per la prima volta, lì potevano vivere completamente liberi, lontani dai genitori, dalle strutture differenziate, dalle barriere architettoniche e da ogni sorta di pregiudizio; sperimentavano la normalità, individuavano l’inebriante sapore di fare quel che sentivano di fare ma gli era proibito non tanto per le loro condizioni ma piuttosto per le consuetudini.
Scoprivano l’autogestione, ma anche l’amore a ritmo dei concerti rock, con accanto gli operatori hippies che sapevano come trattarli da uguali e non da menomati, abolendo le differenze. Come racconta oggi Jim LeBrecht – con spina bifida congenita e, oggi, ingegnere del suono – nel documentario Crip Camp – a disability revolution, di cui firma la regia con Nicole Newnham.
LeBrecht, da adolescente, ha vissuto l’esperienza del campo, e, infatti, gran parte del documentario è composto da materiale originale, arricchito dalle note di sottofondo di Richie Havens, Grateful Dead, Buffalo Springfield e Bob Dylan, esponente della controcultura degli anni Settanta.
Partivano per il campo disabili con diversi gradi di autonomia: sordi, ciechi, tetraplegici. Il raduno durava 8 settimane, allestito su un terreno a 2 ore di distanza da New York che si chiamava Campa Jened, ma che gli ospiti avevano ribattezzato Crip Camp (il titolo del documentario dove CRIP sta per storpio/invalido) e non fu solo un’episodica esperienza, durata quanto il volo di una farfalla, bella finché è durata. Si trattò di un esperimento sociale, dell’elaborazione di un modello che cambiò il modo di concepire e affrontare la disabilità, diffuso dagli stessi frequentatori del campo che, nell’età adulta divennero attivisti dei diritti civili.
Su tutti Judith Heumann (nella foto a lato), affetta da polio, che ha dedicato la vita per affermare il modello Crip Camp, dapprima con scioperi della fame, occupazioni, marciando sulla sedia a rotelle, con le stampelle o a carponi, sostenuta dalle Pantere Nere (organizzazione rivoluzionaria afro-americana contro il razzismo), fino ad arrivare all’approvazione della legge ADA del 1990 che proibisce la discriminazione verso i disabili assicurandogli l’accesso alle scuole pubbliche e al lavoro oltre a garantire l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Il documentario Crip Camp, prodotto dall’ex coppia presidenziale Barack e Michelle Obama e premiato al Sundance Festival, racconta tutto questo: una storia finora poco nota e che gli autori auspicano abbia per i diritti dei disabili la stessa forza prorompente che ebbe il film Milk (vincitori di 2 Oscar) per la comunità Lgbtq: che sappia suscitare l’interesse trasversale e non solo quello delle categorie coinvolte.
Netflix lo trasmetterà in prima visione il 25 marzo 2020.