Cultura della sordità. Orgogliosi di essere
Il mondo dei non utenti descritto da un testimone di eccezione, lo scrittore Luigi Mario Bove, presidente della sezione provinciale dell’Ente Nazionale sordi fino al 23 dicembre del 2003. Normative, film, romanzi, un incrocio di vie che contribuiscono ad avviare l’incontro e il confronto tra udenti e non udenti. Comprendersi in un società articolata e inclusiva.
Nel 2006 lei ha scritto il volume “Relazioni e ricerche sul mondo dei sordi”, l’allora assessore delle politiche sociali della Provincia di Roma confermò l’impegno nell’assistenza scolastica agli studenti non udenti. Che cosa è stato fatto da allora?
Il libro “Relazioni e ricerche sul mondo dei sordi” e l’inserimento degli assistenti alla comunicazione nelle scuole pubbliche, secondo la legge 104/92 (legge che promuove la piena integrazione delle persone con disabilità nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società ndr) sono due oggetti totalmente diversi. L’unica cosa che hanno in comune è che entrambi hanno avuto luogo a Roma e sono opera mia.
Relazioni e ricerche sul mondo dei sordi
Il libro, come lei ben dice, lo pubblicai nel 2006. Tre anni dopo il mio “allontanamento forzato” avvenuto il 23 Dicembre 2003 (allontanamento “ingiusto” secondo la sentenza n. 14080 del 20 Giugno 2008 emessa dal Giudice del Tribunale Civile di Roma). Nel libro ho raccolto tutte le mie relazioni, una ventina, tenute dal 1989 al 2003, in Italia e in vari paesi del mondo, compreso l’Australia. In australia, era il 1999 a brisbane, partecipavo al xiii congresso della wfd (world federation of the deaf ) -federazione mondiale dei sordi – dove presentai, un progetto della sezione ens (ente nazionale sordi) e del comune di roma, dal titolo: Il servizio telefonico RELAY in Italia: passato, presente e futuro. Era stato realizzato con l’Assessore alle Politiche Sociali del Comune, onorevole Amedeo Piva, che contribuì anche, in massima parte, alle spese per preparare la relazione e portarla in Australia. Fu un’occasione entusiasmante agli occhi di tutto il mondo! In questo modo, attraverso conferenze ufficiali, ho trattato le più disparate problematiche nel mondo dei sordi, e le ho raccolte nel mio primo libro pubblicato.
Assistenti alla comunicazione nelle scuola
Il secondo elemento che lei evidenzia, ovvero gli assistenti alla comunicazione nelle scuole, è un progetto scaturito su deliberazione del consiglio provinciale della sezione ENS di Roma che io presiedevo. Fu presentato verso la fine dell’anno 2000. Il progetto fu approvato dall’allora Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Roma l’onorevole Learco Saporito. Successivamente è stato sempre rinnovato, anche dagli Assessori che sono seguiti.
All’inizio, nel Marzo del 2001, quando partì il progetto che, mi risulta fu anche il primo assoluto in Italia, riguardava soltanto 17 bambini. In due anni, al dicembre del 2003, quando fui costretto a lasciare i miei impegni sociali, i bambini erano già quasi 200. I numeri non sono un’opinione e, mi pare, che il successo non può essere messo in discussione (ricorderò sempre l’entusiasmo dei “primi” genitori che venivano nel mio ufficio a congratularsi e ringraziare). Oggi, mi risulta che i bambini siano circa 300.
Come sono proseguiti i progetti da lei iniziati come forma di integrazione sociale?
Premetto che non conosco i risultati attuali, ma il progetto, mi risulta, oggi non è più sotto il coordinamento della sezione ENS di Roma dove è nato, e ha condotto i primi passi, a prezzo di enormi sacrifici. Non capisco cosa sia successo. Sembra si sia formata una cooperativa, o delle cooperative anche nelle altre province, che gestiscono i diversi progetti, sugli assistenti alla comunicazione, nati nel frattempo. E’ il solito ritornello di speculazione nei confronti dei sordi, ma è anche colpa nostra che lo permettiamo! A prescindere dalle competenze e, anche, dalle esperienze (che possono essere carenti) la sezione dell’ENS (io mi fermo a quella di Roma) ci rimette anche sul piano economico.
