Brucia la Val di Susa. Brucia l’Italia
Brucia la Val di Susa. L’incendio scoppiato giorni fa ha coinvolto le 3 provincie di Cuneo, Novara e Torino. Le proporzioni delle fiamme sono state tali da procurare una preoccupante concentrazione di polveri sottili in un’area come quella padana già pesantemente sofferente per via dell’inquinamento. Aria irrespirabile fino a Torino, dove la concentrazione di polveri sottili ha superato 4 volte la soglia massima consentita, sfiorando i 200 microgrammi al metro cubo.
Le fiamme in Piemonte hanno costretto all’evacuazione di molte persone e procurato danni anche ai pregiati vigneti piemontesi già colpiti da un’estate come sappiamo, secca, proseguita nel mese di ottobre che nella zona specifica ha fatto registrare il 98% in meno di pioggia. Il fuoco, quindi ha avuto la meglio sulla vegetazione secca.
Il clima o il cambiamento climatico in corso (ancora da stabilire se l’estate del 2017 è stato eccezionale, o si dovrà inserire come espressione costante del surriscaldamento globale) ha sicuramente influito sul fenomeno delle fiamme anche in luoghi di altissimo valore ambientale come questo nella Val di Susa o quello del Parco Nazionale della Majella nell’ Abruzzo dell’agosto 2017. Sono ettari ed ettari di boschi completamente arsi.
Non è eccessivo da parte nostra definirli disastri naturali, determinati anche della scarsezza di mezzi per lo spegnimento, incapacità organizzativa, confusione nelle competenze.
Ma, tragedia nella tragedia, dietro ad ogni incendio c’è la mano dell’uomo, in altre parole l’origine dolosa. Accertata per il Parco della Majella, molto probabile – per gli inquirenti – anche per le fiamme della Val di Susa.
Il primato italiano dell’estate 2017
Secondo i dati raccolti e pubblicati dall’European Forest Fire Information System (Effis) della Commissione europea, l’estate del 2017 ha registrato all’interno dell’Unione, incendi 5 volte superiori rispetto ai 142 riportati in media ogni anno tra il 2008 e il 2016. Ma nel contesto della gravità che investe il Continente, l’Italia ha il triste primato europeo per numero di roghi di vaste dimensioni e seconda (preceduta dal Portogallo) per estensione di superfici colpita dalle fiamme. I dati si riferiscono fino ad agosto 2017.
La mano dell’uomo
Di fronte ad una situazione di così vasta gravita ha senso mettere i piromani al primo posto della classifica delle cause umane? Secondo noi no. Al netto delle condizioni climatiche – delle quali comunque si parla ormai da decenni, quindi la politica avrebbe dovuto prendere le dovute misure e precauzioni – è evidente che dietro la cosiddetta “mano dell’uomo” c’è un volontario atto doloso. Gli ormai colpevoli ‘canonici’, come gli operai forestali stagionali – in quanto tali per guadagnare hanno bisogno di ‘fiamme’ -, i pastori che vanno alla ricerca di aree da pascolo e, non registrati, interessi di valenza maggiore e sicuramente opaca, che non sembra velleitario sospettare. E sono quelli che preoccupano di più, strettamente collegati alla corruzione e alle organizzazioni mafiose.
Scarsezza di mezzi
Altro aspetto ma che rientra nell’ambito delle responsabilità umane nella sua espressione più alta, quella politiche, che si esprime in 2 aspetti: la scarsità di mezzi di cui sono dotate le forze deputate per lo spegnimento delle fiamme, non giustificato dalle crisi economica di questi ultimi anni e la confusione delle competenze.
L’Italia dispone di 16 Canadair – aeri utilizzabili per gli incendi estesi concepiti per operare in zone impervie e a forte densità forestale – collocati in 14 basi, 4 elicotteri Ericsson S64F e 8 elicotteri del comparto Difesa e del corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Spiega la Protezione Civile che le 14 basi si concentrano nel centro-sud della Penisola, essendo l’area più interessata dagli incendi, ma il risultato che le seguenti 7 regioni italiane non dispongono di un mezzo aereo: Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Puglia, Sicilia e Umbria.
Confusione delle competenze
A oggi le competenze per lo spegnimento degli incendi boschivi per gli effetti del Decreto 177/2016 risultano divise tra Vigili del Fuoco, Protezione Civile e Carabinieri forestali. Questi ultimi costituiti dall’assorbimento del Corpo Forestale nell’Arma dei Carabinieri.
Il Corpo dei Forestali era una forza di polizia italiana con specifici compiti di difesa del patrimonio agroforestale italiano, tutela dell’ambiente e del paesaggio, controllo sulla sicurezza della filiera agroalimentare, nonché ordine e sicurezza pubblica.
Mentre scriviamo, domenica il 29 ottobre 2017, apprendiamo che i roghi in Val di Usa, dopo qualche ora di stasi, hanno ripreso ad ardere. Mentre se ne registrano di nuovi in Val d’Aosta e Lombardia.