Perché molti autistici non amano la simbologia dei puzzle

PERCHÈ MOLTI AUTISTICI NON AMANO LA SIMBOLOGIA DEL PUZZLE

Il 2 aprile si celebra la nona Giornata Mondiale della consapevolezza dell’Autismo e tutto il mondo si “veste di blu” il colore simbolo della giornata: dai volontari nelle piazze ai monumenti che saranno illuminati con questo colore, scelto dall’Onu.

La Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo è stata fissata al 2 aprile di ogni anno dall'”Assemblea generale delle Nazioni Unite” sulla “Risoluzione 62/139” e adottata il 18 dicembre 2007, per incoraggiare gli Stati membri ad agire per aumentare la consapevolezza sulle persone con spettro autistico e sostenere la ricerca trovando nuovi modi per migliorare il benessere e l’inclusione.

Il benessere e l’inclusione si basano sulla conoscenza e la consapevolezza, competenze sostanziali per non inciampare in false credenze e “miti” educativi nocivi e disorientanti, come per ogni persona. A tale fine siamo lieti di ospitare l’intervento di Tiziana Naimo, grafica, autrice dell’acuto blog Bradipi in Antartide.

La scorretta interpretazione di metodologie e strumenti educativi  può portare all’inibizione dello sviluppo o all’alterazione dello sviluppo stesso.

Vi lasciamo dunque alla disanima di Tiziana Naima, rispetto all’uso della simbologia dei puzzle in merito all’autismo.

  1. A detta di tanti, la simbologia del puzzle, rimanda all’infanzia. Ma si è autistici sempre, anche divenuti adulti. NO, non si scompare nel nulla compiuto il 18° anno di età. Gli autistici adulti (con disabilità e senza), vengono spesso infantilizzati, ci si rivolge a loro come verso a dei bambini a qualsiasi età. Da persona di 46 anni, genitore di 3 figli e con quasi tutti i capelli bianchi, mi capita spesso che si rivolgano a me come ad una ragazzina. Questo potrebbe anche farmi sentire più giovane e in genere mi fa sentire a mio agio perché diminuisce la distanza tra me e il mio interlocutore, ma se ad un’intera platea che sta lì insieme a me, viene dato del lei, la cosa stona un po’.
  2. È impressione di molti che il puzzle sottintenda incompletezza, qualcosa di rotto da aggiustare, un enigma insondabile. Qualcuno potrà pensare “uh che esagerati!”, ma i simboli come le parole, sono importanti. Possono contribuire a creare stigma e a sviluppare una cattiva idea di sé.
  3. È una rappresentazione pietistica dell’autismo. Storicamente infatti, all’interno della tessera del puzzle, era rappresentato un bambino in lacrime per mostrare come l’autismo fosse una tragedia di cui i bambini (in primis), soffrono. Usare simboli che rimandano alla sofferenza, degli autistici o dei loro genitori, non fa sentire bene.
  4. Si potrebbe pensare, soprattutto proprio da bambini, che il proprio modo di essere sia causa di sofferenza per le persone che si amano. È un fardello troppo pesante da portare per chiunque, più che mai per un bambino.
  5. Il puzzle (in vari modi), è usato come logo da associazioni che hanno una visione patologizzante dell’autismo. Le prime campagne di sensibilizzazione infatti, sono state modellate sulle campagne di sensibilizzazione messe in campo per malattie come il cancro. Si partiva dal presupposto che fosse una malattia da curare, dando voce a idee molto negative sull’autismo. Non preoccupandosi di come queste avrebbero potuto essere recepite dagli stessi autistici di ogni età. Il blu inoltre, era usato per indicare la prevalenza di autismo nei maschi o che fosse comunque più “marcato” nei maschi.
  6. Non è stato scelto dalle stesse persone che vorrebbe rappresentare e ognuno ha il diritto di scegliere la simbologia più aderente a sé. Sono tante inoltre le persone autistiche che vi ravvisano dei cattivi significati.
  7. Quindi è comprensibile che ravvisandovi dei significati non proprio positivi, essendo anche storicamente accostato ad una narrazione negativa dell’autismo, in tanti non amino il pezzo di puzzle o il blu. Nessuno vorrebbe mai essere associato a qualcosa di negativo, ma preferiremmo essere accostati a simboli dal significato positivo. Uno di questi, ad esempio, è il simbolo dell’infinito con i colori dell’arcobaleno: Simbolo della Neurodiversità.
  8. Un altro simbolo scelto spesso dalle persone autistiche, è l’oro. Rappresentato nella tavola periodica degli elementi chimici con “Au” iniziale di Autismo, rimanda a quanto di prezioso puoi trovare se ti prendi il tempo e hai voglia di capire.
  9. Il rosso: il colore più lontano dal blu, per volersi allontanare il più possibile da quella narrazione.
  10. La giornata del 2 aprile è un tripudio di blu e pezzi di puzzle. Mi rendo conto che questi simboli abbiano accompagnato tante battaglie e in tanti in qualche modo (che mi è incomprensibile), ci siano affezionati e ormai lo associno all’autismo. Questo racconto di sé pero, fa stare male molti. Questo linguaggio fa male.

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