Ice Memory. Il progetto italo-francese diventa globale

(From L) Carlo Barbante, the Italian director of the Institute for the Dynamics of Environmental Processes at the University CaFoscari in Venice, Patrick Ginot, ingeneer in research at the French Research Institute for Development (IRD) and the Laboratory of Glaciology and Environmental Geophysics (LGGE) and chief of mission at the Col du Dome and Jerome Chappellaz, director of research at the French National Center for Scientific Research (CNRS) carry a part of an ice core on August 24, 2016 2016 in Chamonix, eastern France, following the extraction of two ice cores in a glacier of the as part of the "Protecting Ice Memory project". Two ice cores of more than 120 meters were extracted before being preserved in Antarctica as part of an operation to save the "memory" of ice, threatened by global warming. / AFP / PHILIPPE DESMAZES (Photo credit should read PHILIPPE DESMAZES/AFP/Getty Images)

“La nostra generazione di scienziati, testimone del riscaldamento globale ha una grande responsabilità verso le generazioni future”. Quest’affermazione di Carlo Barbante, professore dell’Università Ca’ Foscari, sintetizza efficacemente l’importanza del progetto italo-francese Ice – Memory di creare “l’Arca di Noè dei ghiacci”,  la raccolta e conservazione di carote estratte dai ghiacciai, la cui sopravvivenza è minacciata dal riscaldamento globale.

Un patrimonio di ghiaccio fondamentale per la ricerca dei tempi presenti e di “valore inestimabile per le scoperte scientifiche delle prossime decadi o secoli per comprendere le evoluzioni ambientali locali” rincara Jean Jouzel, climatologo e Premio Nobel per la Pace 2007.

Il progetto Ice – Memory, nasce nel 2015, grazie ai paleoclimatologi Carlo Barbante (a sinistra nella foto),  professore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore dell’Idpa-Cnr e Jérome Chappellaz (a destra nella foto), del Cnrs (Centre national de la recherche scientifique).
L’urgenza della conservazione delle estrazioni dei ghiacci nasce all’osservazione dell’aumento della temperatura dei ghiacci, la quale, se seguirà a questa velocità, li fonderà da oggi a qualche decennio massimo.   Non a caso le spedizioni per le estrazioni delle carote riguardano i 2 seguenti ghiacciai dove la temperatura è già aumentate di 1,5-2 gradi:  Col du Dôme e dell’Illimani.

Le prime spedizioni e l’archivio

carote di ghiaccioLa prima spedizione per l’estrazione di carote di ghiaccio è avvenuta dal 15 agosto a settembre 2016, presso il Col du Dôme (4.300m, Monte Bianco). Ha visto impegnati un team internazionale formato da glaciologi e ingegneri francesi, italiani, russi e americani.  Sono state estratte 3 carote di ghiaccio di 130 metri ciascuna, garantendo la catena del freddo, sono state trasportate per mezzo di un elicottero al Lgge, il Laboratorio di glaciologia e geofisica dell’ambiente dell’Università di Grenoble Alps.
La seconda spedizione partirà a maggio 2017 e raggiungerà i 6.300 metri di quota dell’Illimani della Cordillera Real, in Bolivia. Seguirà in autunno la missione coordinata dal team italiano sul Gran Combin (Svizzera).

Le carote di ghiaccio estratte sono in parte destinate allo studio per costituire entro il 2019 una banca dati a disposizione di tutta la comunità scientifica.  Mentre la maggior parte formerà l’archivio nella grotta scavata sotto la neve a -54°C, nel gelo naturale dell’Antartide, presso la Base Concordia gestita dell’Istituto polare francese “Paul Emile Victor” e dall’italiano Pnra (Programma Nazionale Ricerca Antartide).

Il progetto diventa globale sotto l’egida dell’Unesco

GhiacciaioCompresa l’importanza del progetto Ice Memory, l’8  marzo 2017, sotto l’egida dell’Unesco, a Parigi, vi hanno aderito gli scienziati di tutto il mondo per programmare le prossime missioni, con priorità ai ghiacciai più a rischio di scioglimento.  In quell’occasione sono stati introdotti protocolli internazionali che implementeranno il progetto e gli garantirà la continuità nel tempo.   Oltre agli Stati Uniti, Russia e Bolivia, l’accordo di collaborazione è stato sancito con la Svezia, Svizzera, Austria, Germania, Giappone, Nepal, Canada e Cina.

Nel corso dell’incontro di Parigi gli scienziati hanno firmato una dichiarazione congiunta, la quale, per dirla con le parole del professor Barbante, certifica “in modo chiaro ed inequivocabile che i ghiacciai di tutto il mondo sono a rischio di scomparsa nei prossimi decenni. Ed è estremamente urgente salvare le informazioni in essi contenute”.  Informazioni di primaria importanza per la salvaguardia del Pianeta e, quindi, per il benessere dell’umanità.

L’Italia è oltre ad essere il Paese promotore e come ci tiene a mettere in rilievo Massimo Inguscio, presidente del CNR, grazie “alla sua rete scientifica sul territorio italiano e nel mondo, tra cui le basi in Artide e Antartide, contribuisce in modo sostanziale all’implementazione di Ice Memory”.

Il progetto è stato avviato da finanziamenti di donatori privati quali: la Fondazione Alberto II di Monaco, le società Findus France, Petzl, Aku e Pressario e da Claude Lorius, glaciologo francese, pioniere della perforazione glaciale.

Fotografia di copertina by Philippe Desmazes/AFP/Getty Images

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