Le mine antipersona. 25 anni dopo la messa al bando
Il 1° marzo 1999 entrava in vigore la Convenzione sulla messa al bando delle mine antiuomo, trattato internazionale multilaterale, adottato con una Risoluzione delle Nazioni Unite nel settembre di due anni prima.
Per intero il documento – comunemente conosciuto anche come Trattato di Ottawa dal nome delle città canadese dove venne firmato -, è intitolato Convenzione internazionale per la proibizione dell’uso, stoccaggio, produzione, vendita di mine antiuomo e relativa distruzione. Il suo proposito è infatti quello di eliminare le mine antipersona in ogni parte del mondo.
Al 1° settembre 2020 gli Stati Parti erano 164. Ad oggi sono 133 i Paesi firmatari, 32 tra i quali Cina, Russia e Stati Uniti d’America che non hanno né firmato né ratificato e 2 – Isole Marshall e Turkmenistan – che hanno firmato ma non ratificato il Trattato.
E, infatti, come ha sottolineato Papa Francesco durante l’Udienza Generale del 28 febbraio 2024, sono ancora “numerose le vittime di questi ordigni che ci ricordano la drammatica crudeltà delle guerre il prezzo delle popolazioni civili”.
L’appello
In occasione del venticinquennale del Trattato della messa al bando le parole del Papa risuonano come un appello sull’interdizione delle mine antipersona che “continuano a colpire civili, innocenti, bambini, anche molti anni dopo la fine delle ostilità”.
Ma sono tante anche le persone che “assistono e bonificano le aree contaminate”. E il loro lavoro, ha concluso Francesco è una “risposta concreta alla chiamata universale ad essere operatori di pace”.
Dati non rassicuranti
Le mine antipersona sono state usate per la prima volta – almeno su larga scala – durante la Seconda guerra mondiale. Da allora non hanno mai cessato di essere utilizzate.
Landime Monitor a cura dell’ International Campaign to Ban Landmines (ICBL-CMC) – che da 25 anni fornisce annualmente una panoramica globale sulla situazione delle mine antipersona a livello internazionale e valuta le azioni di implementazione del Trattato di Messa al Bando – riporta un aumento di vittime nel 2022.
Aumentato il numero delle vittime civili. In Siria, Ucraina, Yemen e Myanmar
Secondo i dati contenuti nel suo ultimo rapporto, presentato a Ginevra nel novembre 2023, sono state 4.710 le persone ferite o uccise da mine antipersona o da residuati bellici esplosivi (ERW) in 49 Stati e in altre due aree nell’anno di riferimento 2022.
La percentuale maggiore delle vittime, l’85%, è rappresentato dai civili metà dei quali bambini (1.171), in Siria (834) e in Ucraina (608).
Quest’ultimo Paese, in guerra con la Russia dal 2021, ha visto decuplicare le vittime nel corso di un anno. Segue lo Yemen (Stato Parte) e Myanmar (Stato non Parte).
I gruppi non statali
Secondo Landmine Monitor 2023 non soltanto i Paesi in guerra, ma anche gruppi armati non statali, hanno fatto ricorso alle mine antipersona.
È accaduto in Colombia, India, Myanmar, Thailandia e Tunisia, nonché in otto Stati Parte nella regione del Sahel – Algeria, Benin, Burkina Faso, RDC, Mali, Niger, Nigeria e Togo.
I Paesi contaminati
I Paesi contaminati sono 60, più altre aree.
Di questi 33 sono Stati Parte con obblighi di bonifica ai sensi dell’articolo 5 del Trattato; 22 sono Stati non Parti e altre 5 aree.
I Paesi con il più alto livello di contaminazione
Gli Stati con il più alto livello di contaminazione (avendo segnalato più di 100 Km²) sono Afghanistan, Bosnia ed Erzegovina (BiH), Cambogia, Croazia, Etiopia, Iraq, Turchia e Ucraina.
Il sostegno
Nel 2022 il sostegno globale contro le mine è stato di 913,5 milioni di dollari che rappresenta un aumento del 52% rispetto all’aiuto fornito nel 2021. I maggiori donatori sono stati l’Unione Europea e gli Stati Uniti.
Quanti Stati Parte hanno bonificato il territorio?
Dall’entrata in vigore del Trattato nel 1999, soltanto 30 Stati Parte hanno riferito di aver bonificato il proprio territorio.
I dati riportati dall’articolo sono stati estratti dalla 25° edizione del Landmine Monitor.
Immagine: ‘Dopo l’esplosione a Kiev’ – by Алесь Усцінаў – pexels.com