Art. 40. Conosciuto da tutti. Privilegio di pochi

Scipero mezzi pubblici Roma“Hanno aderito allo sciopero il 95% dei conducenti”. La voce soddisfatta che arriva dalla radio appartiene ad un sindacalista e informa sullo sciopero nazionale dei mezzi di trasporto pubblico di 24 ore, dal 15 al 16 giugno 2017.

Precisamente il sindacalista parla da un radio giornale regionale laziale e si riferisce all’ampio numero del personale del settore che ha deciso di astenersi dal lavoro.

Perché lo sciopero è stato nazionale, ma per il trasporto urbano le città hanno risposto in modo diverso. A Napoli ad esempio le principali sigle sindacali hanno indetto lo sciopero soltanto per 4 ore. Anche a Palermo, sembra, che i problemi siano stati contenuti.

A Milano si è fermata soltanto una della quattro linee della metropolitana, la lilla (nel capoluogo lombardo le linee si distinguono l’un l’altra per i colori) che porta a San Siro, cioè alla stadio, che, come sappiamo di venerdì è chiuso. I disagi ci sono, dicono sempre i notiziari in tempo reale, ma non è un “venerdì nero”. Sembra che i milanesi costretti a spostarsi con i mezzi pubblici, riescano ad arrivare alla meta, impiegando un’ora in più rispetto agli altri giorni, ma arrivano.

E Roma? Come va Roma visto che quasi il totale degli addetti hanno incrociato le braccia, come ci ha raccontato il fiero sindacalista? Un disastro. Perché a Roma gli scioperi sono stati 2 (melius est abundare quam deficere dicevano i latini, e come non rispettare i progenitori?). Oltre allo sciopero nazionale delle 24 ore si è aggiunto quello di 4 ore. Garantite le consuete fasce fino alle ore 8,30 e dalle 17 alle 20.

Il risultato è stato quello di una città, già con gravi problemi di mobilità, bloccata da ingorghi con persone in  sofferenza.

Intendiamoci, rispettiamo il diritto allo sciopero. Ma proprio per questo siamo dell’idea che si debba basare sul principio di solidarietà, che è tale, soltanto se la comprensione è reciproca: lavoratore con lavoratore, cittadino con cittadino.

Gli scioperi (il plurale purtroppo è d’obbligo, perché sono frequenti) del trasporto pubblico a Roma ,e non solo, ormai hanno ricadute troppo pesanti per gli altri lavoratori. A chi va bene, perché gode di un contratto a tempo indeterminato, se non riesce a rimanere a casa per l’occasione grazie al ricorso di un giorno di ferie (ma gli scioperi sono troppi) è costretto a ricorrere alla macchina, mettendo in conto non solo il tempo che consumerà nel traffico, ma anche la quasi certa multa che dovrà pagare, posteggiando in sosta vietata – se avrà la fortuna di trovare libero un posteggio in sosta vietata. 

Può capitare, per rara fortuna, di pensare di aver trovato un parcheggio lecito e di lasciare la macchina tranquillo, ringraziando gli dei, salvo trovare, al ritorno, la sorpresa della multa, perché non ha visto né le semicancellate linee stradali né il segnale di divieto nascosto dalle ricche fronde di un albero, che ormai è lasciato cresce libero e selvaggio (la vegetazione nella capitale si fa sempre più rigogliosa, eppure l’ufficio Servizio Giardini esiste ancora, mah!). Altre possibilità non ne ha. Per questo va a lavoro con i mezzi pubblici!

Poi ci sono i tanti lavoratori atipici per i quali non riuscire a raggiungere il posto di lavoro significa, come minimo, non essere retribuiti. E, quindi, pur di andare è tutto un organizzarsi: un impegno che coinvolge tutta la famiglia. Se ha una famiglia.

Quindi? Quindi è giunto il momento in cui i lavoratori tutti mettano in campo e adottino misure adatte alla complessità sociale dei nostri tempi. Ci sono già varie forme di rivendicazione, non è necessario spremersi le meningi per trovarne di nuove.

Scioperare è un diritto garantito della Costituzione Italiana (articolo 40), ma è fondamentale applicarlo per rivendicare le proprie ragioni sì, ma senza recare danno alle altre categorie, soprattutto a quelle deboli, che di certo, pur avendone tanti di validissimi e umanissimi motivi, il diritto allo sciopero lo conoscono solo per averlo studiato sui testi scolastici.

E Roma? Beh, Roma speriamo “che se la cavi”. Ma questa, forse, è ancora un’altra storia.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.