Inquinamento marino. I danni del ghost gear
Il 2% di tutti gli attrezzi usati per la pesca finiscono abbandonati nei mari e negli oceani, in media, ogni anno.
Una percentuale che tradotta in numeri significa 78mila chilometri quadrati di reti da pesca di ogni tipo, 740 mila chilometri di palangari (lenze lunghe con inserite lenze più piccole, tutte dotate di amo), 13 miliardi di ami e oltre 25 milioni di nasse e trappole.
La stima è stata compiuta di ricercatori dell’Università della Tasmania a Hobart (Australia) a seguito delle loro interviste a 450 responsabili delle flotte di pescatori di vari parte del mondo e moltiplicando le stime delle perdite degli attrezzi per le stime della pesca globale.
Tali oggetti, persi, dimenticati o scartati e chiamati genericamente ghost gear (attrezzatura fantasma), restano in acqua per anni e causano molto danni alla fauna marina che ne rimane intrappolata, agli ecosistemi e alla sicurezza alimentare.
La stima, dicono gli autori della ricerca è “da considerarsi limitata e insufficiente”. Non è stato possibile misurare i danni che i rifiuti determinano ma a loro dire la diminuzione di oltre il 70% di squali e mante nel corso degli ultimi 50 anni dipende anche dai palangari dimenticati. Mentre nelle nasse rimangono intrappoli specie più piccole.
Lodevole il lavoro dei volontari impegnati nella pulitura dei fondali marini, promosso dalle istituzioni e dalle aziende pubbliche e private (citiamo al riguardo il progetto internazionale Global Ghost Gear Initiative) ma non è sufficiente rispetto ai numeri dei ghost gear che si accumulano per l’abbandono determinato dalle ragioni più svariate: condizioni meteorologiche avverse, interazioni con altri navi, intoppo sotto la superficie.
Pur trattandosi di scarti intenzionali soltanto quando i pescatori non hanno altre opzioni è necessario sensibilizzarli, renderli consapevoli e responsabili agevolando la dotazione di attrezzature più innovative che se disperse recano meno danni e limitare gli accessi ai pescherecci negli areali riservati alla riproduzione per preservare le specie.
La ricerca è stata pubblicata su ScienceAdvances lo scorso ottobre con il titolo Global estimates of fishing gear lost to the ocean each year.
Immagine: photo by Ravena Lages – pexels.com