Venezia cinema. E quest’anno sono 90
E quest’anno sono novanta! Perché quella che poi si chiamerà Mostra vide la luce nel 1932, dal 6 al 21 agosto, sulla terrazza dell’Hotel Excelsior, con il nome Esposizione internazionale d’arte cinematografica e si trattava del primo festival del genere del mondo.
Cultura e turismo e l’immancabile crisi economica mondiale
Lo ideò il conte Giuseppe Volpi, allora presidente della XVIII edizione della Biennale d’arte, per creare sì un nuovo evento culturale a completamento della manifestazione ormai consolidata (la prima edizione della Biennale risale al 1895) ma anche per rilanciare il turismo locale (era proprietario dell’Hotel Excelsior), depresso per la crisi economica mondiale del 1929.
Accanto a Volpi, lo scultore e politico fascista Antonio Maraini, segretario generale della Biennale, nelle vesti di primo consulente artistico e Luciano de Feo, fondatore del SIC (Sindacato istruzione cinematografica), presto Istituto Luce e, poi, direttore dell’Istituto internazionale della cinematografia educativa, riconosciuto dalle Società delle Nazioni, in qualità di direttore – selezionatore.
Membro del comitato speciale addirittura Louis Lumière, inventore con il fratello Auguste del cinématographe, ossia la macchina da presa e proiettore cinematografico, che ringrazierà gli organizzatori per il riconoscimento di espressione artistica che l’Esposizione conferiva al cinema.
La settima arte votata con il referendum popolare
Un riconoscimento che si attendeva da tempo, almeno da quando il critico italiano Ricciotto Canudo nel 1911 aveva definito il cinema la Settimana Arte (ne scriverà il Manifesto dieci anni più tardi) ravvedendovi la capacità di raccoglitore, facendone sintesi, di tutte le arti (plastiche, musica e danza) creandone a sua volta, in quanto nuovo mezzo espressivo, una ulteriore, la settima, appunto.
Essere rassegna artistica fu da subito la chiave che aprì al successo il festival. Alla sua prima edizione poteva vantare già l’adesione di 6 nazioni – tra le quali, mostra il manifesto in alto, URSS e USA – produttrici di varie decine di film selezionati dalla commissione internazionale, non in concorso ma con il pubblico a scegliere la pellicola (“più divertente”, “più commovente”, “più originale” e di “maggior perfezione tecnica”) e l’interpretazione maschile e femminile, attraverso un referendum.
Tante prime volte, compresa l’edizione scandalosa
Più strutturata l’edizione successiva, del 1934, la prima competitiva con la presenza di oltre 300 giornalisti accreditati e 19 nazioni partecipanti e la prima “scandalosa” con il nudo integrale dell’attrice Hedy Lamarr (ma ancora si chiamava Hedy Kieslerová) in un film cecoslovacco. Al referendum popolare si abbinò il giudizio degli esperti: i riconoscimenti erano l’osmosi dei 2 pareri, con il beneplacito dell’Istituto internazionale per la cinematografia educativa. Si assegnava la Coppa Mussolini al miglior film italiano, a quello straniero, mentre alle migliori interpretazioni femminile e maschile, le Grandi medaglie d’oro.
Nel 1935, alla luce della fortuna del festival un decreto governativo ne decise la cadenza annuale e i premi per le migliori interpretazioni divennero la Coppa Volpi.
Nel 1936 il festival assunse l’attuale denominazione di Mostra internazionale d’arte cinematografica, e venne insediata una giuria internazionale.
Nel 1937 trovò la sua sede definitiva nel Palazzo del cinema (costruito appositamente al Lido di Venezia, tra i film selezionati La grand illusion (La grande illusione), film pacifista di Jean Renoir, premiato per il valore artistico che però venne fischiato in sala.
Un guizzo d’indipendenza di giudizio già perduto nel 1938, quando salirono sul podio i film di propaganda nazi-fascista, come il tedesco Olympia di Leni Riefenstahl e l’italiano Luciano Serra, pilota del regista, caro al regime, Goffredo Alessandrini. Va segnalata, però, nella stessa edizione, l’organizzazione della prima grande retrospettiva – 1891 al 1933 – dedicata al cinema francese.
