Premio Zavattini. I finalisti a Venezia

È arrivato all’ottava edizione il Premio Cesare Zavattini, in omaggio al grande scrittore e sceneggiatore di Miracolo a Milano. Un’iniziativa promossa dalla Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico.

La Fondazione eroga un bando per i filmaker di ogni nazionalità per la presentazione di un progetto di cortometraggio che prevede l’utilizzazione, anche parziale, del materiale filmico della stessa fondazione degli archivi partner o altri archivi. Gli autori e le autrici selezionati dalla Giuria partecipano a un percorso di formazione e di sviluppo artistico che comprende anche ore di tutoring individuale in presenza e 12 ore di tutoring a distanza.

La Giuria seleziona tre progetti tra i finalisti che, oltre a usare liberamente per usi culturali il materiale filmico dell’Associazione, ricevono servizi gratuiti di supporto per la realizzazione dei cortometraggi e la somma di 2000 euro per ciascun progetto realizzato.

La realizzazione dei cortometraggi si svolgerà tra Febbraio e Maggio 2024.

Durante il percorso formativo e di sviluppo, i filmmaker finalisti parteciperanno anche ad Atelier Zavattini, sezione dedicata alla raccolta di testimonianze audiovisive sulle opere e le attività di Cesare Zavattini. In questa edizione, il film, oggetto di studio, è La Veritàaaa (1982), l’unico da lui diretto e interpretato.

Selezione dei 10 finalisti dell’edizione 2023

Appunti, fantasmi di Noemi Restani, una revisione critica della memoria coloniale italiana, attraverso la ricostruzione della figura di Antonio Locatelli, cui è dedicata una fontana a Bergamo;

Caro Berlinguer di Pietro Bonaccio, sulla vicenda di una bambina che nel 1977 scrive una lettera a Enrico Berliguer per chiedere la corrente elettrica nella sua casa;

Controra di Chiara Tripaldi, su alcuni aspetti irrisolti della propria storia familiare, ambientato nella città di Taranto;

Fantasia di Marco Mingolla, in cui un gruppo di bambini viene invitato a inventare una storia secondo il metodo di Bruno Munari il materiale d’archivio darà corpo alle invenzioni narrative.

Ricordiamo che il metodo Munari è un progetto di educazione creativa ideato dall’artista che negli anni 70 introdusse l’idea di gioco come esperienza conoscitiva, educativa ed artistica. Munari nelle sue proposte di “ginnastica mentale” invitava i bambini a stimolare creatività, conoscenza, sperimentazione e autoapprendimento.

Figli di oggi di Camilla Morino e Alberto Sparapan, in cui gli autori si mettono in gioco personalmente per far emergere criticamente gli stereotipi di genere assorbiti dal contesto sociale;

Il tempo negato di Maurizio Dall’Acqua, interrogazione di una storia familiare attraverso gli home movies girati dallo stesso protagonista;

La figura umana di Giulia Claudia Massacci, un’indagine su come l’uomo guarda, umanizza ed esercita il proprio potere sugli animali;

Quelli che restano di Saverio Biancone, in cui l’autore sollecita la memoria di un familiare sull’attentato di Nassirya (2003): la paura, il dolore, gli amici persi, il ritorno a casa;

Riccardo I di Federica Cozzio, che attorno al restauro di una tipica barca di Comacchio, rievoca le vicende di una famiglia della zona e del contesto sociale, dagli anni quaranta a oggi;

When we with daisies lie di Sofia Vecchiato, che si interroga sul rapporto dei bambini con la morte e con le metamorfosi sociali, a partire da una memoria personale.

Quest’anno la Giuria assegnerà anche una Menzione speciale dedicata alla giovane filmmaker Chiara Rigione, prematuramente scomparsa, il cui progetto Domani chissà, forse è stato tra i vincitori dell’edizione 2018 del Premio Zavattini. Chiara Rigione, laureata in ingegneria energetica, inizia ad occuparsi di cinema e produzione video, principalmente come montatrice. Il suo progetto selezionato da Zavattini, viene prodotto e realizzato.

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