Si è conclusa la Conferenza Onu sul Clima. In attesa di azioni concrete
La Conferenza Onu del Clima, COP 22, svoltasi a Marrakech si è conclusa il 18 novembre 2016 con il testo finale che fissa l’impegno di ciascun paese partecipante di definire lo sviluppo normativo per l’attuazione dell’Accordo di Parigi entro il 2018 e rinnova, ma ne posticipa il termine, l’impegno della costituzione di un fondo che supporti i paesi economicamente più svantaggiati nella lotta contro i cambiamenti climatici.
COP 22 è stata la prima Conferenza mondiale dopo lo storico Accordo di Parigi del dicembre 2015, che riuscì per la prima volta a riunire 196 Stati, compresi USA e Cina, paesi che concordarono di combattere il riscaldamento globale, conseguenza delle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane, mantenendo tale riscaldamento entro l’1,5 gradi, con un margine di sforamento entro i 2 gradi dai livelli pre-industriali.
Dalle decisioni operative alla elaborazione dei provvedimenti
Rispettata l’agenda stabilita a Parigi, l’Accordo è entrato in vigore il 4 novembre 2016. Quindi, il compito della COP 22 sarebbe dovuto essere fissare i provvedimenti concreti per l’attuazione dell’Accordo. Come ad esempio normare i meccanismi di controllo e contabilità delle emissioni mondiali di CO2 ed elaborare un sistema che equilibrasse gli sforzi mondiali alla lotta contro il cambiamento climatico, come prevede le decisioni di Parigi nel documento Nationally Determined Contributions. Invece, COP 22 ha soltanto terminato per fissare la pianificazione dell’elaborazione dei provvedimenti entro il 2018.
Slittamento per il fondo Green Climate Fund
Sempre sulla scia dell’Accordo di Parigi, il secondo grande tema del vertice di Marrakech è stato il Green Climate Fund, ovvero la costituzione del fondo di 100mila milioni di dollari che i Paesi ricchi s’impegnerebbero a versare ogni anno ai Paesi in via di sviluppo per aiutarli a contrastare il riscaldamento globale.
L’Accordo di Parigi fissava l’istituzione del fondo entro il 2020. Ma anche questo punto, come riporta il testo conclusivo, subisce uno slittamento, perché manca l’accordo tra i paesi donatori che vogliono controllare come i paesi poveri investano le risorse del fondo e, questi ultimi, temono che il controllo si traduca in un’interferenza esterna alle loro politiche.
Da considerare che il programma del Green Climate Fund prevede che la metà delle risorse siano investite per mitigare le emissioni di gas serra, e il restante nelle misure di adattamento ai cambiamenti climatici, perché parte di questi paesi, ne soffrono già le conseguenze.
Momento cruciale del vertice COP 22 è stato il 17 novembre 2016, quando è stato pubblicato il documento contro il negazionismo dei problemi climatici di Donald Trump, con il quale i paesi presenti alla Conferenza hanno dichiarato che l’Accordo di Parigi è “irreversibile”.
Accordi e disaccordi. Pianificazioni e slittamenti che si risolvono in dichiarazioni di intenti per un mondo globalizzato e surriscaldato in attesa di un’azione concreta.
Speriamo che Trump sia d’accordo sul fatto che ” i paesi presenti alla Conferenza hanno dichiarato che l’Accordo di Parigi è “irreversibile”.