Agristeria. Nuovo modello di vita e di business

Agristeria è il nuovo modello di business che si prefigge di innovare il settore della produzione e commercializzazione dei prodotti genuini dell’agricoltura e l’agristiere è colui che attraverso la tecnologia e i nuovi sistemi di vendita (e-commerce e consegne a domicilio) porta ai consumatori urbani direttamente e quotidianamente frutta e verdure fresche.

Si tratta della star up fondata da Alessandro di Fonzo – Agristeria appunto – con l’intenzione di aiutare “le piccole aziende agricole a distribuire il loro prodotto a un prezzo equo e ai cittadini a mangiare sano”. Il progetto – concretatisi durante il lockdown, secondo adnkronos.com, che grazie al crowdfunding ha raccolto 490mila euro per il contributo di 158 investitori – consiste nel creare una rete di produttori, negozi e ristoranti in franchising dove mangiare e comprare prodotti agricoli:  cibo sano garantito dalla produzione realizzata nell’ottica della sostenibilità ambientale, coltivando senza l’uso dei prodotti chimici, rispettando la stagionalità (l’unica a garantire la salubrità dell’alimento),  valorizzando i prodotti del territorio e in grado di fornire servizi come il delivery e il take away ai consumatori della stessa rete.

Di Fonzo ha conseguito una laurea in Scienze Agrarie e, dopo essersi dedicato al garden design, è diventato agristiere, seguendo la tendenza del ritorno degli italiani all’agricoltura che rappresenta, tra l’altro, una delle soluzioni possibili per risolvere lo spopolamento dei borghi e delle aree rurali.

“Il ritorno all’agricoltura è reale e ha ragioni molto profonde – ha raccontato Alessandro Di Fonzo ad adnkronos.com – Conosco chi è stato duramente colpito dalla crisi del 2008 ed è andato a lavorare con i genitori contadini, chi aveva un ruolo manageriale in una multinazionale ma è stato licenziato e ha trovato il modo di mettere le proprie competenze al servizio della terra”. Se negli anni Sessanta si lasciava la campagna per andare in città adesso si assiste al fenomeno opposto. E questa è un’opportunità per l’Italia che da un lato vede tanta disoccupazione mentre dall’altro “non si contano i terreni ormai incolti”, ma che con un basso investimento iniziale potrebbero trasformarsi in una nuova fonte di reddito, assecondando la nuova tendenza di mercato: la richiesta dell’Health food (cibo sano) che sta crescendo velocemente e le previsioni indicano un ulteriore aumento nel prossimo futuro.

Ma produrre all’insegna della qualità non è più sufficiente in un settore dove a dominare è la Grande Distribuzione, con grande remissione per il contadino ma anche per il consumatore. Per questo Di Fonzo crea una rete di contadini eccellenti insegnando loro le tecniche di marketing e comunicazione, le stesse armi “che fino ad ora sono state usate contro di loro” ha spiegato a lanazione.it. Le piccole aziende agricole sono “le uniche detentrici del cibo sano” e che sanno come operare nel rispetto dell’ambiente. L’Agristeria gli fornisce la metodologia “per favorire la loro permanenza sul mercato, guadagnandosi così la giusta posizione socio-economica che gli spetta”.

I prodotti dei soci non vengono non solo tracciati e certificati ma sono accompagnati “dal racconto della storia del contadino anche attraverso un sistema blockchain. E una volta promosse le coltivazioni locali, manteniamo il rapporto di fornitura e le piccole aziende possono proseguire da sole perché le abbiamo formate”.

Di Fonzo, dunque, anche formatore, una sfaccettatura della sua attività che va oltre i confini della start-up. Attraverso il libro autobiografico Romanzo agricolo. La mia rivoluzione inizia da qui (ed. Towel Publishing, 2018) e attraverso il canale YouTube dispensa consigli e lezioni di marketing per agronomi e garden designer, perché il suo oltre ad essere un modello di business e anche un convinto modello di vita.