Liberaidee. La ricerca sulla percezione e la presenza di mafie e corruzione
Liberaidee, il progetto dell’Associazione Libera contro le mafie, ha pubblicato i risultati della ricerca qualitativa e quantitativa condotta a livello nazionale sul fenomeno mafioso e corruttivo.
Le risposte di oltre 10mila questionari in tutta Italia e delle 100 interviste alle associazioni di categoria riempiono le 200 pagine de Il Rapporto che offre una panoramica aggiornata sia sulla reale presenza delle mafie e della corruzione in Italia sia sulla percezione di tali fenomeni presso la popolazione.
PERCHÈ IL RAPPORTO
Un’indagine che nasce, come ha specificato Don Luigi Ciotti alla presentazione del rapporto, dal constatare che “in molte realtà la lettura dei problemi legati alle mafie si è fermata alle stragi di Capaci e di via d’Amelio, mentre nei 26 anni susseguenti alle stesse, lo scenario del Paese è profondamente cambiato e la corruzione è aumentata”. Una stasi, in parte, derivante dal rischio costante di limitarsi a “sentirsi dalla parte giusta”, dimentichi che “la parte giusta non è un luogo dove stare ma un orizzonte da raggiungere” che implica una “ricerca e un impegno” continuo. La legalità è una “bandiera che tutti sventolano” in tanti “ne parliamo” ma rimane viva e vitale solo se accompagnata dal progresso della civiltà, che si riflette “nei servizi, nel mondo del lavoro, nella libertà d’informazione e nella responsabilità dei cittadini che la vivono a fasi alterne”.
GLI SNODI
Un lungo lavoro, il Rapporto, iniziato nel 2016, che si snoda attraverso 3 passaggi fondamentali:
1°) il primo: la fragilità. Una società “che si chiude, che innalza muri, che respinge, che semplifica, è una società che allontana le fragilità altrui per non riconoscere la propria. Si tratta di una società debole che si crede forte;
2°) il secondo: la crescita del disagio sociale. E qui il discorso si fa particolarmente complesso, perché il disagio implica 5 grandi paure che pervadono la società:
– paura della solitudine, determinata dalla perdita dei legami sociali, del senso di appartenenza a una comunità;
– paura del cambiamento, che nasce dal vuoto culturale, dall’analfabetismo di ritorno, dall’incertezza e dalle incognite del futuro;
– paura dell’economia, intesa come aumento della povertà, determinata da un sistema che non protegge più le persone;
– paura della perdita di identità, perché la memoria collettiva si sta sgretolando;
– paura dell’altro, dello straniero, dei migranti che diventano il capro espiatorio di molti dei mali del Paese; un espediente, afferma Don Ciotti: “così i problemi vanno in secondo piano”. Ma anche in questo caso “la radice del male” affonda “nell’ignoranza” perché “si vive in rapporto agli altri, non a discapito degli altri”.
3°) terzo punto, infine, la gratitudine che Don Ciotti in nome del gruppo di lavoro che si è occupato dell’elaborazione del Rapporto rivolge alle puntuali relazioni della Direzione Nazionale Antimafia, confluite nel Rapporto consegnato al Parlamento italiano e che racchiude 5 anni di studio, che hanno tracciato il solco dove oggi si pongono i dati di Liberaidee.
QUANDO LE PAROLE CORRISPONDONO AI FATTI
E poiché le “parole sono fatti” è indispensabile citare i punti focali del Rapporto DNA che fotografa lo stato attuale delle mafie. “Le formazioni mafiose italiane hanno determinato ampie trasformazioni assumendo formule organizzative e modelli di azione sempre più multiformi e complessi” si legge nel Rapporto che prosegue: “L’ evoluzione del metodo mafioso passa tra intimidazione, corruzione, aria grigia e modalità diverse[…]” e si sviluppano attraverso le nuove 4 dimensioni:
– progressivo allargamento del raggio d’azione;
– profili organizzativi flessibili, reticolari, con unità;
– una più accentuata vocazione imprenditoriale espressa nell’economia legale e nei mercati: È possibile situare il consolidamento del potere delle mafie in questo contesto: le ragioni del loro successo economico si rintracciano nel sapersi avvalere del sostegno, della cooperazione, della competenza di altri soggetti;
– promozione delle relazioni e complicità con attori della cosiddetta area grigia. Le mafie si collocano all’interno dell’area grigia. Quest’ultima è intesa come lo spazio relazionale al confine tra la legalità e illegalità. L’area grigia non è prodotta dallo sconfinamento dell’illegalità nella legalità, quanto da una commistione tra le 2 aree, che presentano confini mobili e opachi tra illecito e lecito”.
I DUE MOSTRI
Eccoli i due mostri, mafia e corruzione che si stanno mangiando l’Italia: mafia e corruzione, come ha affermato recentemente il giudice Nino Di Matteo: 2 facce della stessa medaglia. E la mafia, grazie alla corruzione è come l’inquinamento, prosegue Don Ciotti. E diradare la coltre dell’inquinamento non è facile: va oltre il tradizionale “scambio di favori e di denaro” s’insinua “con la corruzione delle parole, della propaganda politica, dell’informazione compiacente, della finanza con i titoli tossici, del mondo dello sport” solo per citarne alcuni.
Combattere e vincere su tali fenomeni è un compito culturale ed etico: significa compiere una “rivoluzione dei cuori e delle menti”.
UN SEGNO DI SPERANZA: LA RIBELLIONE DELLE DONNE
I risultati de Il Rapporto di Liberaidee mostrano, dunque dei dati negativi che inquietano, che “grattano le coscienze” ma emergono anche “segni di speranza che vanno riconosciuti e sostenuti”. Uno fra tutti: la ribellione di alcune donne di mafia, che alle regole dell’organizzazione non ci stanno più. Che chiedono aiuto per avere un presente e un futuro nella legalità per loro e per i loro figli. E quando le si chiede da dove è nata la coscienza di stare “nella parte sbagliata” rispondono :”assistendo ai dibatti nelle scuole”.
IL COMITATO SCIENTIFICO
Il Rapporto di Liberaidee La ricerca sulla percezione e la presenza di mafie e corruzione è stato coordinato da un comitato scientifico di ricercatori e docenti universitari: composto da Nando dalla Chiesa, Alessandra Dino, Ludovica Ioppolo, Monica Massari, Stefania Pellegrini, Marcello Ravveduto, Giuseppe Ricotta, Rocco Sciarrone, Alberto Vannucci.
È stato presentato alla stampa il 18 ottobre 2018 presso la sede dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Giovanni Treccani, alla quale hanno presenziato oltre a Don Luigi Ciotti, presidente nazionale dell’Associazione Libera, Massimo Bray (direttore generale della Treccani) Francesca Rispoli (componente dell’Ufficio Presidenza Libera), Marisa Parmigiani (responsabile Sostenibilità del Gruppo Unipol), Raffaele Cantone (presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC)),Federico Cafiero De Raho (procuratore nazionale antimafia) e Gian Carlo Caselli (presidente onorario di Libera).
Per saperne di più: Liberaidee -Il rapporto
Fotografia dall’alto: 1)copertina di Liberaidee – Il Rapporto; 2) Don Luigi Ciotti; 3 e 4) Tavole tratte da Il Rapporto; 6) Nando dalla Chiesa; 7) presentazione alla stampa de Il Rapporto