Thonis-Heracleion. Il mito che si fa storia
Osiride i misteri sommersi dell’Egitto, così si chiama l’esposizione presso il Museo Rietberg di Zurigo di 300 pezzi archeologici, provenienti dagli scavi marini realizzati nel Mar Mediterraneo. Sono alcuni fra i reperti delle città sommerse Canopus e Thonis-Heracleion nella baia di Abukir, situata a nord-est di Alessandria d’Egitto.
La scoperta delle città sommerse e, in seguito, dei reperti, si devono all’archeologo sottomarino francese Franck Goddio (foto in basso), il quale negli anni ’80 del Novecento, mentre era impegnato nel recupero di un vascello napoleonico, casualmente, si trovò di fronte a un insolito quanto misterioso ed esteso ‘ingombro’ di 8 metri di profondità, avvolto nella sabbia.
Di cosa si trattava? Iniziarono 4 anni d’indagini geofisiche, supportate da ingegneri, egittologi, subacquei professionisti. E Thonis-Heracleion (Thonis per gli antichi egizi, Heracleion per gli antichi greci), la città di straordinaria ricchezza menzionata dallo storico Erodoto, che si pensava fosse una leggenda, divenne realtà.
Nel 1996 iniziarono i lavori di recupero dei reperti archeologici: un lavoro articolato e minuzioso del team multidisciplinare dello IEASM (European Institute for Underwater Archeology) di cui è fondatore e presidente, lo stesso Goddio, tramite l’uso di tecnologie avanzate. I tanti reperti trovati e la loro ottima conservazione hanno permesso la ricostruzione della vita di una città all’epoca dei faraoni.
Thonis-Heracleion crocevia del Mediterraneo
Thonis-Heracleion distrutta, probabilmente, da una catastrofe naturale circa 1200 anni fa, era crocevia commerciale del Mediterraneo, nonché centro religioso.
Si suppone che le causa che provocò una discesa marina delle rovine, sempre più profonda, rimanendo sommerse per oltre 1000 anni, sia stato il progressivo aumento del livello del mare insieme all’improvviso cedimento del suolo argilloso, non in grado di sorreggere il peso delle costruzioni.
Nel frattempo si era persa nel tempo la memoria della città Thonis-Heracleion, così come quella di altri insediamenti lungo la costa, dei quali si conosce l’esistenza solo da alcuni testi antichi.
Tra i ritrovamenti, tanti i manufatti ecclesiali e piccole statue di divinità. 64 navi sepolte nell’argilla e nella sabbia del fondale marino, monete d’oro, pesi in bronzo e pietra testimoniano l’importanza del commercio per la vita della città. Inoltre, sono state trovate 3 sculture di straordinaria grandezza, che superano i 5 metri, esposte alla mostra di Zurigo, così come il recupero di lastre con incisioni sia in greco antico sia in egiziano antico e decine di piccoli sarcofaghi calcarei, secondo gli studiosi, di animali mummificati deposti per onorare gli dei.
Nel 2013, l’archeologo Barry Cunliffe, docente della Oxford University, che partecipò agli scavi ha affermato che le prove archeologiche dimostrano come il sito sottomarino sia Thonis-Heracleion, al di fuori di ogni dubbio.
Tuttavia lo stesso Goddio, sostiene (affermazione di qualche anno fa) che “le scoperte sono solo all’inizio e che ci vorranno ancora decenni e decenni prima che la città e quel che racchiude sia completamente portata alla luce e studiata”.
Il mito di Osiride
I primi ritrovamenti sono stati esposti nella mostra “Tesori sommersi d’Egitto” che tra le tante città del mondo ha toccato anche Torino.
L’esposizione allestita a Zurigo non poteva non essere dedicata a Osiride, perché procedendo con gli scavi è apparso evidente, ha spiegato lo stesso scopritore Goddio, che si trovavano nella terra della divinità egizia.
Osiride annegato nel Nilo, vittima del complotto ordito dal fratello minore Seth, malgrado fosse stato smembrato, fu ricomposto dalla moglie Iside e dalle sorelle Nephtys e Anubis. Eletto dio dell’oltretomba, veniva celebrato con un rito annuale a simboleggiare la ciclicità della vita e della morte e, quindi, l’alternarsi delle stagioni.
A quando in Italia?
La mostra rende omaggio a Osiride da par suo con tre sezioni che raccontano l’origine del mito, i luoghi e la celebrazione dei misteri, oltre alle varie interpretazioni del culto secondo le tradizioni storiche e geografiche.
Segue l’esposizione dei circa 300 pezzi provenienti dagli scavi sottomarini, oltre ai 40 reperti appartenenti ai Musei de Il Cairo e Alessandria.
Data la natura itinerante della mostra, rimarrà al Museo di Zurigo fino al 16 luglio 2017, dopo aver fatto tappa a Parigi e al British Museum di Londra.
In Italia rimaniamo in attesa che il suo peregrinare la porti presto da noi.