ONU. Contro il traffico illecito dei beni culturali
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il 24 marzo 2017, ha votato all’unanimità la risoluzione con la quale invita gli Stati membri a collaborare con le stesse agenzie dell’Onu (Unesco e UNODC) e con l’Interpol, per lo sviluppo un programma di cooperazione in grado di prevenire e contrastare i traffici di beni culturali, che tanto avvantaggiano sia il terrorismo sia la criminalità organizzata.
Il vice segretario generale dell’Onu per gli affari politici, Jeffrey Feltman, ha dichiarato che i gruppi terroristici come Daesh sfruttano i siti culturali per finanziare le proprie attività, rafforzando i legami con la criminalità organizzata. Al contempo recano un danno incalcolabile alla civiltà umana, perché ha spiegato “distruggono il patrimonio culturale e minano il potere della cultura come ponte tra le generazioni e tra le persone di diversa provenienza e religione”.
La risoluzione è stata accolta con favore dall’Unesco (Ufficio Onu per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) e dall’UNODC (Ufficio Onu sulle droghe e il crimine).
Irina Bokova, direttore generale dell’Unesco commentando la delibera ha fatto notare come “la distruzione del patrimonio culturale è un crimine di guerra”. Rappresenta una tattica bellica “parte della strategia globale che mira “alla pulizia culturale del nemico”, di conseguenza la “tutela del patrimonio culturale trascende” dalla sua intrinseca funzione per diventare un “imperativo della sicurezza, inseparabile dalle vite umane”.
Yuri Fedotov, direttore dell’UNODC, ha considerato la risoluzione adottata “storica” perché “ la distruzione di monumenti come i Buddha di Bamiyan, i monumenti romani in Palmira o di santuari e moschee in Tikrit e Mosul sono tentativi abominevoli per cancellare la storia. Ma la distruzione e il saccheggio sono anche fonti di profitto per i terroristi in collusione con gruppi della criminalità organizzata. Profitti investiti in successivi attacchi terroristici e saccheggi dei tesori culturali”.
Ma affinché la risoluzione non rimanga “lettera morta” è necessario, afferma Fedotov, rafforzare le capacità investigative, la gestione delle frontiere, le misure doganali e d’incrementare la lotta contro il riciclaggio di denaro. Al tempo stesso Fedetov ha chiesto di sollecitare i musei e i rivenditori e il settore del turismo di unirsi nella lotta contro la distruzione, il saccheggio, il traffico e la vendita del patrimonio culturale.
Il mercato del traffico illecito dei beni culturali è uno dei più fiorenti e lucrosi a livello internazionale ed è stata provata la sua connivenza con alcune istituzioni di fama mondiale, come nel caso del Getty Museum di Los Angeles e del Metropolitan Art Museum di New York.
Oltre alla distruzione, la sottrazione, l’esportazione e importazione illegale (complice anche il web), costituiscono le principali cause della dispersione del patrimonio culturale del mondo.
Per saperne di più: Prima sentenza dell’Aja per crimini contro il patrimonio culturale