#DonneRigenerAttive. A Palermo una toponomastica femminile
#DonneRigenerAttive – Il Valore delle Donne Contro ogni Violenza è il progetto elaborato dal Centro Paolo e Rita Borsellino – Agesci – Emili -Mezzocielo e Libera che si propone di rigenerare e curare gli spazi urbani in nome della forza femminile che si è ribellata all’orrore delle mafie, iniziando col tracciare a Palermo una toponomastica femminile, partendo dal luogo-simbolo di Via D’Amelio.
La storia della reazione e ribellione civica alla sanguinose e terribili stragi di via D’Amelio del 1992 di matrice terroristica – mafiosa dove persero la vita, il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta – è contraddistinta dalla presenza delle donne.
Prima di tutte la poliziotta Emanuela Loi, che con Agostino Catalano, Walter Eddi Cosina e Vincenzo Li Muli, angeli di Borsellino, perse la vita a soli 24 anni in quella via palermitana, distrutta dall’attentato di quel 19 luglio 1992.
Maria Pia Lepanto, la madre di Paolo Borsellino, l’anno dopo la strage volle che nella buca provocata dall’esplosione dell’attentato vi si piantasse l’albero di olivo che arrivò da Betlemme grazie all’intervento del Movimento per la Pace delle Donne in nero palestinesi e israeliane.
Lo raccontava Rita Borsellino che dopo la morte del fratello Paolo modificò la propria esistenza per dedicarla all’impegno civico e politico e la forza per diventare testimone di “memoria attiva”, aggiungeva, le era venuto proprio dalla mamma Maria Pia e da tutte le donne scese in piazza contro la mafia e contro ogni forma di connivenza e complicità con l’organizzazione criminale.
In piazza le donne erano scese 57 giorni prima, il 23 maggio quando avvenne l’altra strage, quella di Capaci. A morire il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo (anch’essa magistrato) e gli e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Una voce di donna si levò il giorno dei funerali di quelle vittime: quella indimenticabile di Maria Rosaria Costa Schifani, vedova di Vito che rivolgendosi ai mafiosi, disse: “Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare”. Da allora Rosaria Costa lotta contro la mafia, come l’altra vedova Tina Montinaro.
Il progetto
Via D’Amelio e in particolare il punto dove l’albero d’olivo ha messo radici è da dove il progetto vorrebbe prendere le mosse, proponendo anzitutto di “rigenerare e curare questo spazio verde” trasformando i pannelli della pensilina dei bus in racconti di vita di donne; di verniciare di rosso la panchina indicando come denunciare e dove trovare aiuto e sostegno contro la violenza maschile sulle donne”, aggiungendo un masso a “segnalare la resistenza salda, consapevole e liberatoria delle donne”.
È chiesto, poi, di “replicare questo prototipo di progetto in altre zone della città, arricchito dalla partecipazione di scuole e associazioni del territorio, con il patrocinio del Comune”.
E infine, come anticipato, Donnerigenerattive suggerisce che “spazi e aree verdi della città” siano rinominati per segnare “simbolicamente luoghi urbani significativi con lo stesso impegno per la giustizia e il riscatto da ogni violenza” come dimostrato dalle tante donne coraggiose”.
La petizione
Il progetto è stato proposto al sindaco, Leoluca Orlando, al vice sindaco, Fabio Giambrone e all’assessore al Verde urbano Sergio Marino. Per realizzarlo è necessaria la loro approvazione. E noi possiamo dare una mano per dare maggiore vigore alla richiesta sottoscrivendo la petizione in merito presente sulla piattaforma Change.org.