Mi risulta che, in suddetta sezione, persino molti altri progetti iniziati in quel periodo, compreso il servizio “Relay” presentato in Australia (Mi diedi molto da fare per una serie di progetti, e fui anche fortunato. Un periodo straordinario per i sordi romani!), i progetti non sono stati rinnovati con gravi conseguenze per i sordi stessi. La crisi economica c’entra solo in parte.
In che misura, attualmente, sono maggiormente garantiti i diritti dei non udenti?
Io credo fermamente che, oggi, i nostri diritti siano garantiti nel giusto dovuto. Se qualcosa non va e, secondo me, parecchie cose non vanno, è colpa nostra. È colpa dei dirigenti centrali della nostra associazione (l’ENS) e, via via, anche di quelli periferici. Non a caso l’ultima mia relazione, pubblicata sul libro sopra menzionato, ha per titolo: Dopo duemila anni la società è pronta ad accogliere i sordi. È nostro il compito di farci sentire nel modo giusto.
Questa relazione fu presentata a Roma, al 49° Convegno dell’AIES (Associazione Italiana Educatori dei Sordi), il 25 agosto 2003. Quattro mesi dopo sarei uscito, per sempre, dalla vita associativa dei sordi italiani. Vorrei ringraziare i sordi romani, che mi hanno sempre difeso con immenso amore, ma tutto è stato inutile.
Il bilinguismo per i bambini sordi (uso della lingua dei segni nazionale e la lingua scritta del proprio paese di residenza), è assicurato in Italia per tutto il percorso della formazione scolastica, così come decretato dalla dichiarazione di Bruxelles del 19 novembre 2010?
Per me si! A disposizione dei bambini sordi, già dalle scuole materne, sono presenti gli “educatori sordi” che hanno il compito di avviare il bambino alla lingua dei segni. Ciò è necessario specie quando, in famiglia, i genitori sono udenti. Ovvio che vanno educati a questa lingua anche i genitori. L’italiano, scritto e orale, deve essere una realtà. Se, poi, i genitori, udenti o sordi che siano, non vogliono che il loro figlio impari la lingua dei segni? Allora è tutta un’altra storia. La scelta dei genitori deve essere rispettata.
Perché si è dovuti arrivare al 2010 per il riconoscimento della lingua dei segni?
Veramente, in Italia, la lingua dei segni non è stata ancora riconosciuta dalle leggi del nostro Stato. I lavori, per il riconoscimento, sono in corso da anni. Ogni tanto spunta un disegno di legge in tal senso ma poi, per un motivo o un altro, non se ne fa nulla. È un’altra delle nostre incapacità. È stata riconosciuta, in alcune regioni, ma solo a livello regionale. Che cosa significa a livello regionale? Non lo so!
Pensa sia ipotizzabile in un futuro prossimo che la lingua dei segni venga insegnata anche agli udenti come forma di integrazione sociale e culturale?
La nostra lingua è già insegnata in diverse circostanze. Se, poi, nella sua domanda, lei si riferisce a specifica materia di studio nelle scuole di vario tipo, allora io non credo. Gli udenti, ad ogni modo, più che imparare la nostra lingua, dovrebbero conoscere il nostro contesto culturale, il nostro vivere quotidiano.E noi dobbiamo tenere presente che, oltre alla lingua dei segni, c’è anche la lingua parlata. L’italiano! Altrimenti quella possibile integrazione, che come abbiamo visto inizia già dalla scuola materna, non sarà mai completa.
Modestamente, il mio primo libro: “Relazioni e ricerche nel mondo dei sordi”, ma anche gli altri, è un ottimo strumento in proposito. Nel libro si parla proprio di tutto: Arte, Artigianato, Comunicazione, Sottotitoli in TV, Cultura, Informazione, Memoria, Religione, Scuola, Lingua, Vita di Preghiera, Vita Sociale, e altro ancora (le copie del libro, però, sono ormai esaurite).
I libri, una forma di comunicazione oltreconfine: Caro Vespino… ti scrivo!
I libri, in generale, e non devo dirlo io, sono l’elemento più idoneo per esplorare un mondo, in parte, ignoto ai più. Peccato che i libri, scritti da persone sorde e che riguardano i sordi, sono davvero pochi e lontani dalla grande diffusione nelle librerie. A tal proposito, appena il Settembre scorso durante la presentazione del mio ultimo libro, il professor Nicola Siciliani De Cumis, della Sapienza Università di Roma, ha scritto: “Vorrei provare a sostenere l’ipotesi che questo libro di Luigi Mario Bove, Caro Vespino… ti scrivo! (La Famiglia dei Sordi Italiani si confronta), Roma, Lorenzo Paolini Editore, di pp. 464, sia a suo modo un libro di testo per le scuole o per l’università: variamente adottabile per lo svolgimento di programmi scolastici di natura interdisciplinare, ovvero per un corso accademico di tipo disciplinare, monografico ad hoc.
