Il sacrifico di Libero Grassi
Il 29 agosto 1991 Libero Grassi rimane vittima di un attentato mafioso. Imprenditore palermitano si era ribellato al racket del “pizzo”, ossia la quota fissa in base ai proventi della propria attività preteso dalla mafia, ottenendo in cambio una presunta protezione.
Grassi si oppose al pagamento del pizzo, denunciando gli estorsori e conducendo una campagna informativa che invitata gli altri imprenditori a seguire il suo esempio. Ma venne lasciato solo dalle associazioni di categoria e, le stesse istituzioni, non lo protessero come avrebbero dovuto.
Alla sua morte, la sua lotta al racket fu raccolta e portata avanti dalla moglie, Giuseppina Maisano Grassi, attiva fino alla sua scomparsa, avvenuta all’età di 87 anni il 7 giugno 2016.
Come scrive Lirio Abbate, giornalista dell’Espresso, alla commemorazione dedicata a Libero Grassi, a Palermo, erano presenti anche gli immigrati commercianti al mercato di Ballarò, che hanno denunciato il pizzo mafioso e, grazie alla loro testimonianza, sono stati arrestati gli estorsori.