L’ingerenza politica favorì la concorrenza. Nacque il Festival di Cannes
L’ingerenza politica aveva suscitato le ire dei britannici e soprattutto degli statunitensi, fino ad allora molto partecipi al festival con le loro importanti e numerose produzioni: l’anno seguente snobbarono il festival. Nel 1939 tante furono talmente tante le assenze internazionali che venne assegnata soltanto la Coppa Mussolino per il miglior film, Abuna Messias ‒ Vendetta africana del solito Alessandrini.
La Francia prese al volo l’indignazione anglosassone e nel 1939 organizzò in gran fretta quello che sarà il Festival di Cannes ma che rimase in sospeso fino al 1944. Il 1° settembre iniziava la Seconda guerra mondiale.
La Mostra seguì in versione ridotta in un cinema di Venezia e con la quasi esclusiva partecipazione di film italiani e tedeschi fino ad interrompersi del tutto dal 1943 al 45.
Tornerà nel 1946, ancora in tono minore con le proiezioni che avvenivano al cinema San Marco di Venezia ma già prendendo accordi con Cannes per non far coincidere le date tra i 2 concorsi.
Nel ‘47 vi parteciperanno i film dell’Unione Sovietica (vietati dal 1935) e dell’Europa dell’Est.
Nel 1949, sotto la direzione di Antonio Petrucci tornerà al Lido e amplierà la rassegna con nuove iniziative come Mostra del film per ragazzi e Mostra del film documentario e del cortometraggio e il nuovo nome del premio il Leone di San Marco, in omaggio a Venezia.
Negli anni Cinquanta riprese il ruolo internazionale degli esordi e fece conoscere le nuove cinematografie asiatiche e lanciò i grandi registi italiani del dopoguerra. E continuò negli anni, specchio anche delle vicende socio-politiche dell’Italia.
Raccontare la storia della Mostra è come raccontare tutta la storia del cinema. Il libro e il sito
Seguire la storia del festival del Lido di Venezia significa immergersi nella storia del cinema mondiale.
Lo dimostrano le oltre 1000 pagine del libro La mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (ed. Marsilio), scritto per i 90 anni dallo storico del cinema, critico ed academico Gian Piero Brunetta, che tra l’altro al Lido ci è nato.
Un lavoro epico quello di Brunetta come sempre lo è raccontare decenni di vicende umane e artistiche, compiuto da solo e che si avvalendosi anche dell’Archivio storico della Biennale, che presenta online un didascalico ma riuscito excursus dei 90 anni.
La prossima edizione. Entra in scena la leonessa
Prossima l’inaugurazione dell’edizione 2022 della Mostra, la 79°, dal 31 agosto al 10 settembre, e il Lido prenderà vita, dopo il consueto letargo dei restanti 11 mesi dell’anno. In quei giorni, dice Brunetta, cambia tutto “il Comune ripulisce le strade, sistema le aiuole…”. Ma questa è un’altra storia.
Per il momento godiamoci l’immagine ufficiale firmata da Lorenzo Mattotti che celebra il compleanno raffigurando una “leonessa che si libra in alto e ci porge questo anniversario il 90°”. Una leonessa “che vola attraverso la storia con energia e leggerezza, lontano dall’aggressività e dalla ferocia”. Apprezzabile la versione leonessa, naturalmente, pur sembrandoci la retorica dell’autore stereotipata e forse un po’ logora e che pertanto non fa acclamare alla parità e riconoscimento del genere. Ma anche questa è un’altra storia.
Immagini: 1) Manifesto della prima edizione del Festival cinematografico del Lido di Venezia, agosto 1932; 2) Manifesto della prima edizione del Festival di Cannes manifestazione nata come reazione della ingerenza nazi-fascista sulla manifestazione della Laguna; 3 – 4) copertina del libro La mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (ed. Marsilio) e il suo autore, il critico Gian Piero Brunetta; 5) Manifesto della Mostra edizione 2022, di Lorenzo Mattotti