Non semplicemente un libro di lettura, ma più precisamente un libro di testo: e proprio nel senso di uno strumento istituzionale, scelto dal docente per l’insegnamento di una determinata materia di studio, non necessariamente riguardante i sordi, la sordità, ma concernente, invece, il condizionamento sociale e l’educazione del cittadino italiano in quanto tale: sia che abbia una qualche limitazione nel campo uditivo, in senso stretto e in senso largo (anche soltanto metaforico), sia che non ne abbia.
Un libro, cioè, che “faccia testo” ai fini dell’insegnamento dell’osservanza costituzionale del modo di trattare civilmente le disabilità e la sordità in specie. Non a caso Caro Vespino… ti scrivo è spesso attraversato, direttamente o indirettamente, da flash evocativi di luoghi riconducibili alla nostra Costituzione e alla sua mancata attuazione.
Il libro raccoglie ben 328 lettere, scritte nell’arco di diciassette anni e fino al 2003, da sordi o udenti, al sottoscritto direttore responsabile di una rivista che si occupava dei problemi dei sordi. I veri protagonisti del libro siamo noi sordi in tutte le sfumature immaginabili!
Per dire ancora qualcosa sui libri potrei segnalare il romanzo “La lunga vita di Marianna Ucria” di Dacia Maraini (Rizzoli 1990), o “Il grido del Gabbiano” di Emmanuelle Laborit (Rizzoli 1995). Il primo è una storia stupenda, ma che non può stare né in cielo e né in terra. Il secondo è una commovente narrazione di poesia.
Film come “La famiglia Bélier“, il più lontano nel tempo film di Liliana Cavani “Io sono qui, voi dove siete” e la recente serie americana “Switch at birth” contribuiscono ad avvicinare il mondo udente e non udente. Come valuta l’integrazione a scuola? Pensa sia efficace o rende ancora più lontano i due mondi?
Non conosco la serie “Switch at birth” ma, sia il film “Io sono qui, voi dove siete?” e sia “La famiglia Beliér”, credo, al pari dei libri, siano poco diffusi. Qualcosa, forse, lo ottenne “Figli di un Dio minore” che portò, alla sua protagonista sorda Marlee Matlyn, un Oscar. Allora se ne parlò in tutto il mondo! Ovvio che i film, se realizzati bene e con la consulenza delle persone sorde, sono molto efficaci.
Ricordo con piacere, in tal proposito, il film “Straziami, ma di baci saziami”, in circolazione qualche decennio fa, con Nino Manfredi e Ugo Tognazzi. Quest’ultimo impersonò un sordo che, di mestiere, faceva il sarto. Era una interpretazione “perfetta”, almeno per quei tempi. Oggi, il ruolo di un personaggio come quello, non sarebbe più idoneo perché anche la figura del sordo, nella società, è profondamente cambiata. In meglio. Quell’interpretazione, però, almeno per quel tempo e per me, fu molto azzeccata. Tutto sommato anche i film sono, come i libri, utilissimi se rispecchiano la realtà! Però, sia gli uni e sia gli altri, si possono contare sulle dita di una mano.
Come è nata in lei l’idea del romanzo “Quinto Pedio, un Mutus nella Roma di Augusto”? Che cosa reputa sia più significativo nella vita di questo personaggio?
Io sono un grande lettore di romanzi e, molte volte, mi sono accorto che, certi autori, traevano spunto per le loro bellissime e lunghe storie da piccole realtà realmente accadute, e scaturite quasi per caso. È stupefacente come, poche righe, alla fine riescono a costruire una grande storia.
Pertanto ho, quasi subito, pensato di imitarli. Naturalmente dovevo, anche io, trovare una fonte, una piccola realtà storica che potesse interessare me e il mio mondo di persona sorda. In tal proposito non potevo essere più fortunato e lo racconto anche nella premessa del romanzo.
L’idea maturò nel 1990 quando venni a conoscenza di una citazione di Plinio il Vecchio che nella suo opera enciclopedica NATURALIS HISTORIA nella sezione “Mineralogia e Storia dell’Arte” aveva scritto poco più di cinque righe che facevano riferimento a un ragazzo muto, bravo a dipingere, citando anche altri personaggi all’inizio della Roma imperiale.
Io, subito, impostai una bella storia: IL PITTORE SORDO QUINTO PEDIO AI TEMPI DEI CESARI (un racconto breve, di poche pagine) e lo presentai, nel 1996, a Edimburgo in Scozia, al THE 2° SIMPOSIOUM EUROPEAN DEAF HISTORY.Un simposio sulla storia dei sordi europei.
Fu un vero successo! Intanto, in me, era già maturata l’idea di farne un romanzo.
Appena trovai il tempo, “cacciato dalla sezione dell’ENS di Roma” e “andato in pensione”, me ne tornai a Fontana Liri, il mio paese natale, in Ciociaria.
La Roma Antica in Ciociaria
“Mi isolai da tutti e, in compagnia solo dei libri di storia romana e del mio vecchio padre, che mi è stato di grande aiuto (anche con la sua sola presenza), tornai indietro di duemila anni esatti. Lontano dalla folla, con entusiasmo e passione, ho rivissuto un giorno dopo l’altro la storia di un fanciullo straordinario, con tutte le sue aspirazioni e le sue ben note difficoltà.” (Testo nella mia premessa nel romanzo).
Ci ho lavorato davvero tanto, ma proprio tanto. A volte, la testa mi scoppiava per la confusione. Doevo, prima, conoscere bene la storia di Roma in quel periodo (la più intrigante e gloriosa) e, io, la conoscevo davvero poco, anzi per niente. Dopo è stato facile inserire, tra tanti personaggi ed eventi, un bambino muto con tutti i suoi problemi.Tutta la breve vita di Quinto Pedio è stata significativa, anzi specialissima.
Innanzitutto lo stesso Plinio lo accosta all’arte in un periodo durante il quale, la pittura, in Roma era ancora un lavoro manuale. È il primo nome di un “artista” che arriva a noi dal passato. Da sottolineare poi, che Plinio nacque nel 24 dopo Cristo (almeno 10-15 anni dopo la morte di Quinto Pedio) e morì nel 79; vale a dire decenni dopo. Ciò significa che, molti anni dopo la morte del ragazzo e dopo ben nove imperatori, in qualche modo se ne parlava ancora.
Erano tempi in cui si tramandavano molto i racconti orali. I Vangeli sono la prova più eloquente a nostra disposizione, e si ha ragione di credere che il Vangelo di Marco, quello che riporta il Miracolo di Gesù sul sordomuto, fu scritto a Roma.
Dopo brevi calcoli, a pagina 268 del romanzo, nelle mie nutrite “considerazioni”, mi sono permesso di dedurre: “Marco e Plinio, oltre a scrivere nel medesimo periodo (63/68 dopo Cristo), nello stesso luogo (Roma) e su un identico argomento (il mutismo), avevano in comune anche un’altra realtà: non avevano mai conosciuto direttamente i soggetti di cui scrivevano, Gesù Cristo e Quinto Pedio, morti decenni prima, ma ne avevano avuto notizia dai racconti tramandati, su cui si erano certamente entrambi documentati.” Gli accostamenti sono audacissimi ma perfettamente avvicinabili e reali. In qualche modo, ognuno di noi sordi, può e deve essere orgoglioso di Quinto Pedio.
Anch’io Orgoglioso di ESSERE Persona Sorda e di conoscere lo scrittore Sordo Luigi Bove! Eravamo Studenti al Convitto “Antonio Magarotto” di Padova
Grande Scrittore Luigi Bove che ti stimo con Onore
Ho letto, tra le altre sue opere, anche il libro che tratta del mutus Quinto Pedio e questa intervista del 29/12/2015 di Amanda Coccetti all’amico Mario Luigi Bove, che conobbi il primo anno in cui frequentai l’Istituto per sordi A. Magarotto di Padova; questa sua opera è eccellente e sono fiero di averlo conosciuto e di esserne tutt’ora in buoni rapporti di amicizia! Ha imbastito, per me molto piacevolmente e coinvolgentemente, la trama storica in cui si inserisce la storia di questo personaggio realmente esistito e ne merita pienamente tutto il riconoscimento ottenuto!
Ho letto i suoi precedenti libri e devo ancora leggere “Caro Vespino… ti scrivo”